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Primo piano

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logoPDPD favorevole alla gestione pubblica del servizio; doveroso prevedere controlli e sanzioni

L’inefficienza operativa dell’AMIU a Foggia è sotto gli occhi di tutti e non può essere negata o sminuita. È partito da questo dato di fatto il confronto tra una delegazione del Partito Democratico di Foggia – composta dal segretario cittadino Davide Emanuele e dai componenti della Direzione Pasquale Dell’Aquila e Colomba Mongiello – e i vertici della società che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti – il presidente Sabino Persichella e il direttore generale Antonello Antonicelli.
Le criticità sono sempre le stesse: cassonetti stracolmi e rotti, strade sporche, differenziata inesistente, cumuli di ingombranti, assenza di controlli e sanzioni. Evidenze riconosciute dal presidente e dal direttore generale che, hanno assicurato, stanno impegnando la struttura in un recupero di efficienza grazie alle assunzioni e al passaggio a tempo pieno di quanti erano part time, al noleggio di nuovi mezzi e alla riorganizzazione del conferimento nell’impianto di selezione e biostabilizzazione.

Altrettanto evidente è che i problemi di oggi, sofferti e pagati dai foggiani, sono l’esito della totale assenza di orientamento e di controllo del servizio da parte dell’Amministrazione comunale guidata da Franco Landella e dal centrodestra.
Le oltre 50 proroghe di uno pseudo contratto di servizio, stipulato in piena emergenza e per risolvere le urgenze di quel frangente, hanno reso impossibile qualunque tipo di investimento, hanno impoverito finanziariamente e patrimonialmente la società, hanno bloccato ogni ipotesi di efficientamento e ottimizzazione.
Abbiamo appreso oggi, ad esempio, che il Comune non ha mai trasferito ad AMIU la gestione dell’unico Centro Comunale di Raccolta, realizzato con fondi comunitari e abbandonato all’azione di ladri e vandali.

Prorogare il contratto non può avere avuto altro obiettivo politico che cambiare il soggetto gestore, trasferire il servizio da una società di capitali pubblici ad un privato chissà come selezionato.
Al contrario, noi riteniamo indispensabile che la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, per le sue implicazioni sociali e ambientali, debba essere prioritariamente svolto da un soggetto pubblico e impermeabile a qualunque tipo di infiltrazione o condizionamento.
Questo è anche l’obiettivo della Commissione straordinaria, che pure ha perso l’ennesima occasione per aprirsi al confronto e condividere scelte che avranno una durata superiore al suo mandato, e apprezziamo molto che nella bozza di contratto predisposta dal CONAI – in base al protocollo d’intesa con ANCI, Regione Puglia e Agenzia regionale per la gestione dei rifiuti – siano previsti stringenti meccanismi di controllo e un articolato sistema sanzionatorio con penali che possono arrivare alla risoluzione del contratto stesso qualora il servizio continuasse ad essere deficitario.

Gli anni di malgoverno del centrodestra devono essere archiviati, bisogna ripristinare legalità e trasparenza anche nella gestione dei rifiuti per garantire ai foggiani di vivere in una città pulita e decorosa.

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schermaPRIMA PROVA NAZIONALE MASTER A CISERANO, VINCE GABRIELLA LO MUZIO DEL CIRCOLO SCHERMISTICO DAUNO IN TUTTO CINQUE PIAZZAMENTI SUL PODIO PER GLI ATLETI PUGLIESI

