LUOGHI DI CULTO
Lucera, insieme alla città di Troia, fa parte della omonima diocesi (Dioecesis Lucerina-Troiana), sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Foggia-Bovino. La Diocesi di Lucera ha origini antichissime: fu l’apostolo Pietro, nel suo pellegrinare verso Roma, a giungere a Lucera, evangelizzando e mettendo a capo della nascente comunità di cristiani, il lucerino Basso. La diocesi fu intitolata a Santa Maria nel 744 d.C. dal vescovo Marco II. Attualmente la diocesi, oltre alle due città titolari, annovera anche 17 comuni del Subappennino Dauno, fra cui i centri di Biccari, Pietramontecorvino e Volturara Appula.
La città di Lucera venera come suoi santi patroni Santa Maria Patrona e San Francesco Antonio Fasani. La figura della Vergine è legata alla città fin dall’origine della Diocesi, il cui culto venne confermato e osannato da Carlo II d'Angiò nel 1304, con l’umile e significativo gesto di consegna delle chiavi della città all’Icona della Vergine, affidandole definitivamente le sorti della città di Lucera, che da allora sentì la sua protezione durante ogni tipo di calamità: per questo la città venne dichiarata "Civitas Sancta Mariae". La devozione per San Francesco Antonio Fasani, invece, è più recente. Il Santo, comunemente chiamato Padre Maestro, vissuto tra il 1681 e il 1742, è stato canonizzato nel 1986 da Giovanni Paolo II.
Nel quartiere dell'Anfiteatro Romano è anche presente una chiesa cristiana evangelica, appartenente all' Assemblee di Dio in Italia.
La città di Lucera, fin dai tempi dei saraceni di Federico II, è molto legata alla cultura religiosa orientale, anche se oggi mancano edifici di culto musulmano, nonostante nel 1200 la città fosse piena di moschee, distrutte con l’arrivo dei d’Angiò e mai più ricostruite. Un ulteriore movimento religioso a Lucera è quello dei Testimoni di Geova. La comunità è presente in città con una propria sala riunioni e raccoglie un buon numero di aderenti. Tutte le altre etnie presenti sul territorio di Lucera praticano in forma privata il culto della propria religione, non essendovi strutture adibite al culto delle loro divinità
La Basilica Cattedrale
Sconfitti i Saraceni nel 1300, Carlo II d’Angiò fece costruire la Cattedrale, probabilmente sui resti di una moschea saracena.
Attribuita all’architetto Pierre d’Angicourt, fu costruita ad opera di maestranze pugliesi e francesi alle dipendenze dei Maestri muratori Nicola Di Bartolomeo e Gualtiero da Foggia. Dedicata a Santa Maria dell’Assunta, fu chiamata “Civitas Sanctae Mariae”.
Il prospetto asimmetrico, con tre portali, è delimitato da un torrioncino e da una torre campanaria quadrata, con monofore e bifore, che regge una lanterna ottagonale. Il portale centrale è corredato da due colonne in marmo verde con capitelli; nella lunetta sovrastante è inserita un’edicola mariana. Nella parte superiore del portale, a metà del 1600, venne posta una statua di San Michele, con due angeli ai lati; sul portale fa mostra di sé lo stemma angioino.
La pianta è a croce latina, le tre navate sono divise da due file di colonne schiacciate di travertino, mentre le absidi e il transetto hanno gli archi scanditi da colonne di marmo caristio.
All’ingresso della navata di sinistra, l’antico battistero del 1400 e sul ciborio finemente lavorato. Il Battistero, in pietra alluvionale, con basamento in ocra rossa, è chiuso da una cupola ottagonale retta da quattro colonne. Lungo la navata destra è collocato il pulpito, costruito con un sarcofago cinquecentesco appartenente alla famiglia Scassa.
Ai lati del transetto si ammirano i meravigliosi altari settecenteschi in marmi policromi di San Rocco a destra e di Santa Maria a sinistra, accanto all’altare di San Rocco vi è quello della famiglia Caropresa raffigurante l’Assunta; a sinistra dell’altare di San Rocco, all’interno di un armadio del primo ‘900, vi è una statua di legno raffigurante San Raffaele. Nell’abside di destra, la Cappella Gallucci racchiude la statua di un personaggio dormiente.
