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Alfonso Russi, sanseverese di nascita, ha lavorato negli ultimi sei anni presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e, forte di questa esperienza, ha incominciato a scrivere e raccogliere suggestioni ed emozioni che ha raccolto in varie storie.
Per tragica ironia, gli infami non sono gli affiliati della ‘ndrangheta, ma, in una visione perfettamente speculare, quelli che rifiutano le sue leggi, il suo sedicente senso dell’onore. Russi definisce così le persone perbene che si ritrovano nei 20 brevi racconti che formano il libro, contrapposte con pochi mezzi ad una piovra feroce che penetra in tutta la società calabrese e che, anzi, si è estesa come una metastasi in molte regioni italiane. L’autore ha sottoposto il racconto delle sue esperienze ad alcune modifiche, che rivelano il suo intento letterario, più che meramente documentario. Il luogo in cui vengono ambientate le storie narrate viene chiamato Catreggio, termine che include un plausibile luogo reale, ma anche uno metafisico: «La ‘ndrangheta, come il male, è ovunque e bisogna attrezzarsi per respingerla». I suoi racconti sono pieni della realtà quotidiana vissuta dagli abitanti di un avamposto della legalità, senza inutili tirate retoriche. Sono i fatti a parlare, e lo fanno in modo chiarissimo, raccontando degli inganni dei funzionari comunali, delle collusioni tra politici e mafiosi, del clima omertoso che si respira.
Casa editrice Falco editore