Condividi con

FacebookMySpaceTwitterGoogle BookmarksLinkedinPinterest

Chi c'è online

Abbiamo 349 visitatori e nessun utente online

Spettacolo - Cinema - Arte - Cultura

carpino
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Premio alla Carriera alla musicista, cantautrice e ricercatrice etnomusicale GIOVANNA MARINI
Tra le voci più importanti nel panorama delle musiche popolari del nostro paese
Gentile, si chiede cortesemente di diffondere Comunicato Stampa sulla ventesima edizione:
"CARPINO FOLK FESTIVAL 2015 - DAMATIRA" in programma dal 03 al 09 Agosto 2015 nelle più suggestive location del Gargano.
Dal 5 Agosto le tappe di Cantar Viaggiando arrivano nel centro storico di Carpino dove le vie si arricchiranno di artisti e personalità di spicco riempiendo il paese di suoni, vivacità e quella luce carica di festosità tipica del Carpino Folk Festival.
Il programma della giornata è molto lungo. Si parte alle 19.12 da San Severo per la 3a tappa di Cantar Viaggiando con il giornalista della controinformazione GIANNI LANNES e il progetto "URA" di REDI HASA E MARIA MAZZOTTA.
La serata, a cura di SALVATORE VILLANI con la conduzione del giornalista RAI Enzo Del Vecchio, è dedicata al culto della Madre Terra in Capitanata - Damatira -, e trae il titolo “Matre del Creator” dalla forma orecchiatta e dialettizzata di Mater Creatoris (Litaniae Lauretanae), il canto delle Cantatrici di Ischitella registrato durante la processione del Crocifisso di Varano del 26 aprile del 1997.
Alle ore 21.00, la conferenza dal titolo “IL CULTO DELLA MADRE TERRA NELLA CAPITANATA”. Alle ore 22.00, la presentazione del libro ROBERTO LEYDI E IL “SENTITE BUONA GENTE” con Domenico Ferraro (autore - docente Università di Roma) e Maurizio Agamennone (docente Università di Firenze), quindi la proiezione dei filmati dello spettacolo del 1967 dei Cantori di Carpino e dei musici terapeuti di Nardò.
Seguiranno, ore 23.00, i 5 concerti della tradizione con GIOVANNA STIFANI che interpreta Luigi Stifani (Mesciu Gigi, barbiere violinista che nel corso della sua vita ha condotto innumerevoli esorcismi su donne tarantate); LE CANTATRICI DI ISCHITELLA in Matre del Creator; ANGELA DELL'AQUILA in canti della tradizione albanese d'Italia, Albania e Kossovo; MARIELLA BRINDISIaccompagnata da Mario Mancini in canti della Valle del Fortore; I SUONATORI DELLA VALLE DEL SAVENA diretti da Dina Staro.
I concerti della tradizione saranno intervallati dalla consegna del premio alla carriera alla cantautrice GIOVANNA MARINI, una vita dedicata allo studio, alla raccolta e alla riproposta di musiche di tradizione orale, collaborando con tanti ricercatori e studiosi.
Tutti gli spettacoli del Carpino Folk Festival sono ad ingresso gratuito
CARPINO FOOD FESTIVAL - #ExpoGargano
Promosso dal Gal Gargano
CANTAR VIAGGIANDO - "Una valigia di ricordi"
"Un viaggio slow a bordo dei vagoni delle Ferrovie del Gargano"
Ore 19.12 in viaggio tratta San Severo/Calenella 
Degustazione di prodotti tipici regionali a bordo
GIANNI LANNES "Gargano: la madre terra daunia"
Su questo lembo di storia si sono aggrappate mille leggende, a partire dall’approdo di Diomede dopo la guerra di Troia. Gente rude e criminali di importazione. Il sangue illirico, greco, teutonico, svevo, arabo, normanno, iberico, slavo e albanese si è raggrumato sul promontorio. Alcuni sono venuti a bivaccare da queste parti; molti, però, sono partiti con le pezze al culo, e mai più tornati. Progresso e sviluppo annunciato e promesso dal 1861 dopo aver stroncato la rivolta patriota dei briganti? Gli autoctoni emigrano ancora a testa bassa, mentre sovente i giovani sopravvivono consumando nel vuoto i giorni e l’intelligenza. Così sebbene sia legalmente assente nel belpaese la pena di morte, vige inesorabile la morte per pena.
