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Psicologia

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Salutiamo il 2016 e diamo il benvenuto al 2017


La notte dell’ultimo dell’anno è magica perché è come se si chiudesse un sipario e se ne aprisse un altro. Tutti, quella notte, tra i fuochi d’artificio, alziamo gli occhi al cielo ed esprimiamo dei desideri, facciamo un resoconto delle cose buone e di quelle meno buone che abbiamo ottenuto nell’anno che sta andando via e soprattutto pensiamo a come vorremmo che fosse il nuovo anno facendo i famosi buoni propositi.
L'ottimismo, l'entusiasmo e la speranza del Capodanno purtroppo a volte si esauriscono in poche settimane, e ben presto ci ritroviamo nuovamente impantanati nell'autocompatimento.
Perché non riusciamo a portare a termine i nostri buoni propositi?
I nostri propositi, spesso, sono formulati in modo vago e non contengono un vero e proprio piano d'azione concreto.

Come fare, allora, per correggere questi difetti ed andare fino in fondo nei nostri nuovi propositi?

Il metodo delle sei modifiche prevede i seguenti passi:

- Scegliere sei buoni propositi per il 2017. Fate attenzione a non stabilire obiettivi unicamente in un’area della vostra vita ma copritele tutte: famiglia, rapporto di coppia, salute, lavoro-soldi, crescita personale, hobby-divertimento
- Scegliere uno dei sei propositi per incominciare.
- Impegnarsi pubblicamente (dirlo a parenti e amici) per la realizzazione di questo proposito entro due mesi.
- Spezzettare questa nuova abitudine in otto piccoli passi, partendo da uno che vi sembra ridicolmente semplice.
- Effettuare il secondo step dopo la prima settimana, e ancora una volta comunicarlo pubblicamente.
- Ogni settimana inserire un passo sempre più difficile. Resistete alla tentazione di progredire più velocemente.
- Ripetere l'operazione fino ad arrivare all'ottava settimana: a questo punto gli 8 piccoli passi che componevano il primo proposito dovrebbero essere compiuti, e si può passare a quello successivo.

La fine dell’anno rimanda alla fine di un periodo e all’inizio di un nuovo ciclo, una sorta di rinascita. Provare ad ascoltare se stessi è, senza dubbio, il regalo migliore che ci si possa fare.


A tutti i miei lettori auguro un domani migliore.

BUON 2017 !!!


P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza, inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al: 340.2351130.

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Siamo ormai in pieno clima natalizio…le strade delle nostre città luccicano di luci scintillanti e i negozi sono sempre più addobbati. Il Natale è una delle feste più antiche del mondo che è riuscita a sopravvivere nella nostra società. Fede e tradizione sono ovviamente responsabili di questo dato, ma è anche una questione sociale e psicologica.
Il Natale infatti ha una natura complessa, e sicuramente gran parte della sua essenza sta nell’essere un rito “necessario alla nostra psiche”.
Ecco perché:

  • perché ci porta gioia, una vera e propria “ricarica” per un anno di duro lavoro che ci attende appena svoltato l’angolo;
  • perché ci permette di rinsaldare i rapporti con parenti e amici, costituendo una fortissima occasione di socializzazione per stringere e rinsaldare i rapporti sociali.

Il Natale, insomma, risponde al bisogno di praticare rituali in gruppo e condividere significati ed emozioni. Per questo motivo è assolutamente necessario alla nostra psicologia di esseri umani.

Ma è per tutti così?

