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Nel borgo, il 25 marzo, torneranno a unirsi la comunità locale e quella degli emigranti
Il sacrificio di Gesù, la speranza nei volti dei bambini-angioletti sul grande catafalco
ROSETO VALFORTORE Ci sarà il sole, venerdì 25 marzo, a illuminare la 172esima Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo a Roseto Valfortore. E’ quanto indicano le previsioni dei più autorevoli portali meteo italiani. Il sole, non il caldo, con temperature comprese fra i 10 e i 15 gradi. Condizioni ideali per seguire, dalle 9.30, la processione istituita nel 1844 dalla Congrega del Carmine, grazie alla volontà e all’impegno di Vito Capobianco, il capostipite di una famiglia che ancora oggi, pur vivendo da molte generazioni a Napoli, continua a partecipare ogni anno ai riti della Pasqua rosetana.
IL SACRIFICIO DI GESU’ E LA SPERANZA DEI BAMBINI. La Sacra Rappresentazione mette in scena il sacrificio di Gesù. I tratti più duri e profondi del raccoglimento e del dolore, però, sono alleviati da segni e significati che annunciano la Resurrezione. Sono i bambini, nella processione rosetana, a dare volto e purezza alla speranza. Sono proprio i più piccoli a interpretare un ruolo importantissimo nel Venerdì Santo rosetano: partecipano alla processione vestiti di bianco, portano i simboli della Passione di Cristo (il gallo, i chiodi, il calice, le scalette e altri emblemi). Giunti sul calvario, gli stessi bambini indossano una fascia nera, mentre le Marie si velano il capo in segno di lutto aprendo la scena alla Pietà. Imponente e suggestiva è la rappresentazione della sepoltura del Cristo, con un catafalco alto 5 metri, portato a spalla da 12 persone, alla cui sommità alcuni bambini molto piccoli interpretano il ruolo degli angioletti.
IL PAESE E DUE MONDI CHE SI MOBILITANO. Sono più di 50 i figuranti che animano la Rappresentazione e, tra loro, ci sono i 13 soldati romani a cavallo che scortano il Figlio di Dio. Partecipa tutto il paese. In questa occasione, tornano anche le famiglie rosetane da anni emigrate negli Stati Uniti e in Canada. Due mondi si incontrano nuovamente, unendo il borgo dei Monti Dauni alle Comunità di rosetani che risiedono Oltreoceano. Pur essendo una rappresentazione vivente, la tradizione locale vuole che Gesù, la Madonna e San Giovanni non siano interpretati da persone e che per le strade sfilino le loro statue: di cartapesta, nel caso del Cristo, mentre le icone della Vergine e quella del Santo sono il frutto dell’antica arte napoletana delle statue in conocchia. La processione comincia alle 9.30, partendo dalla Chiesa di Santa Maria Lauretana. E’ la banda musicale di Roseto Valfortore ad aprire la manifestazione con l’inno che il maestro Donatelli compose nel 1882, un’opera intitolata “E’ morto il Re dei Re” che il complesso bandistico rosetano esegue da 134 anni solo in questa occasione. Lungo il percorso e alla fine di esso, il Figlio di Dio troverà la Veronica, incontrerà San Giovanni, poserà il suo sguardo sulla Madonna e sarà avvicinato da Giuseppe D’Arimatea e dal discepolo Nicodemo. Infine, saranno le tre Marie (la Vergine, Maria Maddalena e Maria di Cleofa), a gettarsi ai suoi piedi mentre sulla croce Gesù compirà il suo sacrificio caricando sulle proprie spalle i peccati del mondo.