Con il ritornello “we the people” Barack Obama è tornato dalle parti dei padri fondatori, è andato all’eccezionalità di una nazione che “non è tenuta insieme dal colore della pelle, dalle dottrine delle fedi o dalle origini dei nomi, ma dal legame con un’idea articolata in una dichiarazione di oltre due secoli fa: ‘Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono la vita, la libertà e la ricerca delle felicità’”. Dopo aver ripetuto il giuramento pronunciato domenica in forma privata, Obama ha fatto un’orazione di alto profilo che riprende sia l’ideale americano quanto le difficoltà di praticarlo nella realtà quotidiana. Ha ripreso alcuni immagini che caratterizzano la sua immagine di presidente quali la ripresa economica, la legge sulle armi, la necessità di trovare un compromesso con i repubblicani al Congresso, il ruolo dell’America nel mondo. Il suo è stato definito uno dei discorsi più progressisti che il presidente abbia mai fatto, che spazia dalle tasse ai sussidi fino ai matrimoni gay.