Condividi con

FacebookMySpaceTwitterGoogle BookmarksLinkedinPinterest

Chi c'è online

Abbiamo 440 visitatori e nessun utente online

Psicologia

0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)

Gli studi dimostrano che la struttura della personalità dei bambini, si forma prevalentemente sulla base delle loro esperienze vissute all’interno della famiglia (e soprattutto con la figura materna). Infatti, se i genitori soddisfano i bisogni dei figli con armonia ed affetto, consentono loro di svilupparsi in modo sano, mentre se offrono cure carenti e distorte, possono indurre nel futuro adulto, disturbi della personalità. Lo Psicologo Bowlby ha studiato approfonditamente l’interazione madre-bambino ed ha postulato la famosa “Teoria dell’Attaccamento”. Tale teoria integra il modello psicoanalitico classico con le osservazioni comportamentali del mondo animale di stampo etologico di Lorenz, soprattutto riguardo le interazioni madre-cucciolo e madre-bambino. In particolare Bowlby riprende le osservazioni di Harlow sul comportamento delle scimmie: in una situazione sperimentale di laboratorio un cucciolo di scimmia veniva collocato di fronte a una scimmia meccanica che forniva latte e una scimmia di pezza; Harlow osservò che il cucciolo, dopo un breve periodo in cui volgeva l’attenzione alla scimmia meccanica che forniva il nutrimento, si rivolgeva esclusivamente alla scimmia di pezza, cercando contatto e calore: la motivazione primaria non era più la nutrizione, ma il contatto fisico con un corpo accogliente.

Secondo Bowlby le interazioni tra madre e bambino (che iniziano già durante la gravidanza, e che vanno dall’abbraccio allo scambio di sguardi, alla nutrizione, alla consolazione ecc.), strutturano ciò che viene definito sistema d’attaccamento, il sistema che guiderà (anche nella vita adulta) le interazioni e gli scambi relazionali-affettivi. La funzione principale della madre è quella di fornire al bambino una “base sicura”: fargli sentire che esiste ed è protetto. La funzione di base sicura, che nei primi anni di vita viene assolta fisicamente dalla mamma, diviene poi, attraverso l’interiorizzazione dei comportamenti e degli affetti suscitati dalla mamma stessa, una struttura interna capace di consolare e proteggere durante tutto l’arco della vita. Partendo dalla base sicura il bambino può iniziare a muovere i primi passi lontano dalla mamma e cominciare ad esplorare il mondo esterno e a stimolare lo sviluppo delle funzioni cognitive, certo di poter tornare in qualsiasi momento dalla mamma stessa. In questo modo il bambino, e poi l’adulto, può sentirsi libero di allontanarsi e differenziarsi gradualmente dalla mamma, senza dover temere l’allontanamento.

Lo stile di attaccamento che un bambino svilupperà dalla nascita in poi dipende in grande misura dal modo in cui i genitori, o altre figure parentali, lo trattano. In base a tale interazione si strutturerà uno dei seguenti stili attaccamento:

- Stile Sicuro: l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della Figura di attaccamento, nel caso si verifichino condizioni avverse o di pericolo. In tal modo si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, Sé positivo e affidabile, Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la gioia.


- Stile Insicuro Evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della Figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé.
Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, Altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore.


- Stile Insicuro Ansioso Ambivalente: non vi è nell’individuo la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è inclina all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una Figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di lui che attribuisce alla figura di attaccamento), Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la colpa.

Dalle osservazioni della Strange Situation è emerso che alcuni bambini manifestavano comportamenti non riconducibili a nessuno dei tre pattern sopra descritti, rivelando così la necessità di aggiungere un quarto stile di attaccamento alla classificazione originaria. Main e Salomon hanno proposto la definizione “disorientato/disorganizzato” per descrivere le diverse gamme di comportamenti spaventati, strani, disorganizzati e apertamente in conflitto, precedentemente non individuati, manifestati durante la procedura della Strange Situation di Mary Ainsworth.

- Stile Disorientato/Disorganizzato: sono considerati disorientati/disorganizzati gli infanti che, ad esempio, appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al ritorno dei genitori dopo una breve separazione. Altri bambini disorganizzati, invece, manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti, mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo.

Tutti i bambini si “attaccano” entro i primi 8 mesi di vita, per portare a compimento tale processo entro il loro secondo anno. Per questo motivo consiglio vivamente a tutti i genitori (ed in particolar modo alle Mamme) di investire il MASSIMO delle vostre energie nell’accudimento dei figli almeno per i primi due anni di vita. Tale investimento vi verrà ripagato in seguito quando vedrete crescere vostro figlio “sicuro” e quando quel bambino diventerà un adulto sicuro, psicologicamente sano, forte, sereno e felice.

