Tramonte, presidente dell’Ordine: “Situazione drammatica soprattutto per i più giovani”
FOGGIA “I liberi professionisti stanno pagando un prezzo molto alto all’emergenza coronavirus, siamo tra le categorie più danneggiate dalla situazione che si è determinata ma anche per gli architetti non è stato previsto alcun bonus”. E’ Nicola Tramonte, presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Foggia, a esprimere tutta la preoccupazione e l’angoscia di una categoria che, in Capitanata, conta su poco meno di 1000 professionisti, 977 per la precisione. “Il Governo ha stabilito che la nostra attività professionale è tra quelle per cui si può continuare ad aprire ogni mattina lo studio. Peccato che anche per noi sia tutto fermo. La decisione di non prevedere bonus per gli architetti è certamente ingiusta. Tra noi, moltissimi sono i giovani che hanno avviato da poco l’attività. In tanti si trovano costretti a sostenere spese senza alcun reddito, facendo parte del cosiddetto popolo delle ‘partite Iva’”, ha aggiunto Tramonte. Tra i mille architetti della provincia di Foggia, oltre 20 sono gli under 30, ben 209 complessivamente hanno meno di 40 anni e 221 sono compresi nella fascia d’età fra i 41 e i 50 anni. “Stiamo parlando di una professione che da ormai più di un decennio ha visto precipitare la media del reddito pro-capite”. “Non prevedere alcun sostegno per gli architetti è un’ingiustizia enorme, oltre a rappresentare una discriminazione inaccettabile e basata non si sa bene su quali dati e parametri”, ha continuato Tramonte. “Attraverso il Consiglio nazionale dell’Ordine, stiamo continuando a fare pressione sul governo nazionale e su quelli regionali affinché anche agli architetti, come ai professionisti degli altri Ordini verso i quali siamo solidali, sia riconosciuto il diritto a ottenere gli aiuti e il sostegno necessario in un momento così critico per tutti”. L’Ordine degli Architetti della Provincia di Foggia ha differito i termini di pagamento della quota annuale 2020 al prossimo 30 aprile. Sono state sospese, naturalmente, tutte le attività formative e aggregative quali corsi, convegni, seminari di aggiornamento professionale e riunioni, comprese quelle di consiglio e delle commissioni.
“Per il momento, la priorità, oltre al rispetto di tutte le misure obbligatorie per fermare la diffusione del contagio, è quella di ottenere dal Governo la giusta attenzione che è mancata, finora, nei confronti degli architetti. Una volta superata l’emergenza sanitaria, bisognerà rimettere in moto ogni cosa e, tra queste, anche una professione, la nostra, che in momenti di profonda trasformazione della società è ancora più importante e strategica per superare una crisi epocale e ricostruire il futuro”, ha concluso Tramonte.
Attualità
La richiesta di CIA Agricoltori Italiani: ne occorrono 1.300.000 in tutta Italia
In tutte le province pugliesi, con la primavera si avvicina la stagione lavorativa più intensa
Aziende agricole fondamentali per garantire cibo sano e fresco agli italiani che stanno a casa
Una mascherina al giorno per 1.300.000 agricoltori italiani, questo il fabbisogno dei lavoratori autonomi e dei loro dipendenti che non possono fare smart working, ma vogliono continuare a produrre cibo sano e fresco e assicurarlo a tutte le famiglie del Paese. Per essere messi in condizione di farlo, Cia-Agricoltori Italiani chiede al Governo e alla Protezione Civile chiarezza sui canali di approvvigionamento dei dispositivi di protezione per le imprese agricole e la certezza che le modalità di distribuzione non siano rallentate da pratiche burocratiche farraginose. La primavera è arrivata e la produzione agricola si è innescata, non c’è Coronavirus che tenga, si deve coltivare e poi raccogliere per conferire all’industria alimentare. In molte colture, anche in campo aperto, non è facile rispettare la distanza interpersonale di sicurezza, come pure in altri luoghi di lavoro lungo la filiera: dai magazzini agli spogliatoi, alle lavorazioni di confezionamento dei prodotti. Gli imprenditori sono quotidianamente impegnati a seguire le procedure e le regole di condotta necessarie a garantire la salute dei lavoratori nelle attività agricole che, per le loro caratteristiche, rendono particolarmente complessa la gestione dell’emergenza. Senza i dispositivi tutto questo è di difficile attuazione. Molti agricoltori si stanno dotando autonomamente di mascherine, ma troppo spesso il mercato non è in grado di soddisfare la domanda, che sarà destinata a aumentare nelle prossime settimane, con l’arrivo della stagione di raccolta di molti prodotti. Cia chiede, dunque, di tenere in considerazione le esigenze del settore agroalimentare nella ripartizione dei dispositivi, dopo avere assolto alla domanda prioritaria di ospedali e presidi sanitari. Senza mascherine, guanti, tute, occhiali, cuffie non sarà possibile garantire la fornitura di materie prime indispensabili per il Paese e si rischia di bloccare tutta la filiera, lasciando vuoti gli scaffali dei supermercati.