Gianni Lannes è scrittore, fotografo, documentarista, esploratore, subacqueo, ex giornalista e fotografo. Ha lavorato sia in Italia che all'estero, occupandosi di controinformazione con inchieste riguardanti i traffici di armi (inchiesta su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin), di esseri umani, di rifiuti tossici, scorie radioattive, di ecomafie. A causa del suo lavoro ha subito numerosi attentati e minacce di morte. Dal dicembre 2009 all’agosto 2011 ha vissuto sotto scorta della Polizia di Stato.
ACCOMPAGNAMENTO DI REDI HASA E MARIA MAZZOTTA - PROGETTO “URA”
I primi incontri musicali tra Redi Hasa e Maria Mazzotta avvengono nel 2005 quando, suonando per puro divertimento, cominciano a capire che tra di loro c’è grande affinità musicale. Di nota in nota trascorrono lunghe serate in compagnia di musiche tradizionali e libere improvvisazioni.
Il puro piacere dell’ascolto reciproco diventa, man mano, un appuntamento costante e ad ogni incontro entrambi portano nuovi brani e nuovi arrangiamenti, quasi a stupirsi l’un l’altro delle grandi potenzialità della loro musica.
E’ così che, nel 2010, cominciano a credere seriamente in un progetto di ricerca che leghi le potenti note del violoncello alla leggerezza della voce, passando attraverso le tradizioni delle loro terre e di quelle che incontrano nei numerosi viaggi. Vibrazioni che si snodano dalla pancia di un violoncello, frequenze liberate che sostengono e si fondono con la voce; note sapienti che prendono corpo dal ventre, che giocano con le simmetrie e con le dissonanze.
Fondamenta del repertorio sono le storie del sud Italia e dei Balcani, delle genti della Vecchia Europa e dei migranti di ogni tempo e luogo che Maria e Redi interpretano e ripropongono secondo il proprio sentire.
Dalla collaborazione musicale tra i due scaturiscono forti emozioni che li nutrono e li ispirano al contempo.
Colori, sapori, profumi, luci e ombre dell’esistenza umana vengono trasformati in suono che coinvolge e in storia che ammalia, in emozione. Sperimentazione e improvvisazione sono strumenti dosati con saggezza per sentire l’appartenenza di un brano e imprimervi la propria personalità.
“MATRE DEL CREATOR, IL CANTO DELLE DONNE”
in collaborazione con Parco del Gargano - Expo e territori – Motherchef
A cura di SALVATORE VILLANI con la conduzione del giornalista RAI Enzo Del Vecchio
Ore 21.00 Largo San Nicola / CARPINO
La dea gravida della vegetazione – popolarmente nota come dea della terra, o Madre terra – fu una delle figure femminili più rappresentate tra quelle riprodotte nell’Europa antica del neolitico.
La dea era la Creatrice dalla quale tutta la vita – umana, vegetale e animale – deriva, e alla quale tutto ritorna.
Nell’epoca neolitica, e ancor prima nel paleolitico superiore, la religione era centrata sulla potenza femminile, come dimostra la predominanza del simbolismo femminile. Proprio come il corpo femminile era considerato come la dea creatrice, allo stesso modo anche il mondo veniva considerato come il corpo della dea che crea costantemente la nuova vita da sé medesima. La dea è essa stessa la terra e la natura, pulsante con le stagioni: porta la vita in primavera e la morte in inverno.
Anche quando la cultura dell’Europa antica scomparve, con il sopravvento dei sistemi sociali e religiosi indoeuropei, i contadini europei continuarono tenacemente a venerare questa dea. Le festività agrarie praticate in Grecia e a Roma proseguirono la tradizione ereditata dal neolitico (Gimbutas 2005).
