Stato: |
Italia |
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Regione: |
Puglia |
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Provincia: |
Foggia |
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Coordinate: |
41°50′0″N 15°34′0″E / 41.83333°N 15.56667°E |
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Altitudine: |
224 m s.l.m. |
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Superficie: |
172,63 km² |
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Abitanti: |
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Densità: |
93,5 ab./km² |
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Frazioni: |
Torre Mileto |
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Comuni contigui: |
Apricena, Cagnano Varano, Lesina, Poggio Imperiale, San Marco in Lamis |
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CAP: |
71015 |
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Pref. telefonico: |
0882 |
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Nome abitanti: |
Sannicandresi |
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Santo patrono: |
Santi Nicandro, Marciano e Daria, Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria |
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Giorno festivo: |
17 giugno, 8 dicembre |
San Nicandro Garganico (denominazioni medievali e volgari: Sanctum Nicandrum, Santo Nicandro, Santo Alicandro, San Licandro, dal 1861 al 1999 Sannicandro Garganico, Sant' L'càndr nel dialetto locale) è un comune italiano di 16.135 abitanti della provincia di Foggia, in Puglia.
TERRITORIO
Il centro abitato sorge su un complesso di colline, pochi chilometri a sud-est del Lago di Lesina, sul lato settentrionale del promontorio del Gargano. Il territorio comunale si estende dal mare Adriatico all'alta collina (754 m s.l.m.) ed è compreso tra i laghi di Varano e Lesina. Vi si riscontra un insieme variegato di microambienti e paesaggi, nei quali anfratti, grotte e sorgenti rivelano la natura fortemente carsica del territorio.
Il comune confina con quelli di Lesina, Cagnano Varano, San Marco in Lamis, Apricena e Poggio Imperiale.
STORIA
La prima attestazione documentaria di un Castrum Sancti Nicandri si ha in un documento di donazione, datato 1095, al conte Henricus di Monte Sant'Angelo. Si pensa ad una fondazione normanna, se non bizantina, del primo castrum. In verità, il primo nucleo abitativo sembra fosse costituito da un casale, detto Difesa di San Nicandro, che doveva sorgere presso la via che conduce alla città federiciana di Apricena, nei pressi di una ben più antica chiesa dedicata a San Nicandro vescovo di Myra, forse una grancia di qualche monastero. A pochi chilometri sorgeva una torre di avvistamento e difesa.
Nei secoli successivi al primo millennio, tuttavia, il centro abitato si sviluppò proprio nei dintorni di quella torre, a cui fu addossata la costruzione di un castello già in epoca normanna, e, probabilmente, la crescita demografica fu dovuta alla progressiva immigrazione di abitanti di casali costieri. Tuttavia anche San Nicandro, nonostante la sua posizione nascosta soprattutto ad Oriente, conobbe alcune incursioni nemiche fino agli inizi del XVI secolo. Divenuto feudo già con i Normanni, quando fu oggetto di rivendicazioni tra le contee di Lesina e di Devia, lo troviamo sotto l' imperium di Guglielmo di Manero intorno all'anno 1174. Nel lungo corso di una serie di travagliati passaggi di proprietà, è feudo (1269-1270) dei discendenti di Roberto de Clari; da questi passa ai Colant, ai Lagonessa, ai de Sus, per essere poi acquistato dai della Marra che lo detennero intorno al 1446-1490 perdendolo, poi, per reato di fellonia.
Nei decenni intorno al 1520-1560 passa ai Picciolo e, dopo la breve parentesi dei Carrafa di Maddaloni, passa ai Caroprese (fine '500 - primi '600) e infine ai Cattaneo, che lo detengono dal primo ventennio del Seicento sino al 1806, quando i feudatari sopperiscono al regno di Gioacchino Murat. Fu proprio sotto i Cattaneo che San Nicandro conobbe la sua prima fase di stabilità politica e sociale, sebbene continuò ad essere un centro a prevalente vocazione agricola-pastorale, le cui terre erano spartite tra il feudatario e il Clero locale.
Verso la fine del Settecento, ebbe inizio la crescita economica di alcune famiglie borghesi che, occupado terre demaniali, già alla metà dell'Ottocento si trovarono a possedere vastissimi latifondi che gli consentirono una rapida ascesa sociale e politica. Nell'Ottocento San Nicandro conobbe un rapido sviluppo economico, politico e culturale, divenendo in breve tempo il centro maggiore del Gargano: incrementò la produzuone agricola, con esportazione di prodotti (grano, olio e uva da tavola) in tutta Italia e, soprattutto, intorno agli anni '30 del Novecento, crebbe notevolmente l'artigianato. Tra la fine dell'800 e i primi decenni del Novecento, uno dei più aspri teatri della lotta politica di classe sotto la guida di personaggi eminenti, come Giuseppe e Domenico Fioritto, con esiti spesso tragici.
