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MONUMENTI

Numerose sono le testimonianze storiche e architettoniche dell'illustre passato di Lucera, anche se è rimasto dell'antica cinta muraria, collegata agli unici due archi arrivati fino ai nostri giorni, Porta Foggia e in modo specifico Porta Troia, rimasto pressoché intatto dal periodo angioino. L’arco sorge in Piazza del Popolo, nei pressi della quale sorge la chiesa della Pietà, antico convento francescano, del XIV secolo. I più importanti monumenti fuori dalla cinta muraria angioina sono la Fortezza Svevo-Angioina e l’Anfiteatro Romano.

Fortezza Svevo-Angioina

veduta dall'alto

La Fortezza Svevo-Angioina è situata sul Monte Albano, nella zona nord ovest della città, ed è cinta di mura e di torri; la sua costruzione fu ordinata da Federico II nel 1233 sui resti di una cattedrale romanica, in seguito alla sua decisione di condurre nella città di Lucera i ribelli saraceni della Sicilia, tentando in questo modo di pacificare la situazione. Le mura furono aggiunte successivamente, tra il 1269 e il 1283, da Carlo I d'Angiò, aggiunta resa necessaria dal diverso utilizzo che quest'ultimo voleva fare della struttura: da palazzo imperiale a castello fortificato, sede permanente di un presidio militare. Il materiale di costruzione fu principalmente acquisito dai resti delle costruzioni romane ancora presenti nella zona. Il complesso fu fortemente danneggiato da un terremoto che colpì la zona nel 1456, e fu quasi completamente demolito nel XVIII secolo per utilizzarne il materiale di risulta per la costruzione dell'attuale tribunale. Il castello ha base quadrangolare, il basamento troncopiramidale, tuttora visibile, risulta dai progetti posteriori dei Francesi. Il castello svevo, del quale ci resta soltanto qualche frammento interrato, si trovava dentro questo torrione, dall'esterno si presentava come un complesso quadrato che si innalzava per tre piani, e si sviluppava attorno ad un cortile centrale quadrato, che al livello del terzo piano si presentavano invece con una forma ottagonale, caratteristiche che ricordano molto da vicino la più famosa struttura fatta erigere da Federico II a Castel del Monte.
Il castello svevo aveva un ingresso al livello pianoterra. Il basamento circondante, francese, struttura posteriore, non presenta accessi al livello della strada, per cui ci si è chiesti di come fosse possibile l'ingresso: si è supposto che l'ingresso fosse reso possibile dalla presenza di scale calate dall'alto, mentre un'ipotesi più suggestiva, avvalorata dal ritrovamento di gallerie sotterranee nei pressi del castello, propone come via di accesso un ingresso sotterraneo. L'assenza di un portone, comunque, è significativa dell'importanza strategica del castello, che in questo modo risultava più difficile da espugnare.
Una cisterna circolare posta sotto il cortile e profonda 14 metri garantiva la riserva idrica al castello.
La cinta muraria irregolare che cinge l'intera collina su cui sorge il castello è lunga 900 metri, e comprende 13 torri quadrate, 2 bastioni pentagonali, 7 contrafforti e 2 torri cilindriche angolari: l'accesso a queste mura fa pensare alle caratteristiche dei castelli costruiti nella patria sveva dell'Imperatore, come per esempio il castello di Wildenstein, che ha un'entrata simile.

 

Anfiteatro Romano


L’Anfiteatro Romano, situato al confine est della città, è ancora oggi visibile in tutto il suo antico splendore: uno dei periodi più fiorenti per la città di Lucera è stato quello romano.
É straordinariamente conservato, realizzato per un pubblico numeroso, con un’originaria capienza tra i 16.000 e i 18.000 spettatori, è situato in una depressione naturale del terreno, di pianta ellittica, all’esterno lungo 126,8 metri e largo 94,5 metri circa, l’edificio ricostruisce il profilo di una città vitale in età romana.

Edificato in età augustea, come racconta l’epigrafe dedicatoria dell’architrave, su terreno privato e a spese di Marco Vecilio Campo, membro di una nota famiglia lucerina, e da questi offerto all’imperatore Ottaviano Augusto e alla colonia di Lucera, l’Anfiteatro testimonia l’adesione della comunità locale al programma politico dell’imperatore. Si accede all’interno dell’arena, che misura 75,20x43,20 metri, attraverso i due grandi portali, identici nella struttura, abbelliti con colonne ioniche, sormontate da un maestoso architrave e da un frontone decorato a bassorilievo. Al termine delle scalinate si trovano gli spoliaria, ambienti utilizzati per la preparazione degli atleti, dove sono visibili tratti di opus reticulatum.
Due ingressi secondari si aprono alle estremità dell’asse trasversale e immettono direttamente nell’arena, delimitata da un canale di displuvio e dal podio, all’interno del quale si aprono quattro carceres. Al di sotto dell’arena si sviluppa una galleria sotterranea che si amplia in tre fosse destinate ad ospitare servizi, animali e macchinari utilizzati negli spettacoli ludici.
Il monumento ha subito una risistemazione intorno alla fine del I sec. d. C. o gli inizi del II sec. d. C.
Distrutto nel 663 d.C. da Costante II, è stato riportato alla luce attraverso una serie di scavi, iniziati nel 1932 e terminati col restauro nel 1948.