TANTI AUGURI DI CUORE A TUTTE LE MAMME !!

Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)
0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)

Che cos'è l'Ipnosi?
L'ipnosi (dal greco "hypnos", sonno) è uno stato alterato di coscienza (denominato “trance”) naturale sperimentato da ognuno di noi più volte durante il corso di una giornata.


Come agisce l'ipnosi?
Durante l'ipnosi, il fisico e la mente razionale sono in uno stato di rilassamento, mentre la parte inconsapevole della mente (Inconscio) rimane in uno stato di alta ricettività. L'ipnosi è un processo di comunicazione della e con la mente di una persona che permette alle parti consapevoli (razionali) ed inconsapevoli (irrazionali) di creare un consenso fra di loro. Tale processo favorisce una ricerca psicologica e spirituale interiore, fondamentale per chiarire la genesi e la dinamica dei sintomi e per risolverli.

L'ipnosi è medicalmente approvata?
Sì, nel 1958 la American Medical Association, la American Psychiatric Association e la British Medical Association hanno approvato l'ipnosi come uno strumento terapeutico valido. Anche in Italia oggi sono numerosissime le ASL che non solo riconoscono la terapeuticità di tale tecnica ma la utilizzano quotidianamente.


L'ipnosi è sicura?
Assolutamente SI! L'induzione dell'ipnosi è un processo che avviene in modo molto naturale.


Tutti possono essere ipnotizzati?
Sì, tutti possono essere ipnotizzati. Il livello di ipnosi che una persona ottiene è spesso associato con il suo desiderio di risoluzione del caso, la ricettività alle suggestioni, e la sua capacità di risposta dipendono moltissimo dall’empatia che lo Psicoterapeuta sa costruire e sostenere.


In che modo agiscono le suggestioni ipnotiche?
Le suggestioni ipnotiche superano la mente razionale critica e si focalizzano sulla capacità ricettiva della mente profonda per offrirle nuovi contenuti salutari e positivi.

Cosa fa un Ipnoterapeuta?
L'ipnosi è un “contratto” fra l'Ipnoterapeuta e il Cliente, la collaborazione del cliente e la sua disponibilità sono infatti tanto importanti quanto la professionalità dell'Ipnoterapeuta.


Per quali problemi può essere utile l'ipnosi terapeutica?
L'ipnosi terapeutica può aiutare a sciogliere disagi e risolvere patologie come: ansia, depressione, insonnia, fobie, attacchi di panico, ossessioni, disturbi alimentari, disturbi sessuali, disturbi da somatizzazione, insicurezza, cali di autostima, ecc....

L'abreazione
Durante l'ipnosi si possono manifestare reazioni emotive intense che si manifestano con il pianto, il riso, l'arrossire, il manifestare reazioni neurovegetative, il mutare la profondità e la frequenza respiratoria ecc. L'abreazione è una scarica emozionale avente una funzione terapeutica catartica e cioè di purificazione. Abreazione è un neologismo derivato dal tedesco ab che allude a “lontano da” e reagieren “reagire”. Significa quindi “rivivere liberando una emozione” in un tempo successivo a quando si è prodotta la prima volta. Catarsi invece deriva dal greco kathàiro: io pulisco, purifico.

Considerazioni giuridiche
L'ipnosi è un metodo terapeutico riconosciuto e verificato sperimentalmente da oltre un secolo.
L'ipnosi come intervento sanitario (sia come intervento psicologico-clinico e/o psicoterapeutico, che come terapia di affezioni con componente organica o come terapia del dolore) può essere praticata solamente da chi sia abilitato all'esercizio di una “Professione Sanitaria” con la responsabilità del caso (in Italia solo Medici, Psicologi ed Odontoiatri). In altre parole: in un contesto terapeutico l'Ipnotista deve avere la qualità di Medico o Psicologo, od anche, in relazione all'impiego nella terapia del dolore, Odontoiatra. Ogni altro impiego per finalità cliniche, diagnostiche o terapeutiche da parte di persona non abilitata integra il reato di esercizio abusivo di professione, previsto e punito all'art. 348 del codice penale.

