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Attualità

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carlantino“I sentieri dell’acqua e le peculiarità dell’area possono arricchire il dossier a sostegno della Città d’Arte”

CARLANTINO “Sosteniamo la candidatura di Lucera a Capitale Italiana della Cultura 2026. Se sarà chiamato a fare la sua parte in un progetto che coinvolge tutta la vasta area dell’Appennino Dauno, come cerniera ideale tra Puglia e Molise oltre che territorio di storia-natura e cultura, Carlantino non si sottrarrà alla sfida”. É Graziano Coscia, sindaco di Carlantino, a esprimere con queste parole il proprio apprezzamento e il sostegno dell’Amministrazione comunale carlantinese, alla candidatura di Lucera, unica città della Puglia in lizza per il 2026.
La Capitale italiana della cultura è stata istituita nel 2014. Il titolo viene conferito annualmente a una città dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della cultura. Con l’annunciata rinuncia dell’Unione dei Comuni dei Monti Dauni, che ora convergerà nel sostegno a Lucera, sono 25 le città italiane e le unioni di Comuni che hanno inviato la manifestazione d’interesse per il bando “Capitale italiana della cultura 2026”. Per proseguire la corsa verso il titolo, le aspiranti Capitali dovranno perfezionare la loro candidatura inviando – entro il prossimo 27 settembre – un dossier che sarà sottoposto successivamente alla valutazione di una commissione composta da sette esperti indipendenti. Entro il 15 dicembre 2023, la commissione definirà la short list delle 10 città finaliste. La procedura di valutazione – dopo l’audizione pubblica dei progetti finalisti entro il 14 marzo 2024 – si concluderà per il 29 marzo 2024 con la proclamazione della Capitale italiana della cultura 2026. L’ultima città a essere insignita del titolo è stata Agrigento per il 2025, preceduta da Pesaro che diventerà capitale della cultura nel 2024 e da Bergamo e Brescia che sono insieme la Capitale italiana della cultura attualmente in carica per il 2023. La città vincitrice, grazie anche al contributo statale di un milione di euro, potrà mettere in mostra, per il periodo di un anno, i propri caratteri originali e i fattori che ne determinano lo sviluppo culturale, inteso come motore di crescita dell’intera comunità.
“Uno dei temi centrali per l’umanità, in questi e nei prossimi anni, è l’acqua”, aggiunge Coscia. “L’area di Carlantino, Celenza Valfortore e degli altri comuni posti sulla linea di confine col vicino Molise è tra le più ricche della preziosa risorsa idrica. Ed è proprio qui che sorge una delle dighe in terra battuta più estese d’Europa, quella di Occhito, attorno alla quale si sono creati un habitat e un microclima del tutto peculiari, nel quale prolifera una eccezionale biodiversità vegetale e animale. É un tema che abbraccia natura e cultura, innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale per il risparmio idrico, i sentieri dell’acqua e molto altro ancora. Sono questioni epocali che, come tali, possono trovare spazio all’interno del dossier della candidatura di Lucera che è un’opportunità per tutto il territorio che abbraccia, oltre al centro svevo, il capoluogo dauno e i 29 comuni dei Monti Dauni”.

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crisi85 a Bari; 22 a Foggia; 13 a Taranto; 12 a Lecce. Commercio e costruzioni i settori più colpiti
A un anno dall’entrata in vigore del CCII, lo studio sulle aziende in difficoltà