CONFERENZA: “IL CULTO DELLA MADRE TERRA NELLA CAPITANATA”
La conferenza, curata da Salvatore Villani, illustrerà l'origine della lettera M, quale script risalente a circa 300.000 anni fa, da cui deriva probabilmente la parola Mater latina, attraverso lo studio della ritualità connessa ai culti della rigenerazione della natura e quindi anche della nascita/rinascita degli esseri viventi del Paleolitico, fino al culto della Dea Madre del Neolitico. Il relatore si soffermerà sulla religione e sulla struttura sociale dell'Europa antica, per dimostrare che era una società matrilineare, tea-cratica e democratica, guidata da una regina-sacerdotessa e da un concilio di donne che fungeva da corpo governante, a differenza delle società patriarcali dei popoli belligeranti Indo-europei. Una struttura sociale ginocentrica che, nell’arco di alcuni millenni, ha potuto garantire una qualità della vita superiore a molte società androcratiche e classiste, ed ha goduto di un lungo periodo pacifico. Indagherà poi la civiltà dei Dauni, attraverso l'analisi di alcune stele, per capire l’importanza delle donne nella vita sociale e politica e il culto speciale nei confronti di Demetra e di Kore, importato successivamente presso i romani, perchè legato alla vita agricola e alle vicende della vegetazione, fondamentale per la sopravvivenza in una società stanziale. «La dea gravida della vegetazione – popolarmente nota come dea della terra, o Madre terra – fu una delle figure femminili più rappresentate tra quelle riprodotte nell’Europa antica del neolitico. La dea era la Creatrice dalla quale tutta la vita –umana, vegetale e animale– deriva, e alla quale tutto ritorna. La dea è essa stessa la terra e la natura, pulsante con le stagioni: porta la vita in primavera e la morte in inverno. Anche quando la cultura dell’Europa antica scomparve, con il sopravvento dei sistemi sociali e religiosi indoeuropei, i contadini europei continuarono tenacemente a venerare questa dea. Le festività agrarie praticate in Grecia e a Roma proseguirono la tradizione ereditata dal neolitico» (Marija Gimbutas 2005).
ROBERTO LEYDI E IL “SENTITE BUONA GENTE”
Presentazione del libro a cura di Domenico Ferraro (autore-Università di Roma), Maurizio Agamennone (Università di Firenze), edizione Squilibri-2015, con proiezione di filmati del 1967 (Cantori di Carpino e Musici terapeuti di Nardò). 
Promosso da Roberto Leydi per la stagione 1966-’67 del Piccolo Teatro di Milano, con la consulenza di Diego Carpitella e la regia di Alberto Negrin, il Sentite buona gente intendeva attestare l’esistenza di una cultura musicale ‘altra’ attraverso la viva voce dei suoi protagonisti: i musici terapeuti del Salento, le sorelle Bettinelli di Ripalta Cremasca, i cantori di Carpino, la Compagnia Sacco di Ceriana, i suonatori di Maracalagonis, gli spadonari di Venaus, i musicisti e danzatori di San Giorgio di Resia e i tenores di Orgosolo accompagnati da Peppino Marotto.
Concepito in polemica con il Ci ragiono e canto di Dario Fo e del Nuovo Canzoniere Italiano, lo spettacolo costituiva in realtà un provvisorio punto di arrivo nella straordinaria carriera di un autore che attraversa da protagonista gran parte della cultura italiana del secondo Novecento, in una straripante ricchezza di relazioni intellettuali, da Elio Vittorini a Paolo Grassi, da Giorgio Strehler a Enzo Paci, da Tullio Kezich a Oreste Del Buono, da Enzo Jannacci a Giorgio Gaber, e in una ininterrotta solidarietà di intenti con Luciano Berio e Umberto Eco, gli amici di tutta una vita. L’inedito ritratto dell’autore del Sentite buona gente accompagna così la ricostruzione di un frastagliato ambiente culturale, contrassegnato dall’insofferenza verso rigide ripartizioni di ambiti disciplinari e dall’avversione verso tendenze e ideologie affermatesi nel frattempo a Roma, all’interno del principale partito della sinistra, quando la “realtà effettiva” del mondo popolare animava una pluralità di posizioni teoriche, da De Martino a Pasolini, da Calvino a Fortini, prima di essere riassorbita nelle intenzioni militanti di un “teatro politico” e di una “canzone di lotta e di protesta”.
Con le fotografie di Luigi Ciminaghi e di Alberto Negrin e testi inediti di Carpitella e Negrin; nel DVD la riduzione televisiva dello spettacolo e, nel CD, una selezione dei brani musicali registrati nel corso delle ricognizioni sul campo anche in Abruzzo e Toscana, con brani delle cantatrici di Cerqueto di Fano Adriano, dei Cardellini del Fontanino e dei poeti improvvisatori di Arezzo che non presero poi parte allo spettacolo.