La famiglia Gallucci, nel XVII sec. fece affrescare la cappella con un ciclo di dipinti dedicati al martirio degli Apostoli, attribuiti da molti studiosi a Belisario Corenzio. Notevole è l’affresco del XV secolo raffigurante il Volto Santo.
L’abside centrale è ricca di affreschi realizzati a cavallo tra il XVI e XVII secolo: a sinistra di chi osserva vi è La Dormizione della Vergine, a destra L’Assunzione; la volta, divisa in sei costoloni, ospita l’affresco della Incoronazione. Sono inseriti sulla volta del presbiterio anche quattro medaglioni, dipinti per onorare la memoria dei quattro santi vescovi lucerini: Basso, Marco, Pardo e Agostino. In alto, al centro del coro, sulla bifora centrale vi è lo stemma in pietra del Vescovo Fabrizio Suardo. In questo splendido scenario, al centro dell’abside, si trova l’altare maggiore, la mensa di Federico II proveniente da Castelfiorentino, a pochi chilometri da Lucera, dove lo svevo morì il 13 dicembre 1250: la mensa è formata da una singola lastra ed è sorretta da sei colonnine con capitelli di raffinata fattura, il coro ligneo sostituì il precedente coro in pietra e fu realizzato nel 1799 da Nicodemo De Simone. Nell’abside sinistra, la Cappella semiottagonale della Famiglia Gagliardi, detta anche Cappella del Sacro Cuore, contiene anch’essa notevoli affreschi di autore ignoto che raffigurano episodi dell’infanzia di Gesù. All’interno della cappella sono conservate, in un’urna d’argento, le reliquie del Beato Agostino Kazotic, croato, domenicano, Vescovo della città dal 1322 al 1323, il quale ebbe il merito non solo di riappacificare la città islamizzata, ma anche quello di convertire i restanti infedeli che non si erano convertiti al Cristianesimo.
Il lato sinistro del transetto è dedicato all’altare di Santa Maria, notevole esempio dell’arte barocca di fine ‘700, realizzato con marmi pregiati: nella nicchia sovrastante si trova la statua lignea di Santa Maria Patrona, molto venerata dai lucerini: la statua risale al 1300 e raffigura la Vergine, vestita con un manto ad arabeschi, che regge con il braccio sinistro il Bambino in piedi e, nella mano destra, porta le chiavi della città.
Nello stesso lato del transetto si trova l’altare della Famiglia Giannini, anch’esso in stile barocco, che nella parte superiore racchiude una pala secentesca, d'autore ignoto, raffigurante Sant’Anna, Gioacchino e la Sacra Famiglia. Accanto all’altare vi sono altre due preziose pale, San Francesco e la Crocifissione, mentre alla destra di chi guarda, sotto una lapide ornata di uno stemma, si trova il sepolcro della famiglia Mozzagrugno.
Chiesa di S. Gaetano
Anticamente detta Cappella reale, edificata nella prima metà del 1700 sotto il vescovo Domenico Maria Liguoro (1717-1730) ad opera dalla famiglia Vigilante.
Chiesa di Cristo Re
Realizzata e aperta al culto nel 1964 grazie allo zelo e all’interessamento di Padre Angelo Cuomo, sacerdote della Congregazione del Murialdo con vari contributi pubblici e la generosità dei tanti fedeli lucerini, residenti ed emigrati. Le spoglie del compianto Padre Angelo (1915-1990), di cui è ancora vivo il ricordo, giacciono all’interno della chiesa, sotto una grande pietra tombale facente parte di un originale monumento sepolcrale (1992), opera dell’artista Franco Fossa.
Chiesa della Madonna della Spiga
Edificata nel III secolo per volere del vescovo S. Pardo sui ruderi di un tempio romano dedicato a Cerere e ricostruita in stile neoclassico nel 1921, custodisce un mirabile affresco del XVI secolo rappresentante la Vergine della Spiga, dichiarato Monumento Nazionale.