Sono già 132 le aziende pugliesi che hanno fatto ricorso agli strumenti di regolazione della crisi e dell’insolvenza. Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII) introdotto con il decreto legislativo 14/2019, è entrato in vigore il 15 luglio 2022, recependo la direttiva europea «Insolvency» (numero 2019/2013).
In occasione del primo anniversario dall’entrata in vigore del Codice, è stato condotto uno studio sulle aziende in difficoltà, a cura dell’Osservatorio Economico Aforisma, diretto da Davide Stasi.
Sono state oggetto di approfondimento tutte quelle situazioni previste dal Codice: liquidazione giudiziale (procedura che sostituisce il vecchio fallimento), accordi di ristrutturazione dei debiti, amministrazione straordinaria grandi imprese, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo omologato, concordato minore, liquidazione controllata, piano di ristrutturazione omologato, impugnazioni concorsuali, concordato semplificato.
«Così come nel campo medico, prevenire è meglio che curare, anche nel campo economico è meglio prevenire la crisi irreversibile di un’impresa o comunque coglierla sul nascere, in modo da poterla affrontare per tempo e risolverla – spiega Davide Stasi – Al di là di alcune modifiche alle vecchie terminologie (il fallimento si chiama oggi liquidazione giudiziale) l’obiettivo è quello di attuare tutte le possibili strategie affinché l’impresa in crisi possa salvarsi. Lo studio – aggiunge Stasi – fa una disamina delle imprese per regioni e province, nonché per periodo e settore economico».
Da luglio 2022 a maggio scorso (ultimo mese disponibile), sono state 85 le aziende in provincia di Bari che sono ricorse agli strumenti consentiti dalla legge per tenere a galla la propria attività; 22 quelle con sede in provincia di Foggia; 13 quelle in provincia di Taranto; 12 quelle in provincia di Lecce; nessuna in provincia di Brindisi.
Il comparto più colpito è il commercio con 32 aziende in Puglia. Seguono il settore delle costruzioni (30 imprese); le attività manifatturiere (25); il trasporto e magazzinaggio (9); il turismo in senso stretto, ovvero le attività di alloggio e ristorazione (6); le società di trattamento dei rifiuti (5); i servizi di informazione e comunicazione (5). Numeri via via decrescenti per gli altri settori.
«Le disposizioni – chiosa Stasi – sono in linea con i principi europei mirando a favorire l’emersione tempestiva della crisi attraverso strumenti di allerta soft che incentivino l’imprenditore ad attivarsi volontariamente per il superamento della situazione di difficoltà; la valorizzazione dell’autonomia privata delle parti con la previsione di strumenti anche stragiudiziali e con la limitazione dei poteri di intervento dell’autorità giudiziaria; la “risanabilità dell’impresa”, quale valore giuridico, da preservare attraverso procedure di ristrutturazione efficienti che favoriscano la continuità aziendale».

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 vico

Adrien Carlozzi arriverà il 14 luglio e parteciperà alla Festa della Madonna del Carmine
Nel borgo in provincia di Liegi vivono 120 vichesi, il gemellaggio fu istituito ufficialmente nel 1996

VICO DEL GARGANO Marchin è un comune del Belgio, conta più di 5mila abitanti, e si trova nella provincia vallona di Liegi. In questo paese, gli emigranti provenienti da Vico del Gargano, negli scorsi decenni hanno dato vita a una significativa comunità vichese. Attualmente, gli abitanti di Marchin con origini di Vico del Gargano e iscritti all’AIRE, l’Anagrafe per gli Italiani Residenti all’Estero, sono 120. Marchin e Vico del Gargano, dal 1996, sono legate da un gemellaggio ufficiale, ma i rapporti tra i due borghi sono molto più antichi, e le prime iniziative comuni e di scambio risalgono almeno alla fine degli anni ’80.
Nella cittadina belga, c’è anche una Rue Vico del Gargano; così come nel ‘paese dell’amore’ esiste in zona 167 una piazza dedicata a Marchin. Venerdì 14 luglio 2023, alle ore 17.30, nell’aula consiliare di Vico del Gargano sarà accolto Adrien Carlozzi, sindaco di Marchin, per una visita istituzionale che rinnova l’antico e profondo legame tra i due borghi. Ad accoglierlo, oltre al sindaco Raffaele Sciscio e a una delegazione istituzionale rappresentativa del Consiglio comunale e della Giunta, ci saranno anche le Confraternite vichesi. Il sindaco belga, infatti, ha accolto l’invito a essere presente alle giornate più significative della grande festa che Vico – da sabato 15 a mercoledì 19 luglio – dedicherà alla Madonna del Carmine. L’importante ospite, quindi, resterà in paese fino a domenica 16 luglio, giornata in cui parteciperà alla santa messa solenne e, a seguire, all’imponente e suggestiva processione.
“Per noi è un onore e un grande piacere accogliere Adrien Carlozzi”, spiega il sindaco Sciscio. “La sua presenza è un segno di grande sensibilità e attenzione verso l’amicizia storica e il gemellaggio che legano reciprocamente Marchin e Vico del Gargano. Nel secolo scorso, per diversi decenni, molti vichesi emigrarono nella provincia vallona di Liegi. In molti andarono proprio a Marchin. Trovarono un lavoro. Passo dopo passo, costruirono una nuova vita e un nuovo futuro per se stessi e per i propri familiari. I discendenti di quei vichesi oggi e da molti anni vivono a Marchin, dove sono nati, ma conservano un solido legame di affetto e appartenenza con Vico del Gargano. Alcuni tornano periodicamente qui da noi. Di quei primi vichesi che emigrarono tanti non ci sono più. Vogliamo ricordare anche loro. E vogliamo onorare l’amicizia che lega e legherà per sempre non solo Marchin a Vico del Gargano, ma più in generale i rapporti di storica collaborazione e scambio anche in ambito culturale tra il Belgio e l’Italia. L’Europa unita è la più grande conquista culturale, politica ed economica degli ultimi decenni. Una delle migliori eredità che abbiamo ricevuto dal Ventesimo Secolo, che fu caratterizzato da guerre sanguinose e devastanti. L’unione e l’unità del nostro Continente sono dovute anche alle storie come quelle che hanno unito Marchin e Vico del Gargano. Storie di paesi che si sono aiutati nel costruire il futuro. Storie di persone che hanno sofferto, hanno fatto sacrifici, sono riuscite a superare le prime difficoltà di integrazione e oggi, dopo tanti anni, sono legate a un sentimento di appartenenza e di amore per due paesi, così lontani e allo stesso tempo così vicini. Nei prossimi giorni, grazie alla visita del sindaco Adrien Carlozzi, Vico del Gargano e Marchin rinnovano il loro profondo patto di amicizia. L’auspicio è che da questa rinnovata e profonda amicizia possano nascere, anche nell’immediato futuro, nuove iniziative comuni in tutti gli ambiti”.