CONCERTI DELLA TRADIZIONE
GIOVANNA STIFANI interpreta Luigi Stifani  (Mesciu Gigi), accompagnata da Antonio Stifani
LE CANTATRICI DI ISCHITELLA in Matre del Creator 
PREMIO ALLA CARRIERA: GIOVANNA MARINI
ANGELA DELL'AQUILA in canti della tradizione albanese d'Italia, Albania e Kossovo
MARIELLA BRINDISI accompagnata da Mario Mancini in canti della Valle del Fortore
I SUONATORI DELLA VALLE DEL SAVENA: Dina Staro, le donne, il violino e la danza dell’Appeninno Bolognese
GIOVANNA STIFANI (accompagnata alla chitarra da suo fratello Antonio)
Figlia di Luigi ‘Mesciu Gigi’, il violinista-barbiere del tarantismo, dopo la morte del padre, avvenuta il 28 giugno 2000, è stata l’ideatrice e la promotrice a partire dal 2001, assieme ad Antonio Spano, del ‘Memorial Luigi Stifani’. Ha creato un piccolo museo nel centro storico di Nardò con gli strumenti musicali e gli oggetti della barberia di suo padre, per valorizzare e far conoscere la poliedricità di questo complesso personaggio salentino. Ripropone, durante le sue performances culturali-musicali, i canti e i racconti che ha imparato da Luigi Stifani, suo padre. Si è esibita in importanti festival tra cui il ‘Memorial Luigi Stifani’ (Santa Maria al Bagno- Nardò), il Tarantella Fest (Gargano), Suoni dal Mediterraneo (Andria), etc.
LE CANTATRICI DI ISCHITELLA in Matre del Creator 
Scoperte da Salvatore Villani nel 1997, durante una ricognizione etnomusicale sui canti religiosi processionali, è un gruppo unico nel suo genere e rappresentativo della tradizione polivocale del Gargano. Il gruppo spontaneo delle Cantatrici di Ischitella conosce un vasto repertorio di ninne-nanne, canti sacri, di lavoro, di emigrazione, narrativi, satirici, ecc., a due e tre voci, appresi direttamente dalla viva tradizione, durante i lavori campestri.
La bellezza delle loro voci ha colpito fortemente Giovanna Marini che così si è espressa: “Le donne di Ischitella sono un corpo unico, con tanti occhi, tante voci, tanti sorrisi uno diverso dall’altro, tanti caratteri, ma sono una donna sola. La loro voce è un’unica voce potente, con un’emissione controllata, non urlano mai, eppure tesa come un sassofono suonato da un maestro. La loro musicalità è evidente, lineare, quasi tangibile. I loro codici d’interpretazione unanimi. È questa solidità, questa monoliticità, questa massa di suono, di corpo, di maternità, che coinvolge, avviluppa, non lascia possibilità al dubbio: le donne di Ischitella sono una certezza”.
Le Cantatrici si sono esibite in importanti festival tra cui il Tarantella Fest (Gargano), il Carpino Folk Festival, Festambientesud (Monte Sant’Angelo), Suoni dal Mediterraneo (Andria), Circolo Gianni Bosio – Museo Nazionale degli Strumenti Musicali (Roma), rassegna Canti della Settimana Santa (Campolieto-Molise), rassegna Canti di Passione (Salento).
PREMIO ALLA CARRIERA: GIOVANNA MARINI
Nata a Roma in una famiglia di musicisti, Giovanna Marini si diploma in chitarra classica al Conservatorio di Santa Cecilia nel 1959 e si perfeziona con Andres Segovia. Di seguito suona per qualche anno il liuto con il “Concentus Antiqui” del Maestro Quaranta.
All’inizio degli anni Sessanta incontra un gruppo di intellettuali fra cui Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Roberto Leydi, Gianni Bosio e Diego Carpitella e scopre il canto sociale e la storia orale cantata. Nel 1964 il “Bella Ciao”, spettacolo di canto politico e sociale, dato a Spoleto con grande scandalo per un pubblico molto chic e poco abituato, le dà la possibilità di cantare e raccogliere canti popolari in giro per l’Italia, nelle situazioni sempre incandescenti degli anni Sessanta.