(Video di una mia induzione ipnotica: http://youtu.be/TAdjNUsvdTc)

P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it

0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)
0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)

Quasi la metà degli italiani “sarebbe” a dieta. Lo rivela un’indagine, realizzata da Ac Nielsen su un campione di 17.000 individui, dalla quale emerge che il 45% della popolazione del nostro paese, in questo periodo, sta seguendo un regime alimentare per perdere peso (la classica dieta). Eppure, un recente studio attesta che non soltanto la percentuale di successo delle diete è inferiore al 9%, ma anche che la maggioranza delle persone che interrompe una dieta finisce per prendere più peso di quando l’aveva cominciata.

Perché è così difficile perdere peso e, soprattutto, mantenere i risultati nel tempo?

Innanzitutto, il 90% delle diete non funziona perché agisce allo stesso livello in cui il problema si manifesta, cioè quello alimentare. Albert Einstein diceva che: “Se cerco di risolvere un problema allo stesso livello al quale si manifesta, sarò destinato a fallire”. Ecco il motivo della delusione delle diete degli ultimi decenni. La Psicologia ci insegna che dobbiamo agire su altri livelli, più profondi, lì dove risiedono le motivazioni reali dei nostri comportamenti “disfunzionali” (mangiare in eccesso, fumare, ecc…).

Se il 90% delle persone che segue una dieta fallisce, il 10% ha successo. Perché?

La dieta era diversa? Il loro stomaco era diverso? Le loro ossa erano più sottili? Il loro metabolismo era diverso? Assolutamente no! La loro struttura mentale era diversa. La nostra mente dovrebbe essere il primo strumento da utilizzare per ritrovare il nostro peso ideale, non solo una lista di cibi possibili ed una di cibi proibiti. Le diete vanno bene, sono perfette dal punto di vista teorico, ma tralasciano un punto fondamentale: e se la mente non vuole? Ci sono troppe variabili in gioco che, purtroppo, nella maggior parte dei casi rendono le diete inefficaci.

Ci avete fatto caso del perché si inizia ad ingrassare?

Molto spesso le persone mangiano in eccesso perché si annoiano, o si sentono sole o tristi o stanche o per una qualsiasi altra ragione “emotiva”, nessuna delle quali in realtà ha a che fare con la fame fisiologica. Se mangiate spinti dalla fame emotiva, il vostro corpo non si sentirà mai soddisfatto dal cibo. Questo è il motivo per cui molti credono di non sentirsi mai sazi: non ricevono mai il segnale di smettere di mangiare perché la fame è dovuta all’appagamento emotivo.
Forse avete iniziato ad ingrassare in seguito ad un evento traumatico o ad un periodo difficile della vostra vita e avete cominciato a cercare conforto nel cibo, per superarlo. Ora, anche se il momento di stress è passato, avete conservato l’abitudine disfunzionale di mangiare quando vi sentite nervosi, soli o annoiati.

Ok, che possiamo fare allora per iniziare a perdere peso?

Prendente un foglio di carta ed una penna perché vi farò fare un esercizio molto importante (tratto dal mio corso: “Usa la mente per perdere peso”). Quello che dovete fare è rispondere alle seguenti domande in grassetto:

1.    Lo so che molto spesso fatichiamo a trovare un nesso tra i problemi di peso e la fase esistenziale che stiamo vivendo; eppure quel nesso c’è!!! Prima di cercare soluzioni all’esterno (diete) dovete indagare dentro di voi e chiedervi:
-    Cosa mi sta divorando?
-    Quale bisogno cerco di colmare mangiando in eccesso?
-    Quale fame emotiva si nasconde dietro la continua fame di cibo?

2.    Le decisioni hanno il potere di cambiare la qualità della nostra vita. Ogni singola decisione che prendiamo potrebbe cambiare la nostra vita in positivo o in negativo in qualsiasi momento. Anche la decisione più semplice e poco importante potrebbe rivelarsi significativa con il passare del tempo. Un movimento appena percettibile nella mano di un arciere nel momento di scoccare la freccia provoca una deviazione della traiettoria che aumenta progressivamente con il passare del tempo. Più distante è l’obiettivo e maggiore risulta essere la differenza di traiettoria. Per lo stesso principio, una piccola decisione di oggi può significare grandi cambiamenti a distanza di un mese o di un anno.
-    Scrivi due decisioni/obiettivi importanti che sai potrebbero cambiare i tuoi risultati circa il tuo peso corporeo.

3.    Quali sono le motivazioni che ti hanno impedito di prendere e portare a termine con successo queste due decisioni/obiettivi?