Nella prima tappa stagionale del circuito Master a Ciserano la scherma pugliese si fa onore con la vittoria di Gabriella Lo Muzio nella sciabola, i secondi posti di Francesca Zurlo e Laura Lotti nel fioretto ed i terzi posti per Umberto Serafino nella sciabola ed ancora Laura Lotti nella spada.
Sul gradino più alto del podio, nella sciabola femminile Master 2, sale come detto Gabriella Lo Muzio del Circolo Schermistico Dauno, reduce dalla medaglia d’oro a squadre ai Mondiali di Zara, che batte in semifinale per 10-4 Nellina Minto del Petrarca Scherma e per 10-5 in finale Umberta Riboldi della Scherma Alba.
Nel fioretto femminile Master 2 Francesca Zurlo (Olympia Fencing Club) supera nei quarti di finale Katiuscia Lupinetti del Club Scherma Pescara per 10-1 ed in semifinale Doina Stefania Buca del Circolo della Spada Cervia per 10-2 ma in una combattuta finale deve arrendersi per 10-8 ad Elena Benucci del Circolo della Scherma Terni.
Secondo posto anche per Laura Lotti delle Lame Azzurre Brindisi nel fioretto femminile Master 1: in semifinale la polivalente brindisina si è imposta con un netto 10-0 su Silvia Sopetto (Comini Padova) ma in finale ha ceduto il passo per 10-1 alla favoritissima Paola Quadri (Scherma Sebino). Laura Lotti è salita sul podio anche nella spada: nei primi due turni della diretta ha eliminato Teresa Osland (Comini Padova) per 8-7 e Simona Cozzi (Liguria Genova) per 10-6 ma in finale si è arresa per 10-6 nei confronti di Sara Vitale (Sant’Olcese Genova), che ha poi vinto la gara.
Terzo posto nella sciabola maschile Master 3 per il veterano del Circolo Schermistico Dauno Umberto Serafino che regola per 10-5 Andrea Bocconi (Puliti Lucca) e per 10-8 Luca Falaschi del Club Scherma Roma prima di arrendersi in semifinale all’ultima stoccata con Enrico Antinoro (Fortebraccio Perugia), a sua volta sconfitto in finale da Alberto Feira Chios della Fides Livorno.

 

Per conto di:
Ufficio Stampa
Federazione Italiana Scherma

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cgilUno per uno, ecco tutti gli impegni assunti dalla Regione Puglia con i sindacati

FOGGIA Un grande risultato unitario di FP Cgil, Cisl FP, Uil FPL e FIALS. Un punto di (ri)partenza importante per cominciare seriamente a costruire, in Puglia, un modello di sistema sanitario “per tutti”: per i cittadini che chiedono una sanità più rispondente al loro diritto alle cure e per lavoratrici e lavoratori che sono quotidianamente impegnati negli ospedali e nelle strutture sanitarie pubbliche della regione. La straordinaria mobilitazione dello scorso 14 ottobre, presso l’Auditorium della Camera di Commercio di Foggia, con l’assemblea di delegati e delegate Fp Cgil nel settore della sanità, ha dato un impulso decisivo alla sottoscrizione, il 20 ottobre a Bari, del Protocollo d’Intesa tra la Regione Puglia (Assessorato alle Politiche della Salute) e le segreterie regionali di FP Cgil, Cisl FP, Uil FPL e FIALS.
“Il documento”, commenta la FP Cgil Foggia, “recepisce in toto quelle che sono state le nostre rivendicazioni e proposte del 14 ottobre su una serie di questioni cruciali: medici che si licenziano, carenze d'organico, mobilità passiva, liste d’attesa, sanità territoriale mai partita. La Regione Puglia si è impegnata a intervenire da subito, concretamente, per iniziare un percorso che affronti strutturalmente i problemi messi in evidenza ogni giorno dai cittadini e dai sindacati”.
Nel Protocollo sottoscritto il 20 ottobre, la Regione Puglia si è impegnata a “garantire l’adozione di provvedimenti regionali di stabilizzazione entro il 30 novembre 2022”; ad assicurare “entro il 31 dicembre 2022”, “la revisione della predisposizione dei Piani di Fabbisogno di Personale 2021-2023 e 2022-2024”. La Regione Puglia, inoltre, si è impegnata a “garantire, dopo la conclusione delle procedure di stabilizzazione e previa intesa con le organizzazioni sindacali firmatarie del Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori, che gli enti e le aziende del Servizio Sanitario Regionale procederanno al reclutamento degli idonei, attraverso lo scorrimento delle graduatorie ancora valide”. Nel Protocollo d’Intesa, poi, viene assicurato “il pagamento del saldo di premialità COVID 19 con le retribuzioni del mese di novembre 2022, a condizione che la prevista contrattazione integrativa aziendale sia coerente con l’intesa sindacale del 28 maggio 2020”. Altri punti qualificanti dell’accordo riguardano: il pagamento del personale dipendente impegnato nelle vaccinazioni anti-Covid; l’internalizzazione degli autisti di ambulanza delle postazioni 118 delle ASL. Sarà garantita l’omogeneità di comportamento, da parte degli amministratori unici delle società in house providing del Servizio Sanitario Regionale, anche in ordine all’affidamento e all’avvio della gestione in house di tutti i servizi e le attività previste dalla DGR 590 del 27 aprile 2022. E’ stata assicurata, inoltre, l’apertura del tavolo ex articolo 6 del CCNL 2016-2018 entro il 31 dicembre 2022. Quest’ultimo punto è particolarmente importante per il riconoscimento dell’indennità di Malattie Infettive e per la revisione del regolamento e della relativa tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive, anche alla luce della necessità di abbattere le liste d’attesa. Entro la fine di ottobre, inoltre, sarà aperto un tavolo per ripristinare l’obbligatorietà dell’applicazione del CCNL AIOP/ARIS a tutto il personale della riabilitazione psichiatrica, e per valutare la possibilità di applicare la stessa tipologia di contratto a tutto il personale non medico delle strutture riabilitative accreditate con il Servizio Sanitario Regionale.