Chiesa di San Giovanni Battista
La chiesa venne ricostruita sulle rovine della vecchia chiesa di S. Lorenzo, nel 1558, come si legge anche sull'architrave della porta. Una delle undici chiese parrocchiali erette dal re Roberto d'Angiò. Fino al 1968 la chiesa, agli standard del tempo, aveva, oltre l'altare centrale, altri laterali, il parroco dell'epoca, però secondo lo spirito del concilio, li fece demolire per costruirne uno solo, al centro del presbiterio. Sulla destra, appena entrati, c'è una bacheca all'interno della quale sono conservate le reliquie di San Claro risalente alla fine del settecento, protettore della pioggia e la statua lignea che ritrae il santo. Mentre nella nicchia di destra è custodita nonchè venerata la statua della Madonna della Misericordia, anch'essa Patrona della parrocchia. Ed è festeggiata l'ultima domenica di maggio. La statua lignea, risalente al XIV° secolo, è simile alla statua di Santa Maria Patrona ed è stata restaurata ei primi anni sessanta, poiché presentava visibili alterazioni subiti nel corso del tempo. Il restauro ha riportato alla luce lo splendore del viso e l'abito scolpito nel legno. Un’interessante facciata, delimitata da lesene, presenta nel fastigio un traforo su cui si staglia l’Agnus Dei. Le pareti della volta vennero affrescate da Giuseppe Toscani (1935) dei momenti più salienti della vita di San Giovanni Battista.
Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo
Costruita nel 1903 a spese dai fratelli Francesco Paolo e Baldassarre Curato, in sostituzione della fatiscente chiesetta omonima, che si dice eretta in Cattedrale dal vescovo S. Pardo nel 254 e riedificata nel sec. VIII dal vescovo Marco II. Di stile neoclassico, fu arricchita nel 1941 ad opera del pittore Luigi Torelli di 12 medaglioni raffiguranti gli apostoli e 2 quadri riproducenti la Chiamata e il Martirio dell’apostolo S. Giacomo. Del secolo XIV è la statua della Madonna della Vittoria, riproduzione angioina dell’originaria statua bizantina, di colore scuro, qui trasportata dall’Oriente per sfuggire alla distruzione iconoclasta.
Chiesa di San Bartolomeo Apostolo
Risale ai primi anni del 1300 ed è oggi cappella del Convitto Nazionale “Ruggero Bonghi”, già monastero dei Padri Celestini. Di pregio l’altare maggiore, in marmi colorati, firmato nel 1739 dal marmoraro Aniello Gentile. Nella chiesa si trovano pregevoli tele settecentesche dovute al Solimena, Sanfelice, Rossi, De Mura, Cappella, Giordano, De Matteis e un prezioso reliquiario seicentesco contenente un paio di lenti a pinzetta, alcuni grani di rosario, un pezzo di porpora cardinalizia e altre reliquie di Papa Celestino V.
Chiesa di San Leonardo
La presenza dei Padri Eremiti di S. Agostino a Lucera risale agli inizi del 1300; tuttavia la fondazione del monastero e della chiesa dedicata a S. Leonardo risale alla fine del XV secolo. Il prospetto della chiesa è stato completamente ricostruito agli inizi del XX secolo. All’interno è un artistico coro ligneo di noce intarsiato (1751) e una piccola statua in pietra, attaccata al muro, dichiarata Monumento Nazionale.
Chiesa di S. Antonio Abate
Costruita da Roberto, successore di Carlo II d’Angiò tra il 1330 e il 1334 e affidata all’Ordine dei Cavalieri Teutonici. Al 1648 risalgono il campanile di gusto barocco e la singolare cupola policroma, costruita con l’obolo dei fedeli e ricoperta di piastrelle in maioliche sfavillanti di diversi colori, che sono gli elementi architettonici più caratteristici della chiesa.
Chiesa del SS. Salvatore
Edificata ex novo nel 1406 da fra Giovanni Vici da Stroncone, sulle fondamenta di una chiesa così denominata sin dall’alto medioevo, a sua volta costruita sui ruderi di un tempio romano. Venne ultimata dal vicario provinciale dei frati minori osservanti Beato Tommaso da Firenze. Da ammirare all’interno l’altare di S. Pasquale Baylon e un polittico dorato in cui è inquadrata un’ampia tavola dell’Immacolata, probabilmente di Pietro Marchesi (sec. XVII). I resti del Beato Giovanni da Stroncone, giacciono murati in un pilastro in fondo alla navata laterale sinistra.
