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Stato: Italia |
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ItaliaRegione: |
Puglia |
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Provincia: |
Foggia |
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Coordinate: |
41°34′0″N 14°59′0″E / 41.56667°N 14.98333°E |
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Altitudine: |
480 m s.l.m. |
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Superficie: |
66,49 km² |
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Abitanti: |
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Densità: |
27 ab./km² |
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Comuni contigui: |
Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Gambatesa (CB), Macchia Valfortore (CB), Motta Montecorvino, Pietramontecorvino, San Marco la Catola, Tufara (CB), Volturara Appula |
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CAP: |
71035 |
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Pref. telefonico: |
0881 |
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Nome abitanti: |
Celenzani |
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Santo patrono: |
San Giovanni |
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Giorno festivo: |
24 giugno |
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Celenza Valfortore è un comune italiano di 1.802 abitanti della provincia di Foggia. La prima parte del nome potrebbe derivare da Celentia che a sua volta potrebbe riferirsi al latino caelum o all'osco kaila (tempio). La specifica si riferisce alla valle del fiume Fortore.
TERRITORIO
Il comune fa parte della Comunità Montana Monti Dauni Settentrionali e si eleva a 480 m. sul livello del mare offrendo un bellissimo panorama sul territorio circostante. Confina con Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Gambatesa (CB), Macchia Valfortore (CB), Motta Montecorvino, Pietramontecorvino, San Marco la Catola, Tufara (CB), Volturara Appula. Si specchia sul Lago di Occhito originato artificialmente da quest'ultimo fiume.
STORIA
Date le caratteristiche geografiche della zona in cui si erge, si ritiene che la zona fosse già oggetto di insediamenti nel neolitico. Si narra che fu fondata dall'eroe greco Diomede intorno al 1183 con il nome di Celenna, ma altre fonti storiche, invece, fanno risalire la sua origine ad un borgo denominato Valva, fondato dai Romani col nome di Celentia e da loro stessi distrutto nel 275 a. C., in seguito alla sconfitta di Pirro, di cui era alleata, e si tramanda che sui suoi resti venne cosparso del sale per ordine del Console Manlio Curio Dentato. La popolazione, dispersasi, si radunò sulla collina che tutt'ora è sede della città e rifondò il centro abitato col nome di Celentia ad Valvam.
Infeudata a Gualtiero di Bicoaro sul finire del 1100. Tra il 1200 e il 1300 furono distrutti i cinque casali appartenenti ai celenzani con invasioni e saccheggi, ma fu sempre ricostruita. Fu dominata dagli Svevi del re Corrado IV (1250), figlio di Federico II dagli Aragonesi di Ferrante, re di Napoli. Nel sec. XV Il borgo fu dato in feudo da Ferdinando II d'Aragona a Margherita di Monforte e da Carlo V a Girolamo Tuttavilla, dal quale passò ai Gambacorta nel 1508. Nel XVI secolo il nome venne cambiato nuovamente in Celenza valle Fortore e si adottò la dea Cerere come simbolo cittadino, simbolo che si ritrova tuttora nel gonfalone della città. Divenuta regio demanio nel 1706, fu venduta prima ai Mazzaccura e poi al barone Giliberti. Nel 1799 subì gravi danni durante la rivoluzione napoletana e nel 1815 fu semidistrutta dalla frana del vicino colle Bernardino.
MONUMENTI
Il castello dei Gambacorta
Ubicato sulla cima della collina con due torri e tre bellissime logge, collocato al centro del tipico rione medioevale da cui si sviluppa la parte feudale del paese con case arroccate l’una all’altra, attraversata da piccole e caratteristiche stradine. Nel borgo ci sono la Chiesa Madre, la piazza, le botteghe, le lampade e i suoi angoli più pittoreschi.
La costruzione, risalente al periodo Aragonese, fu iniziata nel 1467 da Giovanni Gambacorta e completata nel 1519 dal figlio Carlo e trasformato nel 1575 dal nipote Carlo Gambacorta di Gianpaolo in dimora gentilizia. Andrea Gambacorta, nel 1600, esperto di architettura, pittura e scultura, rifece le mura del giardino pensile, completò gli appartamenti del palazzo baronale, arricchendolo di pitture ornamentali.
Il Torrione
Troneggia cilindrico con base scarpata e un cornicione merlato. Le torri antiche inizialmente erano cinque come si rilevano dallo stemma di Celenza, la seconda torre fu incendiata nel 1799 e sotto di essa, vi era il carcere. L'ultimo barone che lo possedette fu Orazio Giliberti che nel 1808 lo vendette al notar Michele Iamele per 3600 ducati.
II piano delle corti
E' uno spazio pianeggiante dove si trovano gli accessi al Castell, al quale anticamente si ci arrivava attraverso una porta caratteristica dal soffitto a volta. In gergo paesano, è denominata u'baggh.
La porta nuova
E' un’altra delle antiche porte di accesso al paese feudale. Attualmente luogo di ritrovo per i giovani e di passeggio per i meno giovani, denominato belvedere, poiché si affaccia, con una magnifica veduta, sul lago di Occhito nella vallata sottostante.
Le antiche porte di Celenza
Durante le invasioni barbariche, i Celenzani furono costretti a chiudere il paese con cinque porte: Porta Sant'Antonio, Portella, Porta Nova, Porta San Nicola, Porta del Muro per impedire l'accesso agli aggressori.
Porta San Antonio: di stile gotico, fu demolita nel 1925, quando fu sistemata la pavimentazione di via Municipio, oggi via Generale Rossi.