A partire dalla fine degli anni 1980, la fama di San Nicandro crebbe in Europa per essere la maggior esportatrice di fiori secchi ornamentali, di cui identificò per lungo tempo il 70% della produzione nazionale.
Toponimo
Le più antiche citazioni parlano di un Castrum Sancti Nicandri, quindi di un Castellum e infine della Terra Sancti Nicandri, nel momento in cui l'antico castello diviene un borgo abitato. Il toponimo è riferito al santo omonimo ma è da chiarire di quale San Nicandro si tratti, poiché il martirologio romano conosce almeno tre diversi santi con questo nome. L'ipotesi più probabile è che il primo insediamento sia stato fondato in un tenimento cenobitico denominato San Nicandro per la presenza di qualche chiesa dedicata al santo vescovo di Myra, per cui lo stesso abitato ne avrebbe poi conservato il nome. Successivamente, divenuto desueto il culto di san Nicandro di Myra per alcuni secoli, agli inizi del Seicento l'attenzione cultuale, si spostò su San Nicandro martire di Venafro, per l'arrivo di un frate francescano panegirista, che portò con se nel centro garganico alcune reliquie proprio dalla cittadina molisana. Il culto di san Nicandro martire di Venafro, insieme ai compagni Marciano e Daria, grazie all'incentivo pastorale della Chiesa locale e alla promozione dei feudatari Cattaneo, assunse gradualmente, pur con periodiche difficoltà, i connotati di culto patronale cittadino, fino al giorno d'oggi.
Nel 1861, con l'unificazione d'Italia, il nuovo governo piemontese decise di modificare il toponimo, forse per esigenze di duttilità burocratica, che divenne Sannicandro Garganico. Una delibera di Consiglio Comunale del 1998, approvata dal Presidente della Repubblica, ripristina il toponimo in San Nicandro Garganico.
GONFALONE
MONUMENTI
Castello normanno-aragonese
ll castello venne eretto a difesa del Gargano e dai saccheggi dei corsari saraceni. Presumibilmente costruito intorno al V secolo, secondo altre nel 1095.
E’ situato nel centro storico posizione strategica dal punto di vista logistico-militare. A quanto desumibile dalle fonti storiche, il primo edificio doveva costituirsi di una torre di avvistamento e difesa, presso cui era stanziata una guarnigione di soldati già in epoca normanna.
Nel periodo aragonese, probabilmente sotto i feudatari Della Marra, alla torre fu addossata la costruzione del castello nell'attuale perimetrazione, e fu attuata un'opera di "incastellamento" del primo nucleo abitativo che vi sorse nei dintorni: di tale poderoso intervento ci pervengono le torri circolari del versante Sud e quelle superstiti della muraglia occidentale.
Nel XVI secolo, invece vi fù l'abbellimento della porta di accesso con la costruzione di una loggetta che collegava il castello con un grande palazzo innalzato tra la porta e le mura nello stesso periodo fu costruito, come pertinenza, un palazzo ("Palazzo Fioritto") addossato alle mura Ovest, attualmente sede della Biblioteca Comunale "A. Petrucci" e del Museo Etnografico della Civiltà Contadina.
Casale di Devia e chiesa di Santa Maria
Insediamento romano di Sant'Annea
Torre Mileto
Torre Calarossa
Masserie fortificate
Palazzo Fioritto
LUOGHI DI CULTO
Chiesa Madre Santa Maria del Borgo
È la chiesa madre della città, costruita probabilmente tra il 1573 e il 1580, assunse presto le funzioni parrocchiali, trasferite dalla più antica chiesa di San Giorgio. L'edificio attuale è il risultato di vari rimaneggiamenti, il più incisivo dei quali è avvenuto intorno al 1693, per ordine del vescovo di Lucera Domenico Morelli e a spese delle confraternite, a seguito del terremoto del 1688. Si presenta a pianta basilicale, con tre navate scandite da dodici pilastri e la volta a botte con lunette. La facciata, di forma rettangolare è interamente costituita di blocchi di pietra squadrati: ad interrompere questa austerità, il sobrio portale centrale in stile tardo-rinascimentale, sovrastato da un frontone arcuato aperto che accoglie, sulla sommità, le insegne del vescovo Morelli e la lapide della ricostruzione del 1693. Il campanile è a torre quadrata, dello stesso stile della facciata, diviso in tre sezioni da due cornicioni marcapiano: l'ultima ospita l'aula campanaria. La torre termina con una cuspide ottagonale, che sul versante principale reca una meridiana. Sul lato ovest, parallele alla chiesa e unite ad essa da tre archi che si aprono nella navata destra, tre cappelle: quella dei Misteri della Passione, dell'Immacolata e del SS. Sacramento. La cappella dei Santi Patroni, invece, è sita parallelamente alla navata sinistra, nella parte anteriore. Da ammirare, la nutrita statuaria lignea di scuola napoletana, risalente al tardo barocco, come testimoniano le espressive forme della statua dell'Immacolata, di San Michele, di San Nicandro, San Marciano e Santa Daria. Di un certo rilievo storico e artistico, la tela dell'Annunciazione, risalente al tardo Cinquecento.