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carlantino
CARLANTINO Ora è ufficiale. Il Comune di Carlantino ha ottenuto un finanziamento pari a 258mila euro per la ristrutturazione e riorganizzazione della mensa scolastica ad uso della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Il progetto di potenziamento della mensa scolastica è stato presentato all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nella sezione dedicata all’istruzione e alla ricerca e denominato “Piano di estensione del tempo pieno e mense”, che prevede il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione che vanno dagli asili nido fino alle università.
“Siamo soddisfatti di aver ottenuto questo importante finanziamento che prevede l’adeguamento del locale cucina a servizio della mensa – ha dichiarato il sindaco di Carlantino, Graziano Coscia – Continuiamo senza sosta la nostra opera di ricostruzione, con il primario obiettivo di un futuro migliore mettendo un freno al dilagante spopolamento”.
Il primo cittadino sottolinea che la novità più importante è la creazione di un locale cucina separato dedicato ai celiaci, spazio indispensabile per garantire la corretta preparazione dei pasti.
Il progetto, inoltre, porterà alla creazione di una dispensa che permetterà un aumento della funzionalità della cucina e l’ampliamento dello spazio da dedicare allo stoccaggio dei cibi, verdure e derrate alimentari che possono resistere a temperatura ambiente. Non meno importante, la creazione di una cella frigorifera di nuovo impianto per poter dare maggiori potenzialità al servizio mensa. Un nuovo impianto è anche previsto per la ventilazione meccanica controllata che permetterà l’aspirazione dell’aria esausta negli ambienti, per convogliarla in uno scambiatore che la sostituirà con l’aria proveniente dall’ambiente esterno.
Non mancano nel progetto importanti interventi di messa in sicurezza della struttura sia per quando riguarda la creazione di un nuovo impianto di rilevazione incendi sia per quanto concerne il collaudo e la messa a norma dell’impianto elettrico. Infatti, l’impianto di rilevazione automatica degli incendi è fondamentale nelle scuole, in quanto favorisce una tempestiva evacuazione attivando sistemi automatici di spegnimento delle fiamme.
Infine, il progetto prevede la fornitura e l’installazione di attrezzature per l’aumento della funzionalità dei servizi igienici con l’utilizzo di dispenser e dosatori automatici a sensore (in ossequio alle recenti normative).