Portella: presenta una copertura a travi ed è chiamata anche supportico, perchè conduce al castello. L'archivolto porta scolpite 3 C indicati la configurazione di Celenza e a sinistra un pino sempreverde come simbolo di speranza.
Porta San Nicola: detta anche Porta della Terra o Feudo. Ha stipiti ovali e cordone, nella chiave di volta è scolpita una mano che stringe un pugnale.
Porta Nova: con supportico a lamia, si sostiene con le porticelle e cataste. Attaccata ad essa vi era la Piccola Casa Baronale. La Porta Nova ancora oggi è chiamata cautone dal dialetto cauto, cioè grossa buca o apertura. E' detta anche Porta Molise, ha stipiti e archivolto in pietra ed ha scolpito in chiave lo stemma dei Gambacorta.
LUOGHI DI CULTO
Il convento
La struttura fu costruita nel 1622 da Andrea Gambacorta e ultimata nel 1637 dal figlio Carlo ed è situata accanto alla chiesa di San Nicola. Attualmente vi risiedono le suore del Sacro Cuore. La località sottostante al Convento è denominata a' ppell dove sorge un fabbricato di costruzione molto più recente.
Chiesa Madre di Santa Croce
Sorge nel cuore del centro storico del paese, sulle rovine dell'antica chiesa di S. Croce o di S. Giovanni in Piazza. La sua costruzione fu iniziata nel 1569 dal Barone Carlo Gambacorta di Giampaolo, feudatario di Celenza. Tra le opere d'arte che conserva si possono ammirare alcune tele quali l'Assunzione del Brunetti del 1656 e il San Giorgio del Siciliani, sculture lignee quali il San Giuseppe col Bambino di G. Colombo del 1702, il San Giovanni Battista e l'Immacolata di Scuola Napoletana. Di particolare pregio sono anche la balaustra e il fonte battesimale in pietra bronzina locale del XVI secolo.
Chiesa di San Francesco
Fu edificata nel 1705 in stile barocco nel Borgo di S. Antonio Abate insieme al convento dei frati Minori Osservanti. Il portale in pietra locale è sormontato dallo stemma della famiglia serafica. La sua costruzione fu voluta dai cittadini di Celenza a ricordo dell'antico convento rurale di S. Francesco, secondo tradizione fondato durante uno dei suoi viaggi a Monte Sant'Angelo.
Chiesa di San Nicola
Fu edificata nel 1630 insieme all'omonimo monastero dai coniugi Gambacorta e Feliciana Spinelli, marchesi di Celenza, sui ruderi dell'antica parrocchia di S. Nicola, crollata nel 1049. Il monastero ha ospitato per tre secoli le Monache della Seconda Regola di S. Chiara e ne conserva il chiostro e numerosi affreschi. Nella chiesa si può ammirare una pala d'altare rappresentante l'Incoronazione della Vergine, dipinta ad olio su tela da Michele Scaroina nel 1759.
Chiesa di San Michele
La sua costruzione fu voluta per voto unanime dai celenzani scampati alla peste bubbonica del 1657 che aveva decimato la popolazione, come ricorda l'iscrizione sul portale.
Chiesa di Santa Maria ad Nives
Fondata nel 1664 dal sac. Sebastiano Sangiorgio, fu ben presto elevata a dignità Abbadiale per essere dotata di un cospicuo beneficio ecclesiastico. Ha la facciata in stile romanico abruzzese e al suo interno conserva una pala d'altare con la Vergine, il Bambino e Santi del 1712.
Cappella del Calvario
Venne costruita nel 1913 con l'obolo del popolo celenzano. Fu ricostruita dalle fondamenta nel 1996 e inaugurata con l'intervento del Rev.mo Padre Don Clemente de Suza, Abate benedettino.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Venne edificata nel 1740 su di una collina a breve distanza dal centro abitato dal Sac. D. Lucio Saracco. Nell'unica nicchia esistente è conservata la statua lignea della Madonna delle Grazie, quasi sicuramente opera dello scultore P. Averio Di Zinno. Accanto alla Cappella è sorta la Casa dell'Accoglienza della Parrocchia.
NATURA
Il lago di Occhito
Si estende per una lunghezza di circa 12 Km, con un volume di 333 milioni di mc d'acqua e appartiene per metà alla Regione Puglia, segnando il confine naturale con il Molise per circa 10 Km; è alimentato dalle acque del fiume Fortore, che ne è emissario e immissario. Le acque del lago di Occhito si estendono nell’alta valle del Fortore. L’invaso serve sia a rifornire d’acqua potabile sia per irrigazione gran parte del Tavoliere comprendendo molti comuni della provincia di Foggia. Le sue sponde sono facilmente accessibili da entrambi i lati, permettendo così anche l'accesso ai pescatori in posseso di licenza di tipo B. Ci si arriva percorrendo la statale da Foggia per Campobasso per circa 70 km, mentre da Campobasso per Foggia per circa 30 km.
Il Bosco di Puzzano
Fu creato dall'Amministrazione Provinciale di Foggia, all'interno del bosco di Celenza Valfortore, dove c'è il nuovo Centro Faunistico Ambientale Casone Iamele, gestito dalla Cooperativa Keres di Celenza. Inaugurato il 29 giugno 2002, nel Centro è possibile visitare il Museo faunistico e l'Orto botanico. Si possono inoltre ammirare le varie specie di animali presenti nella riserva, nelle voliere e nell'aia, tra cui per esempio il falco pecchiaiolo e la poiana, si avrà l'opportunità di godere delle meraviglie della natura circostante, sia sostando nell'area picnic, sia attraversando i percorsi all'interno del bosco.