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Cronaca

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VITICOLTURADANNEGGIATO UN VIGNETO DI PROPRIETA’ DELL’IMPRENDITORE AGRICOLO MICHELE SIENA. LA SOLIDARIETA’ DELL’A.C.

Ancora un atto intimidatorio è stato posto in essere nei confronti di un Imprenditore Agricolo sanseverese che già lo scorso anno aveva subito un analogo grave danneggiamento. Questa mattina l’Assessore alle Politiche Agricole Felice Carrabba ha ricevuto a Palazzo Celestini il concittadino MICHELE SIENA.
“Nella notte tra sabato e domenica – ha dichiarato l’Imprenditore Siena all’Assessore Carrabba – un mio vigneto posto in località Cotinone è stato preso di mira da ignoti, i quali lo hanno divelto, tagliando tutti i tiranti. Si tratta di un vigneto di quasi 5 ettari che sarò costretto ad abbattere completamente a causa dell’età piuttosto avanzata dello stesso che mi impedisce di ripristinarlo. Ovviamente il danno è di notevolissima entità”.
Lo stesso Siena la scorsa estate aveva subito il danneggiamento di un altro vigneto sempre di circa 5 ettari, in località CASONE. Per questi atti vandalici, il concittadino, che ha dichiarato di non aver subito minacce estorsive, ha presentato denuncia alle Forze dell’Ordine. “Chiedo che le Istituzioni tutte – conclude Siena - siano più vicine non solo nei miei confronti, ma dei tanti imprenditori agricoli che ogni giorno lavorano la terra e vedono messa seriamente in pericolo la propria attività”.
“A nome dell’intera Amministrazione Comunale – ha aggiunto l’Assessore Carrabba – ho portato i palpabili sentimenti di solidarietà al nostro concittadino, così tristemente colpito da questo vile attentato. E’ un atto delinquenziale che mette a serio rischio la sicurezza delle campagne e quella dei tantissimi sanseveresi che ogni giorno prestano la propria attività lavorativa nel comparto agricolo. Chiederemo anche in questa circostanza la convocazione di un tavolo tecnico in Prefettura”.

l’Addetto Stampa
Michele Princigallo

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larinascitapossibileMONTE, FERRAGOSTO SENZA ENERGIA ELETTRICA, CON GRAVI DISAGI ANCHE NELL’EX OSPEDALE
Nel pomeriggio di domenica 15 agosto 2021 alcuni quartieri di Monte Sant’Angelo sono rimasti improvvisamente senza energia elettrica. In particolare sono entrati in difficoltà il quartiere a nord della città (Marcisi, Zuppetta ecc.) e la struttura sanitaria, sede dell’ex Ospedale Civile.
L’ENEL sin da subito ha iniziato le indagini per individuare le cause e i punti del guasto e ha dotato le zone interessate di alcuni generatori di corrente di emergenza.
Naturalmente questi incidenti non sono attribuibili direttamente alla responsabilità dell’Amministrazione Comunale e del Sindaco. Tuttavia, ciò non ci esime dal fare alcune considerazioni, visto che l’interruzione della erogazione di energia elettrica non crea solo disagio alle famiglie e ai turisti, ma danneggia soprattutto gli operatori economici (bar, ristoranti, alberghi e B&B).
Considerato che non è la prima volta che ciò accade, il Sindaco d’Arienzo ha mai chiesto all’ENEL una verifica preventiva sistematica delle condizioni delle cabine elettriche e della rete cittadina? Solo l’attività di controllo preventivo può evitare che queste situazioni continuino a verificarsi.
Domenica è rimasta senza energia elettrica anche la struttura sanitaria dell’ex Ospedale, dove sono allocati, tra l’altro, due servizi particolarmente delicati: l’Hospice e la Residenza Sanitaria Assistita (RSA). Il Sindaco d’Arienzo, che è la massima autorità sanitaria cittadina, ha chiesto alla Direzione Generale dell’ASL spiegazioni su quanto è accaduto?
La struttura sanitaria è provvista, come per legge, di un generatore di corrente di emergenza?
Se no, si tratterebbe di una gravissima inadempienza del Servizio di Manutenzione della Azienda Sanitaria Locale.
Se sì, perché non sarebbe entrato in funzione? Se non è entrato in funzione, è stata segnalata all’ASL la condizione di blocco del generatore?
Il problema di fondo di quella struttura sanitaria, in cui sono allocati molti servizi, è che manca un Responsabile sanitario e un Responsabile amministrativo, entrambi a tempo pieno.
È proprio il caso che il Sindaco d’Arienzo colga questa occasione per richiedere al Direttore Generale della ASL di Foggia di provvedere alla nomina dei due Responsabili e di assicurare un controllo continuo dei servizi tecnici dell’ex Ospedale.