4.    Perché è importante farlo adesso?
-    Quali sono i motivi per cui raggiungerai ad ogni costo questi obiettivi?
-    Cosa otterrai?
-    Cosa cambierà nella tua vita?
-    Che tipo di persona diventerai?
-    Quanto ti farà sentire bene?
-    Quanta energia in più avrai?
-    Quali risultati diversi e migliori potrai ottenere?
-    Dove ti porterà questo cambiamento tra 1-3-5 anni?
-    Quali opportunità potrai cogliere che finora ti sei precluso?

5.    Qual è il “PRIMO PASSO” per ciascuna delle due decisioni, la cosa più piccola che puoi fare immediatamente, per portarti in direzione dei tuoi principali obiettivi?

6.    In definitiva, quando avrò raggiunto il peso da me desiderato, i vantaggi che otterrò saranno (scrivine almeno 20).


Ricorda di applicare tutte queste informazioni che stai avendo, non limitarti a leggere, FAI perché solo l’azione garantisce il risultato. Divertiti a prendere le decisioni che possono cambiare il corso della tua vita e continua a lavorare su te stesso ogni giorno per diventare una persona migliore.

 

P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza, inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al: 340.2351130.

0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)
0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)

Si beve per socializzare e stare in compagnia, ma spesso la regola è “sballarsi”, divertirsi e fare casino. Ecco un nuovo must per i giovani che popolano le vie delle città il fine settimana. L’alcool viene utilizzato come mezzo utile per trasgredire. E’ più facile, infatti, da recuperare rispetto alle droghe, è socialmente più accettato, è sponsorizzato da continue campagne pubblicitarie che fanno apparire i protagonisti degli spot attraenti, disinibiti e alla moda. Il consumo di bevande alcoliche tra i giovani, purtroppo, è cambiato rispetto al passato. Oggi si parla di “Binge Drinking” riferendosi alla tendenza ad assumere grandi quantità di alcolici nel corso della stessa serata o comunque in un breve periodo di tempo con l’effetto di ubriacarsi. Scende vertiginosamente anche l’età in cui avviene il primo contatto con le bevande alcoliche: fin dai 10-11 anni. L’alcol, al pari delle altre droghe, offre all’adolescente (con un ancora fragile e frammentato senso di identità) una modalità immediata e apparentemente “a costo zero” di sperimentare sollievo, disinibizione e benessere allontanandolo da problemi, insicurezze e sentimenti di inadeguatezza personali. Ma tutto questo è veramente a costo zero? Vediamo un po’…

Quali sono i pericoli diretti e indiretti dell'alcol?

Il consumo di alcol in adolescenza è dannoso perché agisce su un sistema nervoso che ha una particolare vulnerabilità agli agenti tossici. Fino ai 18-20 anni, infatti, il cervello è in una fase di sviluppo e formazione e dunque l’assunzione di alcol in questa fascia di età può compromettere questo processo e limitare il raggiungimento delle piene potenzialità cerebrali. In particolare, le più recenti scoperte ci dicono che viene danneggiata la Corteccia Prefrontale (quell’area del cervello deputata al controllo inibitorio, alla capacità di fermarsi prima di agire impulsivamente). Ragione per cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda la totale astensione dall’alcol almeno fino ai 15 anni. A ciò si aggiunga che bere alcol può avere effetti negativi sul fegato, sul pancreas, sul cuore, sulla capacità di giudizio e sulla memoria, in quanto il Binge Drinking  nel medio termine  può causare danni irreversibili all’ippocampo (una parte molto importante del nostro cervello deputata alla memoria). L’eccesso di alcool è inoltre alla base, come ci rammentano quotidianamente le cronache, di incidenti automobilistici, risse e omicidi.

Come si può intervenire?

Con la prevenzione. È stato dimostrato che il comportamento dei genitori e la loro assunzione di bevande alcoliche influenza i figli, tanto che i ragazzi che consumano alcolici e vivono in famiglie in cui si beve molto sono di più rispetto a quelli che vivono in famiglie in cui i genitori consumano modeste quantità di alcol o non bevono. Questi dati dovrebbero farci riflettere sul modello di vita che trasmettiamo ai nostri figli.
E poi voglio rivolgermi direttamente a voi ragazzi: la migliore prevenzione la potete fare voi per voi stessi!! Le cellule nervose, sono le uniche cellule del nostro corpo che una volta perse non si rigenerano più: sappiate che ogni volta che vi “sballate” decidete deliberatamente di uccidere i vostri neuroni e di danneggiare in modo permanente le vostre abilità cognitive, la vostra intelligenza e la vostra felicità. A voi la scelta…

P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al: 340.2351130.

0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Valutazione 0.00 (0 Voti)