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link copiaHOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA

LA PANDEMIA: HAI RISOLTO UN BEL PROBLEMA E POI ME NE RESTANO MILLE Questo editoriale nasce con lo scopo di analizzare il cambiamento e l’adeguamento dell’Università alla pandemia da Covid-19 con un’analisi ed un raffronto rispetto alla situazione pre e post pandemica.
L’analisi ha l’obiettivo di mostrare come l’università si sia adeguata a questo evento, in che modo sia riuscita ad assicurare un servizio adeguato a tutti gli studenti, ma soprattutto, come sia cambiato anche il modo di vivere i Dipartimenti rispetto alla didattica a distanza.
L'università è sempre stato un luogo di aggregazione, socialità e confronto, dove il contatto diretto con i docenti e tra la comunità accademica, stimolava lo studente a meglio interagire ed esporre le proprie idee in sede di lezione e a provare ad essere parte integrante della vita accademica tutta.
Parimenti, l'università non è mai stata solo un luogo di formazione, ma diventava anche un luogo per misurarsi, in cui affrontare dibattiti, discussioni e scambi di idee tra persone che stanno affrontando lo stesso percorso di studio e che percepiscono, secondo un proprio metro di giudizio e di sensibilità, un approccio differente alle varie tematiche trattate.
L’incontro degli studenti alle lezioni o nei corridoi, ha da sempre stimolato la socializzazione, la voglia di conoscere e di confrontarsi, tutte cose che con l'avvento della pandemia si sono affievolite.
Nel 2020 con l’arrivo del Covid-19, il D.P.C.M dell’8 Marzo del 2020 ha imposto la chiusura di ogni luogo di aggregazione, comprendendo anche scuole e università, impedendo gli spostamenti e qualsiasi altra attività non essenziale, e anche le attività didattiche furono sospese. In seguito, il Ministero dell'Università propose lo svolgimento della didattica a distanza, in modo da sopperire alla sospensione delle lezioni frontali che sarebbero ricominciate solo alla fine della pandemia.
In questo modo, ogni ateneo ha cercato di sviluppare dei sistemi di didattica online, generando scenari di profonda incertezza tra gli studenti, facendo emergere ulteriori bisogni materiali e accentuando le disparità sociali preesistenti.
Non tutti gli studenti, infatti, erano in possesso di un dispositivo per seguire regolarmente le attività didattiche da remoto e in alcune zone di residenza, soprattutto nelle aree interne, la connessione alla rete era poco efficiente o addirittura assente.
Il digital divide è stato fortemente percepito in tempi di pandemia, in cui l’uso del digitale ha portato con sé una serie di problematiche.
L’Adisu Puglia, in attuazione della deliberazione della Regione Puglia n.783 del 26 Maggio 2020, ha stanziato fondi per erogare un bonus di € 500,00 sulla base di indici reddituali e di merito, per sopperire alla mancanza di strumenti digitali fondamentali nella didattica a distanza, permettendo a coloro che non erano in possesso di tali dispositivi di poterli acquistare.
Molte delle difficoltà succitate permangono tuttora, basti pensare alla difficoltà di connessione che in alcune aree del Paese permangono, così come la questione in sé del digital divide continua ad interessare fette di popolazione.
La didattica a distanza, assieme alla permanenza obbligatoria nelle abitazioni, ha generato problemi di concentrazione nel seguire le lezioni in solitudine e da remoto e, in molti casi, si sono verificati casi di ansia, stress e depressione.
Gli effetti della pandemia sulla salute mentale della comunità studentesca, infatti, sono stati pesanti e privi di risposte a livello nazionale o con misure, come il bonus psicologo, non bastevoli alle reali esigenze studentesche.
L’Università degli Studi di Foggia ha attuato misure come il Counseling psicologico che permette di usufruire di 4 sedute, più una di follow-up. È indubbiamente un servizio utile che però necessiterebbe di un’implementazione, tanto dal punto di vista dell’organico quanto di maggiore pubblicità dello stesso, ancora poco conosciuto da larga parte della comunità accademica. Come sindacato studentesco ci poniamo anche la questione di continuità rispetto al percorso intrapreso dopo le sedute messe a disposizione dell’Unifg e crediamo che sia necessario finanziare maggiormente il servizio con un piano di investimenti nazionale e locale.
I più colpiti sono stati coloro che hanno vissuto sia gli ultimi anni scolastici in dad e hanno proseguito gli studi universitari nella medesima modalità. D’altro canto chi già aveva vissuto a pieno le dinamiche universitarie, ha vissuto questo momento con un senso di alienazione.
L’emergenza pandemica, paradossalmente, avrebbe potuto rappresentare uno spartiacque per la costruzione di un’università più attenta a determinati bisogni della comunità studentesca e porre le basi per una riforma del sistema universitario.
RITORNO IN PRESENZA: CHE FINIMONDO
Il ritorno in presenza in Ateneo, non è stato privo di problematicità, in particolar modo con l'inizio del nuovo anno accademico.
L'aumento dei corsi di laurea e delle relative immatricolazioni ha generato, fin dai primi giorni di lezioni, non pochi casi di sovraffollamento nelle aule di alcuni Dipartimenti, rivelatesi insufficienti a garantire lo svolgimento delle attività didattiche per tutti gli studenti oltre che per l'assenza delle minime norme di sicurezza.
La questione degli spazi universitari non nasce ora, ma rappresenta un'emergenza che l'ateneo, con non poche difficoltà in merito, sta cercando di affrontare.