Chiesa di Santa Maria Devia
All'interno della chiesa di Santa Maria di Devia si custodiscono affreschi bizantini datati tra i secc. XII e XIV. La parete della navata destra inizia, dal presbiterio, con una teoria di sei Santi a busto intero inseriti dentro arcatelle che poi poggiano su alcune colonnine. Le figure, con nimbo perlinato, vengono poi incorniciate da due fasce ornamentali quella superiore ed una inferiore. Le diversetonalità dei colori delle fascie e delle arcatelle, divide i sei Santi in due triadi. La prima con ogni probabilità raffigura tre apostoli, si riconoscono San Paolo, San Pietro e Sant'Andrea. San Paolo viene disegnato con barba e capelli bruni, mentre San Pietro e Sant'Andrea vengono raffiguranti con barba e capelli bianchi. La seconda triade è composta da un santo monaco, un santo pellegrino e un altro che non si può decifrare l'identità perché molto rovinato. Un riquadro successivo presenta una Theotokos Odeghitria nimbata e seduta su un trono decorato; il Bambino ha il nimbo crucesignato. Accanto, due sante martiri nel gesto dell' acclamatio reggono ognuna una croce dorata; i loro abiti sono preziosamente decorati e indossano sulla testa delle cuffie a calotta. Il pannello che segue era in origine San Leonardo poiché una descrizione laterale ci dice il nome; a questo è stato sovrapposto, in un secondo momento, un affresco rappresentante una santa regina ed un giovane santo imberbe.Oltre la porta laterale di accesso, abbiamo gli ultimi due pannelli, raffiguranti quattro santi Vescovi benedicenti con pastorale ed un Sant'Ippolito a cavallo. La navata sinistra ospita una Madonna in trono con Bambino e Santi si riconosce solo San Giovanni Battista, ci sono poi un santo pellegrino, un santo monaco, ed un altro molto rovinato ed una Annunciazione parzialmente visibile. La conca absidale centrale ospita una Deesis di messaggio probabilmente escatologico: al centro un Cristo Pantocratore imberbe e nimbato è seduto su un trono; indossa una tunica rossa ed un mantello verde/blu. Ha la mano destra benedicente alzata, e nella sinistra regge un volumen la cui iscrizione non è chiara: probabilmente è ricordato ancora una volta il passo di Giovanni «Ego sum lux mundi». Ai lati del Cristo ci sono la Vergine, con nimbo ed abito marrone, che offre il seno e San Giovanni Battista, anch'egli nimbato, con le braccia incrociate sul petto. Sulla parte inferiore alcune trombe, quattro da una parte e tre dall'altra, richiamano i «sette suoni di tromba» dell'Apocalisse. In alto, in corrispondenza della Vergine e del Battista, due angeli (probabilmente Serafini) reggono un cartiglio con l'iscrizione S S S, abbreviazione dell'acclamazione "Sanctus, Sanctus, Sanctus".L'esterno della chiesa è a pianta basilicale, con tre navate absidate. La facciata è a salienti ed ha un campanile a vela. Vicino al campanile, più in basso, si apre una piccola finestra circolare sovrastata da una croce (leggermente spostata rispetto all'asse longitudinale) segnata nella muratura. Il portale ad arco è leggermente incassato nel piano delle mura e presenta tre conci di pietra rossastra. Nel periodo successivo all'abbandono dell'abitato, l'edificio venne custodito dagli eremiti. Dopo la loro estinzione, la chiesa fu destinata a ricovero di animali fino al crollo della copertura, che rese l'edificio inutilizzabile per secoli. Nel 1969 furono decisi i restauri, che hanno consentito il recupero dell'edificio e del ciclo di affreschi conservato all'interno. Nel catino absidale destro è un busto del Cristo Pantocrator con tunica rosa e mantello verde/blu. Ai lati del nimbo crucesignato c'è il Monogramma di Cristo nella forma "IC XC". Nella mano destra regge un volumen sul quale appare il passo evangelico «Ego sum lux mundi».