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ciaMercoledì 12 luglio, alle 10, manifestazione dei cerealicoltori pugliesi nel capoluogo dauno
Scarsa redditività, import selvaggio e costi di produzione mettono a rischio un’eccellenza italiana

FOGGIA “Il Governo deve aprire un ‘dossier grano duro’, perché questo è un settore emblematico delle questioni da affrontare se vogliamo mantenere realmente la nostra sovranità alimentare: i prezzi da fame riconosciuti ai produttori; la scarsa competitività dei nostri costi di produzione e della logistica; l’incidenza abnorme e pressoché senza controlli quantitativi e qualitativi di quanto importiamo dall’estero; lo squilibrio della catena del valore lungo gli anelli della filiera. Per questi motivi”, spiega Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, “abbiamo convocato a Foggia, capitale della cerealicoltura italiana, una manifestazione che il 12 luglio, dalle ore 10, porterà davanti alla sede della Camera di commercio del capoluogo dauno i cerealicoltori di tutta la Puglia”.
IL DOSSIER GRANO DURO. Il dossier grano duro che il Governo dove assumere come prioritario è ben evidenziato dai numeri. CIA Agricoltori Italiani, dal 14 aprile 2023, ha raccolto più di 50.000 firme a sostegno del grano duro italiano, una produzione di qualità alla base di un prodotto di eccellenza del made in Italy come la pasta. Il grano duro è un prodotto di nicchia, nel mondo se ne producono appena 35 milioni di tonnellate, vale a dire l’1,5% della produzione mondiale dei Cereali.
Con più di un milione e duecentomila ettari e 200.000 aziende agricole, il grano duro è la prima coltura a superficie in Italia, con una produzione di circa 4 milioni di tonnellate, che fanno del Bel Paese la prima nazione produttrice europea e la seconda a livello mondiale dietro il Canada. Il grano duro italiano è un prodotto eccellente, salutare, coltivato in modo sostenibile spesso in areali che non hanno alternative colturali e il cui abbandono potrebbe portare gravi conseguenze dal punto di vista economico, sociale, ambientale e di tenuta idrogeologica del territorio. La coltura del grano duro in Italia ha poi anche una forte valenza identitaria e culturale, non è certo un caso che secondo tradizioni e leggende secolari, dalla Sicilia la Dea delle messi Cerere abbia affidato al suo discepolo Trittolemo l’importante compito di girare su un carro trainato da draghi alati per diffondere la coltivazione del grano nel mondo.
IL CROLLO DELLE QUOTAZIONI. Nonostante la grande tradizione, la professionalità degli agricoltori italiani, il grano italiano vede sempre più cali di prezzo da mettere a serio rischio le superfici coltivate.
Nell’ultimo anno, il prezzo del grano duro è crollato da 580 euro a tonnellata a 310 euro a tonnellata e sono forti i rischi che il prezzo possa scendere ancora. È forte la preoccupazione per gli agricoltori di essere costretti a vendere l’imminente raccolto al di sotto dei costi di produzione, che nell’ultimo anno hanno visto aumenti superiori al 40%, passando da circa 800 euro per ettaro a 1400 euro. Con gi attuali prezzi di vendita gli agricoltori lavorano in perdita e si rischia sempre più l’abbandono di un prodotto simbolo del made in Italy.
L’Italia è il primo paese per produzione di pasta nel mondo, la pasta italiana è un’eccellenza del made in Italy. Il 50% della pasta consumata nell’UE viene trasformata in Italia, e nel mondo un piatto di pasta su quattro è prodotto in Italia. Inoltre con 23 kg pro capite, l’Italia resta di gran lunga il Paese con il maggior consumo di pasta e resta inaccettabile che con questi numeri non ci sia la giusta attenzione per il reddito degli agricoltori. L’Italia importa circa due milioni di tonnellate di grano duro su base annua, intorno al 20% del fabbisogno dell’industria.
QUESTIONE IMPORT. Tra i maggiori paesi di importazione ci sono Canada, Stati Uniti, Francia e Kazakistan. L’import inevitabile di grano duro, però, non può e non deve mortificare la produzione nazionale, servono rispetto, attenzione e trasparenza per i produttori di grano duro italiano. I consumatori italiani, peraltro, manifestano sempre più attenzione per i prodotti 100% made in Italy. Le tensioni geopolitiche e la fibrillazione dei mercati internazionali pongono sempre di più come elemento strategico il rafforzamento, per quanto possibile, della produzione nazionale. Servono strumenti che garantiscano maggiore attenzione per gli agricoltori e maggiore trasparenza per i consumatori. Bisogna favorire la massima chiarezza sull’import attraverso strumenti normativi come “Granaio Italia”, dotare il Paese di moderni meccanismi in grado di garantire maggiore trasparenza dei prezzi come le Commissioni Uniche Nazionali (CUN), rafforzare i contratti di filiera, definire i costi medi di produzione sotto i quali non può scendere il prezzo per gli agricoltori. Va potenziata la promozione di pasta con grano 100% di origine italiano.

Ufficio Stampa Cia Puglia

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