Le risposte, attualmente, non sono del tutto sufficienti. Nelle giornate organizzate dall’Ateneo sulla costruzione del Piano Strategico 2023-2025, è stato affrontato il tema dell’edilizia universitaria. I progetti presentati dall’Università degli Studi di Foggia sono molteplici: a partire dalla Caserma Miale, il riutilizzo del Conventino, la costruzione di un terzo polo per l’Area Medica e, infine, cercare una soluzione per gli edifici di Viale Virgilio che ospitano la sede del CdL in Scienze delle Attività Motorie e Sportive.
Seppur riconoscendo le complessità e le difficoltà di riorganizzare gli spazi di tutto un Ateneo, la tensione dell’amministrazione centrale non dovrebbe essere proiettata meramente al futuro, ma andrebbe affrontata anche la realtà odierna.
Negli ultimi anni l'Università di Foggia ha visto un notevole incremento delle immatricolazioni, infatti ora rientra tra i medi atenei italiani, contando ben oltre 10.000 iscritti.
Il principale motivo che ha portato ad una forte crescita delle immatricolazioni è dovuto all'apertura di nuovi corsi di laurea, molti dei quali ad accesso libero rispetto ad altri atenei che mantengono tuttora il numero chiuso.
Contemporaneamente all'aumento degli iscritti, gli spazi non sono aumentati, e ciò si ripercuote sulla comunità studentesca poiché in tali condizioni diviene complicato erogare una didattica adeguata. Una risposta che potrebbe venire spontanea per arginare il problema, sarebbe introdurre il numero chiuso per alcuni corsi di laurea, rischio che come sindacato studentesco intravediamo e che sarebbe un grave attacco al diritto allo studio per molti studenti e studentesse.
La presenza non basta a soddisfare neanche i bisogni di altre categorie di studenti.
Pensiamo agli studenti lavoratori, i quali hanno il diritto sia di continuare il proprio lavoro, nella maggior parte dei casi unica loro fonte di reddito, sia di studiare e laurearsi, senza dover escludere l’uno o l’altro; così come agli studenti disabili, per i quali spesso i tempi di cura e delle lezioni coincidono, che in fase pandemica hanno potuto, contestualmente, usufruire delle lezioni registrate e provvedere alla loro salute.
I due anni di pandemia hanno aumentato, inoltre, le situazioni di povertà; gli studenti si trovano così a fronteggiare già delle spese esorbitanti legate al carovita, a cui si aggiungono anche quelle per gli studi. Permane, infatti, il costo elevato delle tasse universitarie e l’insufficienza delle borse di studio, dato che i criteri di calcolo non sono variati significativamente, non tenendo quindi conto della reale situazione economica di buona parte degli studenti e delle loro famiglie.
PROPOSTE: PIÙ CHIARO DI COSÌ NON C’ERA
Se durante la didattica a distanza l’aumento delle immatricolazioni non ha comportato specifiche difficoltà, con il termine dello stato di emergenza e il ritorno in presenza studenti e studentesse hanno fatto i conti con spazi insufficienti.
Per sopperire a tali mancanze strutturali, poiché non è possibile ricorrere a didattica a distanza o didattica integrata a seguito delle nuove indicazioni ministeriali, è possibile pensare a soluzioni alternative, come ad esempio la possibilità, già praticata in altre Università italiane in periodo pre-pandemia, di predisporre una divisione del numero degli studenti e studentesse, ad esempio per cognome A-M, N-Z in due o più o aule dove un gruppo di studenti segue con il/la docente in aula, mentre un altro gruppo è collegato in aula virtuale in un’altra aula, per evitare così il sovraffollamento in un’unica aula.
Inoltre per promuovere l’interazione di entrambi i gruppi con i/le docenti è possibile prevedere una turnazione.
Per il ritorno in presenza non si è tenuto conto a livello nazionale di specifiche esigenze.
La didattica a distanza ha rappresentato infatti un valore importante per alcune categorie di studenti e studentesse con disabilità, o malattie croniche invalidanti e invisibili, spesso non ancora riconosciute a livello nazionale (vulvodinia, endometriosi, fibromialgia, ecc…). Per queste categorie di studenti e studentesse con la didattica a distanza è stato possibile garantire il diritto allo studio potendo continuare a seguire le lezioni, sostenere esami, senza la necessità di doversi spostare con i mezzi non sempre idonei a specifiche esigenze, nonché di recuperare lezioni quando la salute impediva di seguirle in sincrono.
Se non è possibile mantenere la didattica a distanza o duale, si richiede da parte dei docenti e delle docenti un ascolto attivo delle specificità di queste categorie di studenti e studentesse, continuando per lo meno a garantire le registrazioni delle lezioni ed evitando di considerarli studenti non frequentanti e pertanto caricandoli di materiale di studio aggiuntivo.
Anche per studentesse e studenti lavoratori sarebbe auspicabile che si adottasse la stessa metodologia, al fine di considerare l’Università un luogo realmente accessibile e inclusivo.
L’obiezione che spesso si rivolge è quella di ricorrere alle Università telematiche in caso di specifiche esigenze, ma questa constatazione è classista e non è in grado di osservare il fenomeno in prospettiva globale, poiché le Università telematiche, essendo private, sono anche costose e quindi insostenibili economicamente per alcune categorie di studenti e studentesse.
È necessario che il tema riguardante le esigenze delle studentesse e degli studenti universitari, analizzate in questo editoriale siano trattate approfonditamente a livello nazionale e locale. Il diritto allo studio universitario, in tutte le sue articolazioni, ha bisogno di essere più presente nel dibattito pubblico e le istanze degli studenti devono essere maggiormente ascoltate.