A Monteleone di Puglia si sono barricati, negozi e strade chiuse per tenere lontano il virus, ed evitare il rischio contagio.
Dopo i casi di quarantena di 5/6 persone al momento nessun caso positivo, come riferisce il sindaco Giovanni Campese, si sono attuate delle vecchie prassi di "dogana".
Per i generi di prima necessità si è scelta la strada della consegna a domicilio, mentre per ridurre al massimo la possibilità di entrare in contagio evitando che in paese ci sia l'accesso ai forestieri, il Comune ha chiuso l'accesso di alcune strade con delle balle di fieno.
Si è deciso di lasciare una sola via d'accesso al paese, così è più facilmente controllare gli accessi.
Si teme soprattutto per le colture orticole, mandorli, agrumi e ciliegi in fiore. In pericolo il grano
Nel Brindisino carciofi e ortaggi restano nei campi, le aziende del Nord non ritirano più i prodotti
"È un'emergenza nell'emergenza: le gelate delle ultime ore e le nevicate primaverili sono il colpo di grazia per l'agricoltura pugliese. Gli effetti dei cambiamenti climatici si materializzano davanti ai nostri occhi. Non c'è pace per i produttori sull'altalena delle calamità, già alle prese con le ripercussioni dell'emergenza Coronavirus. Inizia per noi l'ennesima conta dei danni provocati da un repentino calo delle temperature che non lascia scampo alle nostre colture". Ad affermarlo dopo le precipitazioni nevose fuori stagione delle ultime ore e le temperature in picchiata è il presidente regionale CIA Puglia Raffaele Carrabba. Per il momento la perturbazione ha risparmiato solo il Salento.
AREA LEVANTE Si teme soprattutto per le colture orticole, rape, cavoli, broccoli, carciofi, fave novelle. A rischio i mandorli, i ciliegi in fiore e le varietà precoci di uva da tavola. Sono in pericolo anche gli ulivi: dovessero abbassarsi ulteriormente le temperature si riconfigurerebbe lo scenario del 2018, quando il freddo ha compromesso la campagna olivicola e le piante. Le colture cerealicole, già provate dalla siccità, ora rischiano un colpo mortale per le gelate. Le zone a Sud Est della provincia di Bari risultano le più colpite.
AREA DUE MARI Carciofi e ortaggi, nel Brindisino, in molti casi, sono rimasti nei campi: le aziende del Nord non ritirano più la merce. Si riscontrano problemi nella commercializzazione anche nei mercati ortofrutticoli di Fasano e Francavilla. Nella zona occidentale di Taranto gli agrumi erano in piena fioritura ed eventuali danni si potranno quantificare solo tra qualche giorno. Lo stesso dicasi per i vigneti, in particolare quelli sotto copertura, che sono nella fase di ripresa vegetativa. Tanta paura per le mandorle in fioritura o da poco terminata, a seconda delle varietà. Per fortuna, il vento, seppur problematico, attenua il rischio di eventuali gelate notturne.
CAPITANATA Nel Tavoliere delle Puglie, una delle principali piazze italiane del grano, sono proprio le colture cerealicole le osservate speciali. La pioggia tardiva, pure prevista in questi giorni, darà ossigeno ai grani in buono stato, gli altri potrebbero essere già spacciati. Gli asparagi, in procinto di essere raccolti, potrebbero aver subito i danni del freddo. I raccolti giornalieri, bloccati, si rivedranno tra due settimane.