Con queste premesse tutti “dovremmo” essere coinvolti in questa atmosfera festaiola e invece… sempre più persone lamentano ansia e agitazione più frequenti, proprio in questo periodo. Si parla, infatti, di una vera e propria “depressione natalizia” i cui sintomi sono una certa riduzione della qualità e quantità del sonno, alterazione dell’appetito, malessere diffuso, accentuarsi di sentimenti come la tristezza e la malinconia. Senza contare che la corsa all’acquisto dei regali, spesso priva di sentimento e percepita da molti come un obbligo, diventa una sofferenza da cui è difficile sottrarsi, un obiettivo unico da raggiungere e che ci fa dimenticare di prendere del tempo da dedicare a noi stessi provando ad ascoltare questo malessere, più o meno lieve, che comunque è piuttosto normale provare in questo periodo ma che per alcuni potrebbe diventare causa di forte disagio psico-fisico. E’ da evidenziare il fatto che spesso l’attenzione verso la sfera interiore in molti risulta già scarsa in altri periodi dell’anno. A soffrirne di più, infatti, sembrano essere le persone già colpite da un evento negativo sul piano personale, lavorativo o affettivo, per coloro che hanno subito dei cambiamenti significativi nella propria vita o che hanno perso una persona cara e per tutti quelli che hanno a che fare da vicino con la solitudine.
Tutto ciò può stridere con i ritmi spesso frenetici che ci accompagnano in questi giorni e con l’immagine sociale del Natale come sinonimo di felicità per tutti.

Che fare allora se la tristezza ci assale proprio in quei giorni in cui “dovremmo” essere felici, come sembrano esserlo gli altri?

  • Semplicemente, ritrovare il gusto e la voglia di fare le cose senza sentirle come un “dovere”, proprio come facevate da bambini.
  • Chiudete un attimo gli occhi, ritornate con la mente a quando eravate bambini, recuperate un ricordo felice dei vostri natali passati e rivedete qual’era il vostro comportamento, l’entusiasmo, l’energia, la grinta che avevate, la voglia di stare insieme agli altri, la gioia di aprire i regali, ecc.
  • Quando riaprite gli occhi cominciate ad imitare il comportamento di quel bambino, non è difficile perché è ancora dentro di voi, è una parte di voi e solo che lo costringete a comportarsi diversamente, a non essere libero di esprimersi.

 

P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza, inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al: 340.2351130.

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Il desiderio di avere un bambino è il risultato naturale dell’evoluzione esistenziale di un Uomo. A volte, però, le cose non vanno come dovrebbero… Si parla di infertilità di coppia, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), quando una coppia non riesce a procreare dopo 12 mesi di rapporti volutamente fecondi. Si stima che circa l’ 8-10% delle coppie abbia problemi di infertilità, con un’incidenza causale del fenomeno uguale per gli uomini e per le donne.
L’infertilità si pone come “una crisi di vita” che coinvolge, su diversi piani esistenziali, sia l’individuo che la coppia, dando luogo a vissuti negativi quali frustrazione, stress, senso di inadeguatezza, perdita, depressione, ruminazione, rituali ossessivo-compulsivi, sensi di colpa.
Le tipiche domande che si pone la coppia al momento della diagnosi di infertilità sono: perché proprio a noi? che facciamo ora?. Per la coppia una diagnosi di infertilità è un vero e proprio shock, un trauma psicologico. Dopo la reazione iniziale, però, la maggior parte delle persone trova la forza di reagire e di cercare una soluzione.
Le reazioni psicologiche dell’uomo e della donna sono differenti: dopo una diagnosi di infertilità, spesso l’uomo si sente inadeguato, perché associa l’infertilità alla sfera sessuale, nonostante non ci sia alcuna correlazione tra i due aspetti. “Io non sono in grado di darti un bambino, non sono all’altezza”, è questo il pensiero più frequente degli uomini.
La donna invece percepisce con negatività e ansia il trattamento di fecondazione assistita. Sarà lei infatti a dover subire i trattamenti più invasivi. Dal momento della diagnosi, spesso, entra in gioco anche un senso di invidia nei confronti di chi ha già avuto un figlio senza problemi e non ha dovuto affrontare tutto quello che sta passando lei per averlo.
È importante sottolineare l’influenza che lo stato psicologico della coppia ha sulla possibilità di procreare. Numerosi studi, infatti, hanno dimostrato come gli stati d'animo influiscano fisicamente sui neurotrasmettitori e quindi anche sugli ormoni. Il nemico numero uno è l’Ansia: non è raro il caso di una coppia che non riuscendo a concepire, decida di adottare un bambino, e subito dopo ne aspetti uno... in modo naturale. Come se qualcosa si "sbloccasse" una volta esaurita l'urgenza della genitorialità. Questo aspetto emotivo è presente soprattutto nella donna, che socialmente e umanamente patisce di più la mancanza di un figlio. Una situazione più chiaramente legata ad un disagio psicologico è quella che si manifesta durante la Pma (Procreazione medicalmente assistita). Spesso l'embrione, impiantato con una tecnica come la FIVET, non attecchisce all'utero in quanto sono presenti alti livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, fonte di abortività. In questi casi, il mio consiglio è quello di consultare uno Psicologo-Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale (figura sempre presente nei migliori centri di Pma) che aiuterà la futura mamma a rilassarsi (eliminando le paure, l’ansia e la depressione) e a vivere in modo positivo la gravidanza in arrivo.

Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

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Il “DOC” (Disturbo Ossessivo-Compulsivo) è caratterizzato dalla presenza di pensieri, immagini o impulsi molto ricorrenti, intrusivi e persistenti (Ossessioni) che provocano ansia e sofferenza, e/o da comportamenti ripetitivi e stereotipati (Compulsioni), che la persona si sente costretta a compiere per allontanare l’ansia e la paura causata dall’ossessione.
La maggioranza delle persone affette da questo disturbo presenta sia ossessioni che compulsioni (80% dei casi), anche se alcune volte possono essere presenti solo ossessioni o solo compulsioni (20% dei casi).
Le Ossessioni e le Compulsioni possono riguardare varie tematiche, ad esempio:
CONTAMINAZIONE: la paura correlata ad improbabili contagi e contaminazioni (paura dello sporco, dei germi, di contrarre una malattia, ecc.), attiva una serie di rituali di lavaggio, pulizia e sterilizzazione.
CONTROLLO (dubbio): il soggetto al fine di prevenire o porre rimedio a gravi incidenti e disgrazie, controlla continuamente di aver chiuso le porte, le finestre, le portiere della macchina, il rubinetto del gas e dell’acqua, la saracinesca del garage, di aver spento i fornelli e gli elettrodomestici, le luci nelle stanze, i fari della macchina, ecc.
AGGRESSIVITA’: la paura di aggredire o far del male a qualcuno, di perdere il controllo, di bestemmiare, di compiere azioni blasfeme, di offendere persone care provoca compulsioni del tipo: recitare per un certo numero di volte delle preghiere, contare più volte da 0 a 10, ripetere formule e/o frasi, pensieri positivi, numeri fortunati, ecc.
ORDINE E SIMMETRIA: il soggetto ha la necessità che oggetti quali libri, fogli, penne, dvd, cd, abiti nell’armadio, piatti, pentole, ecc., siano perfettamente allineati, simmetrici ed ordinati secondo una ben precisa sequenza.
Di questo disturbo, fortemente disabilitante, ne soffre il 3% circa della popolazione occidentale.
Oggi il trattamento più efficace contro il DOC è la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (oltre l’80% dei casi vengono risolti con successo). Il Terapeuta, dopo una serie di sedute di preparazione psicologica del paziente, utilizza la tecnica conosciuta come “Esposizione con prevenzione della risposta” (E/RP) che consiste nel far esporre il paziente agli oggetti o agli stimoli che innescano il comportamento ripetitivo senza però lasciargli portare a termine la compulsione associata. Quello che accade è che “magicamente” (in realtà il frutto di tutta la preparazione precedente) il paziente si accorge che quegli stimoli che prima “doveva” gestire con i rituali, ora non sono più causa di ansie e paure.
La terapia di seconda scelta per il DOC sono gli SSRI (psicofarmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) che però riescono a ridurre i sintomi soltanto nel 20 – 40 % dei casi. Combinando gli SSRI con la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale le probabilità di successo aumentano ulteriormente.
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo comporta una significativa perdita di tempo (diverse ore al giorno) ed interferisce, quindi, con il normale funzionamento sociale e lavorativo. Il DOC è stato considerato fra le 10 patologie (sia fisiche che psichiatriche) più disabilitanti. Quindi… se ne soffri, ti conviene chiedere aiuto… con fiducia!!

P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza, scrivete direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al: 340.2351130.

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