Partecipa allora alla storia del “Nuovo Canzoniere Italiano” cantando con i gruppi formati per l’occasione da cantautori politici come Ivan Della Mea, Gualtiero Bertelli, Paolo Pietrangeli, ma anche cantanti contadini come Giovanna Daffini (ne impara l’emissione vocale e il repertorio), il Gruppo di Piadena, i Pastori di Orgosolo con il poeta Peppino Marotto (da cui impara l’arte del racconto, dell’improvvisazione) e da tanti altri cantori e cantastorie a cui deve sempre molto.
Continuando la ricerca musicale e il suo impegno negli spettacoli e iniziative del “Nuovo Canzoniere” come per il “Ci ragiono e canto” di cui Dario Fo cura la regia, cresce il suo gusto del teatro, dell’affabulazione teatrale, dello stare in scena. E nel 1965 incomincia a comporre lunghe ballate che raccontano la sua esperienza e che interpreta sola in scena accompagnandosi con la chitarra non avendo la possibilità di usare altre voci ed altri strumenti: da “Vi parlo dell’America” nel 1965 all’ “Eroe” nel 1974.
Nel 1974, con un gruppo di musicisti anch’essi provenienti da percorsi non tradizionali, fonda la Scuola Popolare di Testaccio a Roma.
Parallelamente al suo sviluppo di compositore, Giovanna Marini ha sempre continuato l’insegnamento dell’etnomusicologia applicata al canto di tradizione orale italiano presso la SPMT e dal 1991 al 2000 anche presso l’Università di Paris VIII – Saint Denis.
Con i suoi allievi di Roma e Parigi ha fatto fino ad oggi una decina di viaggi di studio per ascoltare e registrare i canti di tradizione orale ancora presenti in Italia nelle feste religiose o profane.
Nel 1976 crea il Quartetto Vocale per il quale compone da allora le “Cantate” e con il quale si esibisce in concerti e tournées in Italia e all’estero.
La sua intensa attività musicale l’ha portata anche a comporre per il cinema: per registi come Loy, Maselli, Pietrangeli o Gianikian; per il teatro fra cui numerose tragedie greche: dalle “Troiane” di Thierry Salmon nel 1988, musiche premiate dal UBU, alle “Coefore” di Elio De Capitani o alle “Antigone”: la prima per il regista tedesco Hans-Günter Heyme nel 1995 e la seconda per il francese Patrice Kerbrat nel 2000; e ugualmente per la danza contemporanea, come “Animarrovescio” della coreografa Adriana Borriello. Inoltre compone numerosi oratori, poemi sinfonici e opere fra cui: “Pour Pier Paolo” dodici liriche dalla “Meglio Gioventù” di Pasolini, “Concerto per Leopardi”.
Nel 2002 con Francesco De Gregori incide il disco “Il Fischio del Vapore” che si distingue per un numero di vendite eccezionale.
Nel 2005 esce il suo libro “Una mattina mi son svegliata. Le storie di un’Italia perduta”, edito da Rizzoli, che racconta da un lato i viaggi collettivi fatti con allievi di nazionalità diverse, dall'altra i propri ricordi e pensieri sul lavoro svolto attraverso gli anni con il gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano e la conoscenza ed amicizia con Pier Paolo Pasolini.
Per il Festival Angelica di Musica Contemporanea scrive la partitura per “Le ceneri di Gramsci” di P.P.Pasolini. La prima esecuzione a Parma il 2 novembre 2005 con la regìa di Giuseppe Bertolucci.
MARIELLA BRINDISI (chitarra battente e voce) accompagnata da Mario Mancini (tamburi a cornice)
Il gruppo “I Musicanti della Memoria” nasce e si esibisce la prima volta nel 2010 presso il Circolo “Gianni Bosio” di Roma invitato da Giovanna Marini dopo un lungo periodo dedicato alla ricerca e raccolta di testimonianze, sui canti di tradizione orale, del territorio molisano della Valle del Fortore. La ricerca dà buoni risultati e nasce, quindi, la necessità di approfondire l’argomento frequentando i luoghi “maestri” della tradizione: il Tarantella Fest che li vede presenti a Rignano fin dal 2005, il Carpino Folk Festival, e la presenza, nel 2006, di Giovanna Marini e dei suoi allievi di Testaccio, a Macchia Valfortore, che segnano una tappa fondamentale per il consolidamento, la passione e l’amore per i canti della propria terra.