Schieramento civico “La Rinascita Possibile”

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prostitute
I dati di Medtraining impegnata nell’attività di prevenzione e contrasto in Capitanata, anche attraverso il lavoro dell’unità mobile di strada
Si incontrano sempre meno donne nigeriane per le strade dello sfruttamento sessuale e lavorativo, tanto che gli operatori della cooperativa sociale Medtraining impegnati nel progetto “La Puglia non tratta – Insieme per le vittime”, si chiedono che fine abbiano fatto. Un fenomeno riscontrato anche in altre zone d’Italia, che ha spinto ad interrogarsi sulle cause di questa presenza sempre più invisibile e dunque meno controllata. «La diminuzione degli sbarchi di donne nigeriane in Italia; lo spostamento verso le cosiddette Connection house, le case di prostituzione sparse in giro per i territori italiani; l’attività esercitata durante il periodo di Covid in indoor, nella case, utilizzando soprattutto i collegamenti su internet; l’editto dell’Oba (Re) Ewuare II, ossia la massima autorità religiosa del popolo Edo (che vive in Nigeria e nella zona del delta del Niger), che nel 2018 ha formulato un editto in cui revoca tutti i riti di giuramento che vincolano con maledizioni terribili le ragazze trafficate». Sono queste le diverse cause che gli operatori, anche attraverso il confronto con altre realtà nazionali, hanno sviluppato per fotografare uno dei dati di maggiore interesse contenuto nell’ultimo semestre di attività portate avanti nell’ambito dell’iniziativa che punta ad aiutare le vittime di tratta e di sfruttamento lavorativo. Donne e uomini che ogni giorno vengono sfruttati nell'ambito della prostituzione, dello sfruttamento lavorativo o domestico, delle economie illegali, dell'accattonaggio forzato o del traffico di organi. Lo sanno bene gli operatori del progetto “La Puglia non tratta - Insieme per le vittime”, il cui intervento nell’area territoriale della Capitanata – che comprende Monti Dauni, Tavoliere delle Puglie e promontorio del Gargano – è svolto dalla cooperativa sociale Medtraining di Foggia.
LE DONNE DELL’EST EUROPA
Dall’1 gennaio al 30 giugno 2021, dunque, attraverso il lavoro dell’unità mobile di strada gli operatori hanno effettuato 158 contatti, percorrendo in modo particolare i tratti della SS 16 dell’Alto Tavoliere e del Basso Tavoliere, della SS 89 che porta a Manfredonia, della SS 673 Circonvallazione di Foggia. Le beneficiarie incontrate durante il lavoro dell’unità di strada sono soprattutto donne, provenienti per la maggior parte da Paesi quali Bulgaria e Romania che rappresentano l’82,7% delle beneficiarie contattate. Ma se pur in percentuali molto inferiori per le strade ci sono anche donne che arrivano dalla Colombia, dall’Albania e dalla Nigeria. I numeri delle donne incontrate, se si prende in considerazione lo stesso periodo di riferimento degli scorsi anni, sono diminuiti. Questo, però, non vuole dire che il fenomeno della tratta e dello sfruttamento lavorativo sia scomparso nel nostro territorio. Anzi. In questo periodo di tempo sospeso a causa dell’emergenza sanitaria è diventato ancora più subdolo, più invisibile. Molte delle donne incontrate dagli operatori sulla strada, infatti, hanno raccontato di aver esercitato l’attività prostitutiva all’interno di appartamenti, venendo così meno anche la possibilità di accedere a visite mediche specialistiche e di prevenzione, accompagnamenti sanitari presso le varie strutture, incontri individuali.
TRA ACCOGLIENZA E PROTEZIONE
Tra i dati rilevanti in questo primo semestre dell’anno, anche le 38 donne intercettate e seguite dall’unità mobile di strada che hanno uno o più figli in Italia o nel loro Paese d’origine. «Una situazione che si spiega – proseguono gli operatori di Medtraining – con il fatto che le donne rumene, nella maggior parte dei casi, svolgono l’attività di prostituzione più per un’esigenza economica legata al mantenimento dei loro figli e delle loro famiglia spesso molto numerose, trovandosi in un confine molto labile rispetto alle altre vittime di tratta e sfruttamento». Tra gli interventi più importanti va segnalato che 15 beneficiarie dopo essere state inserite in un programma di assistenza e protezione sociale, sono fuoriuscite autonomamente dalla spirale dello sfruttamento ed oggi vivono e risiedono in autonomia nel territorio di Capitanata; mentre 6 beneficiarie vivono e risiedono in accoglienza protetta grazie al progetto, che in questi mesi ha anche effettuato accompagnamenti sanitari, counselling psicologico, disbrigo delle pratiche amministrative e tanto altro.
IL PROGETTO REGIONALE
Il progetto “La Puglia non tratta - Insieme per le vittime”, giunto ormai alla quarta annualità, è nato a livello regionale con l'obiettivo di assicurare alle persone vittime di tratta adeguate condizioni di alloggio, vitto, assistenza, protezione ed integrazione socio – lavorativa. «Una sfida complessa, ambiziosa, che sta contribuendo a potenziare la pratica della presa in carico globale ed individualizzata di uomini e donne vittime di traffici criminali internazionali, diffondendo altresì nella comunità locale la cultura della legalità e della tutela dei diritti inviolabili della persona» dice Nicola Di Bari, presidente della cooperativa sociale Medtraining. Il progetto “La Puglia non tratta - Insieme per le vittime”, finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è promosso dalla Regione Puglia - Sezione Sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni ed Antimafia Sociale - in collaborazione con sette enti anti tratta del territorio regionale: le cooperative sociali Medtraining (Foggia), Comunità Oasi2 San Francesco onlus (Trani), Atuttotenda (Maglie-Lecce), CAPS (Bari); le associazioni Giraffa! (Bari), Micaela (Adelfia-Bari), Comunità Papa