Chiesa di San Giorgio in Terravecchia
La leggenda racconta che dietro l'altare vi era, un tempo, un pozzo che poteva esaudire i desideri di chi riusciva a prendere un secchio colmo di acqua senza far cadere una goccia. Questa piccola chiesa ad aula unica con tre campate, oggi coperte con tetto piano, ha un altare in marmo intarsiato con il retro provvisto di una piccola sacrestia in piano con la chiesa stessa. Tramite una scala si accede a un soppalco che permette di portare doni e fiori alla Madonna di Costantinopoli, i cui festeggiamenti avvengono l'8 settembre, con funzione religiosa e processione. Lungo i muri si trovano le nicchie con le statue di San Giorgio, a cui è dedicata la chiesa, Sant'Antonio Abate e San Leonardo. La facciata è semplice, con portale in pietra e cornicione culminante con campanile a vela, raccordato al prospetto da due lunette. Al centro della facciata c'è un prezioso quadro della Madonna con Bambino.
CULTURA
Biblioteca Comunale "Alfredo Petrucci"
Museo Storico ed Etnografico della Civiltà Contadina
NATURA
Dolina Pozzatina
Bosco Spinapulci
Bosco Fiorella
Dolina carsica "Pozzatina"
Grotta dell'Angelo
Grotta Pian della Macina
Grotta delle Streghe
Lido di Torre Mileto
Parco archeologico e naturalistico di Monte Devio
Parco naturalistico San Giuseppe
EVENTI
I fuochi
- Riti della Settimana Santa. La sera del mercoledì Santo si tiene la Via Crucis cittadina in cui viene portata una grande croce nera in legno. Dopo la messa vespertina del Giovedì Santo, ogni chiesa viene addobbata per ospitare l'urna in cui è custodita l'Eucarestia. Quindi per tutta la notte ha luogo la Visita a Gesù Sacramentato nelle sette chiese (impropriamente detta "Visita ai Sepolcri"), durante la quale le Confraternite intonano i canti tradizionali della Passione e il Miserere. Il Venerdì Santo al tramonto si svolge la processione dei Misteri della Passione, nella quale sfilano le confraternite e vengono portate sette statue rappresentanti i momenti salienti della Passione di Cristo.
- Festival internazionale della Scuola
- Festa patronale
Liturgicamente la festa dei Santi Patroni è preceduta dalla novena nella Chiesa Madre, ricade il 17 giugno, quando si tiene processione dei simulacri lignei dei SS. Nicandro, Marciano e Daria, che è anche il culmine dei festeggiamenti.
- Piazza dei Sapori Garganici
E' una delle prime manifestazioni di turismo eno-gastronomico del Gargano, istituita nel 2003. L'evento, che ha luogo nella prima decade di agosto, consiste nella degustazione dei prodotti tipici locali e conta su una partecipazione di 10.000 persone.
- Fiera d'Ottobre del Gargano
Novena di Natale: si celebra nella chiesa Madre prima dell'alba, secondo l'antica tradizione che agevolava la partecipazione dei contadini prima che si avviassero al lavoro. La particolarità di questa celebrazione è nell'aver tramandato quasi intatto un rito ascrivibile al Sette-Ottocento, riconoscibile nei canti, quasi tutti in latino e da un tema pastorale di origine locale. Probabilmente, questi canoni melodici, si devono all'influenza del passaggio degli zampognari: pastori abruzzesi o molisani che, secondo la consuetudine della transumanza, stazionavano nella zona con le proprie greggi per tutto il periodo invernale, raggiungendo il centro abitato in prossimità delle festività natalizie e accompagnando il loro giro con il suono della zampogna. Secondo la consuetudine pre-conciliare, alla novena segue la recita del Rosario, con l'esposizione del SS. Sacramento e il canto del Pange lingua, segue il Tu scendi dalle stelle, cantato secondo un modulo molto particolare e prettamente locale: ogni strofa è preceduta da una passata dell'organista, che rievoca gli antichi canoni degli zampognari, e seguita da un'orazione, per un totale di quattro orazioni e altrettante strofe. Seguono le Litanie lauretane, la benedizione eucaristica e il Laudate Dominum. Il giorno della vigilia, prima della benedizione si esegue l'austero e solenne canto del Te Deum.
- Festa della Matricola