ANGELA DELL'AQUILA in canti della tradizione albanese d'Italia, Albania e Kossovo
Angela Dell’Aquila (voce), Salvatore Villani (baglama), Ciro Iannacone (chitarra), Vittorio Basanese (fisarmonica)
Angela Dell’Aquila è nata a Chieuti e si interessa di canti della tradizione arbëreshë a partire alla fine degli anni Sessanta, quando conosce Roberto Ruberto, musicista, poeta e scrittore chieutino, che la sprona ad interpretare con la sua bella voce i canti della tradizione albanese italiana. Dopo la morte di Roberto, sotto la spinta di Giorgio Ruberto, entra a far parte del gruppo musicale arbëreshë di Chieuti, con cui realizza una incisione e vari concerti in Italia e all’estero, fino allo scioglimento del gruppo avvenuto alla fine degli anni Settanta. Nel 2005 entra a far parte del gruppo musicale del Centro Studi di Tradizioni Popolari del Gargano e della Capitanata, sotto la direzione musicale di Salvatore Villani, con cui realizza importanti concerti a Vasto Etnofestival, al ‘Memorial Giorgio Ruberto’ di Chieuti, al Tarantella Fest, al Carpino Folk Festival, a Suoni dal Mediterraneo (Andria), al ‘Memorial Luigi Stifani’ (Santa Maria al Bagno- Nardò), etc.
I SUONATORI DELLA VALLE DEL SAVENA: Dina Staro, le donne, il violino e la danza dell’Appeninno Bolognese
Placida Staro, detta Dina, è etnomusicologa ed etnocoreologa di fama internazionale. È direttrice del Centro di Ricerca e Documentazione della Cultura Montanara e della Piccola Scuola di Musica e Danza Tradizionale nel paese di Monghidoro (Bo). Svolge anche attività come ricercatore indipendente, come formatore a contratto, autore di testi letterari e come violinista. Dal 1986 è membro dell'International Council for Traditional Music (UNESCO Status C), e dal 2012 vicepresidente dell'Ethnochoreology Study Group della stessa istituzione. È stata cantante, chitarrista e violinista in diversi gruppi, attrice e coreografa per la televisione, cinema e teatro dal 1974 ad oggi. È violinista, cantante e responsabile del gruppo " I Suonatori della valle del Savena" dal 1986.
Suonatori della Valle del Savena, è la formazione che riunisce dal 1974 ‘I Suonatori della valle bolognese’ che suonano per il ballo antico, staccato e liscio. Per quarant'anni hanno portato nelle case, nei cortili, nelle piazze e sui palchi tre generazioni di suonatori. Attualmente, ne fanno parte Bruno Zanella, chitarra bolognese, Placida Staro, violino e voce, Domenico Salomoni, percussioni, Elisa Lorenzini, Carolina Conventi, Stefano Reyes, violino, Davide Dobrilla, fisarmonica, Gabriele Roda, contrabbasso e basso elettrico. Hanno una ricca discografia a iniziare dai due dischi editi per l’Albatros nel 1974 (Musiche e canti popolari dell’Emilia 1) e nel 1976 (Musiche e canti popolari dell’Emilia 2) curati da Stefano Cammelli, per finire con i dischi curati da Placida Staro nel 1991, nel 1995, nel 1996. Per la Nota di Udine hanno pubblicato nel 2002 due CD “Concerto a Bologna” e “I rest d’la sòzia”, nel 2007 il CD doppio “Al di là delle parole”, nel 2012 il CD doppio “E' qui la festa?”.
Responsabile Comunicazione
Domenico Sergio Antonacci: 393.1753151
domenico.antonacci@carpinofolkfestival.com
Direzione Artistica
Luciano Castelluccia: 338.9160125
direzioneartistica@carpinofolkfestival.com
Associazione Culturale Carpino Folk Festival
Via Mazzini, 201 - Carpino, FG 71010
info@carpinofolkfestival.com | Tel: 348.8102899 | Fax: 0884.997379
www.carpinofolkfestival.com | Facebook | Twitter