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fastconfsalFast-Confsal Foggia: La Prefettura non risponde….l’Ataf spa non attiva un servizio di vigilanza…..e gli autisti vengono aggrediti questo è lo scenario del servizio urbano essenziale della città capoluogo
I lavoratori inascoltati lo scorso 06 aprile il sindacato ha inviato una richiesta di incontro urgente al Prefetto sull’argomento del terminal intermodale e servizio linea 24 ( Foggia-Borgo Mezzanone )senza ricevere alcuna risposta, non c’è prevenzione e continuano gli episodi di violenza a farne le spese gli autisti.

La Fast-Confsal di Capitanata, lo scorso 06 aprile ha inoltrato al Prefetto di Foggia una richiesta di incontro a seguito segnalazioni dei lavoratori circa una frequentazione di viaggiatori superiore a quello consentito per garantire il distanziamento necessario e attuare le misure di prevenzione al contagio Covid 19 fondamentali per la tutela della salute dei cittadini fruitori del servizio essenziale, in particolare per il servizio sub-urbano linea 24 svolto dalla società Ataf Spa di collegamento Borgo Mezzanone/ Centro accoglienza richiedenti asilo e la città capoluogo, condizioni che generano conflitti tra li autisti e i trasportati, a tale richiesta la Prefettura non ha data la giusta considerazione utile ad attivare le giuste misure di prevenzione.

La Fast Confsal prosegue –Lorusso Enzo Responsabile Provinciale TPL ci aveva visto giusto, purtroppo lo scorso 29 luglio un episodio di violenza che ha interessato il personale di Ataf Spa che espletava il servizio sulla Linea 24, un’autista e stato aggredito e ferito, non è accettabile che possano accadere tali episodi durante lo svolgimento del proprio dovere, gli autisti si trovano ad operare in condizioni disagiate a causa delle precarie condizioni dei mezzi come ad esempio l’impianto di climatizzazione non funzionate a temperature che superano i 40 gradi in aggiunta in alcune fasce orarie di maggiore flusso dei viaggiatori si ritrovano a gestire situazioni critiche che spesso si traducono in aggressioni.
Continua il sindacalista- è evidente che tali circostanze mettono a rischio la salute dei lavoratori, pertanto la società Ataf Spa si deve assumere le responsabilità previste dalla normativa in materia, cioè adottare le misure di prevenzione come ad esempio il servizio di vigilanza per garantire l’incolumità del proprio personale di servizio (autisti e verificatori), tale soluzione è utile rendere un servizio adeguato alla cittadinanza foggiana, è troppo semplice segnalare alla Prefettura l’aggressione del proprio dipendente e scaricare alle Istituzioni le proprie responsabilità.
La Fast Confsal alla luce dei gravi episodi sollecita la Prefettura di Foggia a convocare un incontro urgente.

Ufficio Stampa Fast Puglia e Basilicata

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118Fiducia nelle indagini della Magistratura, importante accertare cause e dinamica”

VIESTE  “Siamo addolorati e affranti per la morte di Michele Tantimonaco. Il pensiero va innanzitutto alla famiglia, alla quale esprimiamo il nostro cordoglio. Abbiamo fiducia nella magistratura che ha avviato le indagini per accertare e chiarire fino in fondo le dinamiche dell’incidente che è costato la vita a Michele mentre stava lavorando”.
E’ con queste parole che la Fp Cgil Foggia commenta quanto avvenuto giovedì 22 luglio 2021 a Vieste, dove Michele Tantimonaco, dipendente della Impregico, l’impresa che si occupa del servizio di igiene e raccolta dei rifiuti, è deceduto in seguito a una rovinosa caduta mentre il mezzo utilizzato per lo svuotamento dei cassonetti era in movimento.
“In questo momento, è difficile e forse prematuro avventurarsi in considerazioni senza il sostegno di informazioni più certe e definitive sulla dinamica e soprattutto sulle cause dell’incidente”, ha aggiunto Fp Cgil Foggia. “Occorrerà verificare con precisione le circostanze che hanno caratterizzato questo tragico incidente, l’ennesimo incidente sul lavoro nella nostra provincia. Naturalmente, seguiremo con attenzione il prosieguo e l’esito dell’inchiesta aperta dalla magistratura”.

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