Link Foggia

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scuola“Dopo poco più di un mese dal rientro a scuola, gli studenti e le studentesse di Foggia stanno già riscontrando dei problemi all’interno delle strutture scolastiche che impediscono loro il diritto allo studio e la frequenza delle lezioni. “ dichiara Giulia Spatuzza, Coordinatrice dell’Unione degli studenti Foggia.

“Nella giornata di mercoledì 16 ottobre, durante le ore di lezione, studenti e studentesse del liceo A. Volta sono stati autorizzati da una circolare ad uscire dall’edificio scolastico a causa della mancanza d’acqua. Ieri mattina , 21 ottobre, le stesse dinamiche si sono ripetute, non solo al liceo Volta , ma anche al Pascal. Gli studenti, infatti, hanno ricevuto l’autorizzazione da parte della dirigenza ad uscire dall’istituto a causa della totale assenza dell’acqua. Questa situazione non è assolutamente indifferente per gli studenti e le studentesse, anzi rallenta la ripresa scolastica in presenza dopo la pandemia rendendola poco accessibile e regolare.”
prosegue Spatuzza.

“Il 18 novembre scenderemo in piazza per denunciare le carenze , le iniquità del sistema scolastico italiano e le condizioni inagibili a cui gli studenti e le studentesse del nostro territorio sono sottoposti da troppo tempo. L’accesso all’istruzione deve svolgersi solo in luoghi sicuri , idonei e a misura di studente! “
conclude Spatuzza, dell’Unione degli Studenti.

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