Chiesa di S. Anna (Cappuccini)
Sorta lungo le mura della città nel 1569 sotto il titolo di S. Maria di Costantinopoli, venne officiata dai Frati minori cappuccini. L’annesso convento fu costruito nella forma e nello spirito francescano, col materiale dei vicini monumenti romani (il tempio di Cerere e l’Anfiteatro). Completamente restaurata nelle sue linee barocche, è oggi oratorio della Casa di riposo “Maria de Peppo Serena”. Sul lato sinistro della porta d’ingresso è il monumento sepolcrale del Beato Francesco Maria da Gambatesa, morto in fama di santità nel 1865.
Chiesa di S. Lucia
Figura tra le undici parrocchie erette da re Roberto d’Angiò nel 1334, nei pressi di un tempio romano. Fu ricostruita dal vescovo Giulio Monaco Carafa, prelato della Basilica lateranense (1571) e dedicata S. Maria e ai martiri Lorenzo e Lucia.
Chiesa del SS. Sacramento (Sacramentini)
Sorta in un palazzo fatto costruire agli inizi del 1500 dal nobile Falcone, barone di Palmori e Visciglieto e rimesso a nuovo dal Decurionato cittadino nel 1745, quando alcuni missionari Redentoristi vennero invitati ad aprirvi una casa religiosa ed ad istituirvi una scuola di grammatica e di umanità.
Chiesa di San Pio X
Inaugurata nel 1970 e affidata ai frati minori. Di Angelo Gatto il pregevole mosaico che addobba la parete interna della chiesa, da cui emergono le figure di Cristo, S. Francesco e S. Pio X Papa. Dal 2002 è officiata da un parroco diocesano.
Chiesa di S. Maria delle Grazie
Sorta a partire dal 1984 nell’omonimo rione cittadino e inaugurata nel 1992.
Chiesa di San Domenico
La chiesa ed il convento di S. Domenico, quest’ultimo attualmente adibito a caserma dei Carabinieri e ad Archivio notarile, vennero costruite nel 1300 per volere di Carlo II d’Angiò, sfruttando il perimetro murario di un ampio fondaco arabo.
Nel corso del ‘700 il tempio, dall’austero stile gotico-angioino, fu cambiato in un ricco edificio barocco attraverso la realizzazione di otto semicappelle laterali, corredate di altrettanti altari in marmo policromo ad intarsi: quattro per ogni parete laterale e in più, al centro dell’abside, l’altare maggiore (1709), il più sfarzoso di sculture e di marmi pregiati, assieme a quello della Vergine del Rosario (1728). Il coro ligneo (1640) posto dietro l’altare maggiore è ricco di intagli e di 26 piccole statue scolpite a rilievo su nitide specchiature, rappresentanti Santi e Beati dell’Ordine domenicano e, al centro, nel dossale dello stallo principale, la statuetta del Cristo legato alla colonna.
L’opera, di grandissimo valore, è divisa da 26 agili colonnine complete e 4 mezze colonne ai due spigoli, tutte scolpite a fiorame, arricchita da una cornice formata da teste di angeli alati e piccole mensole a forma di sfingi. Sul coro è un grande organo del secolo XVII.
Fra le pale che sovrastano gli altari di notevole importanza sono, sul lato sinistro della chiesa, quella della Natività, di scuola toscana (sec. XV), la tela di S. Pietro Martire, firmata da Michele De Nigris (prima metà del sec. XVIII), quella di S. Vincenzo Ferreri (De Matteis), pure della prima metà del 1700 e quella del B. Agostino Casotti, firmata da Vincenzo Lambiasi.
Le pale del lato destro raffigurano la Vergine SS.ma del Rosario, S. Rosa da Lima, S. Tommaso d’Aquino, dipinto della prima metà del sec. XVIII attribuito a Giovanni Porcello, discepolo del Solimena e, ottima, la tela del Miracolo dell’effige di S. Domenico in Soriano, opera di Massimo Stanzione (1585-1656).
Tra le rimanenti pitture ornamentali che addobbano le pareti del tempio, eccellenti sono lo Sposalizio di Giuseppe e Maria, l’Annunziazione e Gesù al Tempio in mezzo ai dottori (Vincenzo De Mita, seconda metà del sec. XVIII). Capolavoro di Giacomo Colombo è la statua di S. Giuseppe, custodita nell’attigua omonima cappella.