"La bizzarria del tempo è dimostrata nei fatti: non piove ormai da mesi, i giorni scorsi sono stati caldi ed ora siamo ripiombati nell'inverno. Tutto ciò dimostra, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che non c'è più tempo da perdere e occorre garantire con polizze adeguate le colture da tutti i vari rischi a partire dal primo gennaio fino al 31 dicembre, visto e considerato che l'agricoltura è una fabbrica a cielo aperto, come ormai ripetiamo inascoltati da diversi anni. Il settore - conclude il presidente Carrabba - non si sta risparmiando in questa emergenza Coronavirus, ma servono risorse consistenti per fare ripartire più forte di prima la nostra agricoltura".
Gli agricoltori al Ministro Teresa Bellanova: "Noi non ci arrendiamo, non lo faccia nemmeno lei"
Raccolto il grido di dolore di un comparto sul lastrico ma serve uno sforzo in più per salvarlo
"Il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ha raccolto il grido di dolore del comparto florovivaistico, ridotto sul lastrico. In questo delicato momento per le sorti del Paese non possiamo lasciare indietro nessuno. Tantomeno un settore che sta registrando il più alto livello di danni, come la ministra ha opportunamente fatto rilevare al Premier e ai colleghi. Le siamo grati per gli sforzi profusi e l'attenzione fin qui dimostrata, ma le chiediamo di tenere la barra dritta e non mollare la presa. Perché se noi nelle campagne, ogni giorno, nonostante le difficoltà, la crisi imperante, l'umore nero e l'intima paura non ci arrendiamo, non deve farlo neanche lei". Il presidente regionale CIA Agricoltori Italiani Puglia, Raffaele Carrabba, esprime così soddisfazione per l'iniziativa del Ministro delle Politiche Agricole che ha scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri dell'Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e della Salute Roberto Speranza, anche per segnalare la difficoltà del settore oggi paralizzato.
"Come Ministero interverremo con gli strumenti per agevolare il credito e con le garanzie Ismea rafforzate col decreto Cura Italia, ma non è sufficiente - si legge nella missiva - Mi preme sottolineare che parliamo di un prodotto deperibile, già programmato e che avrebbe un costo di smaltimento imputato a carico delle aziende e dei consorzi che già oggi sono in difficoltà. Per questo vi chiedo di attivare insieme un'azione straordinaria con un intervento risarcitorio per imprese che segnalano già una perdita di reddito che va oltre i 250 milioni di euro. Allo stesso modo credo che vada approfondita la possibilità di consentire la vendita dei prodotti florovivaistici all'interno dei garden center o ipermercati in condizioni di sicurezza per le persone che vi lavorano e per i cittadini. È una possibilità che vi chiedo di tenere in considerazione nelle decisioni che verranno prese in queste ore".
CIA Puglia, assieme ai livelli nazionali e all'associazione Florovivaisti Italiani aveva lanciato l'Sos e la proposta di istituire un apposito fondo per ristorare il settore, abbinato ad una serie di altre misure urgenti: una moratoria su mutui, pagamenti e finanziamenti; la cassa integrazione in deroga per i lavoratori; il rinvio del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte; il sostengo al reddito per i soci produttori delle cooperative. La conta dei danni è già tristemente più elevata, un miliardo di euro. In Puglia sono circa 1500 le aziende florovivaistiche, quasi 5mila gli addetti diretti, con un notevole indotto, per un valore di circa 185 milioni di euro. Il comparto si concentra nei due grandi poli di Terlizzi in provincia di Bari e Taviano in provincia di Lecce.
"Il comparto rischia un clamoroso crac. Non possiamo abbandonare nessuno al suo destino - conclude Raffaele Carrabba - L'effetto sarà esplosivo in mancanza di adeguate misure di contenimento della crisi. Le immagini dei fiori al macero non fanno indignare soltanto i produttori. Il simbolo della gentilezza è calpestato in un tempo che ne ha tanto bisogno. Salviamo il settore florovivaistico e il cuore dell'Italia, nessuno escluso".