Chiesa del Carmine
In Piazza San Leonardo sorgono alcuni palazzi di varie epoche, fra cui Palazzo Scassa, dell’omonima famiglia di nobili lucerini. Proseguendo verso destra si giunge in Piazza San Giacomo, impreziosita da palazzo Curato e dal più antico Palazzo Ramamondi e dalla sua particolare torretta sarecena, al centro della Piazza sorgeva la vecchia chiesa Madre, ora sostituita dalla chiesa di San Giacomo Maggiore. Si arriva così in Piazza del Carmine, abbellita da palazzi settecenteschi, D'Auria-Secondo, Valletta, Scoppa, Prignano, con al centro l'imponente complesso barocco del Carmine. Nei pressi della piazza sorge il borgo di san Matteo, che conserva le antiche Terme Romane, ormai abbandonate da anni.
Il Santuario di San Francesco
La Chiesa di San Francesco fu fatta costruire, in un periodo di rinascita alla cristianità per Lucera, da Carlo II d’Angiò in onore di San Francesco d’Assisi .
I lavori, iniziati nel 1300, terminarono nel 1304.
Mentre la chiesa presenta ancora la sua configurazione originaria, il convento, costruito a sinistra dell’abside, con la soppressione degli ordini religiosi possidenti (1809), fu dapprima adibito a sede dell’Archivio e della Camera notarile e poi inglobato, tranne alcune stanze, nel Carcere giudiziario.
Nella prima metà del Settecento la chiesa, ridotta in rovina da intemperie e terremoti, per interessamento del Padre Maestro, frate francescano lucerino, subì dei restauri in stile barocco; tra il 1936 e il 1943 un nuovo intervento architettonico la riportò allo splendore primitivo.
Nella chiesa, dalle linee semplici ed austere, si fondono elementi romanici e gotici, infatti ha il prospetto a capanna di tradizione romanica, adornato da un ampio portale gotico leggermente strombato su cui spicca in alto lo stemma angioino e da un delizioso rosone a sedici raggi ricostruito nel 1943.
L’interno, spazioso e bianco, ha la forma più semplice delle chiese francescane, è ad una sola navata ampia, altissima, coperta da un soffitto a capriate lignee e illuminata da quattro monofore ogivali.
L’abside, separato dalla navata da un arco trionfale in pietra tiburtina (18 m.), presenta una pianta pentagonale, con volta costolonata a semiombrello, prende luce da tre finestroni gotici ed esternamente è rafforzato da contrafforti angolari. E’ decorato da affreschi che ripropongono il tema narrativo della Passione.
Di notevole pregio artistico, sotto il finestrone di destra, una bifora in gotico fiorito, che fa da degna cornice ad un’Annunciazione del 1300, un’opera d’arte di grande semplicità.
Al centro dell’abside sotto un modesto altare (1942), che ha sostituito quello più antico in marmo, in un’urna di bronzo, si conserva e si venera il corpo di San Francesco Antonio Fasani, conosciuto da tutti come il Padre Maestro e canonizzato il 13 aprile 1986 da Giovanni Paolo II.
Due tele raffigurano i miracoli attribuiti al Santo per procedere alla sua beatificazione (15 aprile 1951) e in un armadio si conservano i suoi vestiti logori e il cilicio, che indossava per fare penitenza.
In alto, lungo la vasta navata, tracce di affreschi settecenteschi, ricoperti da un velo d’intonaco, narrano episodi della vita di San Francesco d’Assisi.
Nella chiesa sono custodite altre opere d’arte e le epigrafi che ricordano le ricche famiglie benefattrici (De Nicastri, Scoppa, Nocelli, Lombardo).
Cinque altari laterali settecenteschi in pietra arenaria, lavorata a fiorame contengono le statue lignee di San Francesco (1713) e l’Immacolata (1718), opere di Giacomo Colombo; l’Ecce Homo (1500), il Crocifisso (1600) e Sant’Antonio da Padova (1943).
Due tele di scuola napoletana del secolo XVIII di Girolamo Gennatempo, che raffigurano S. Gennaro e la Madonna della Provvidenza si ammirano sulla parete d’ingresso.
Poiché conserva le reliquie di San Francesco Antonio Fasani, la Chiesa di San Francesco è stata dichiarata Santuario diocesano nel 2001; nel novembre del 2008, invece, è stata dichiarata “Monumento Testimone di una Cultura di Pace”. Nel periodo 2002 - 2005 la Chiesa è stata sottoposta ad un’ulteriore ristrutturazione della zona absidale e del campanile e restauro degli affreschi.