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Il rito, la grazia, il mito di un alimento che è padre e madre di una grande umanità
Fino al 20 agosto, in mostra le sculture di Antonio Poppa a Palazzo De Gregorio
ORSARA DI PUGLIA Il rito e la grazia del pane, per intere generazioni, sono scolpiti nella memoria, nel tempio che io cuore e la mente riservano alle cose più belle e preziose. Gesti di un tempo, antichi attrezzi, il calore di una materia che è vita, identità, storia. Il pane, quasi fosse anello di congiunzione fra umano e divino, dono di Dio, riesce a essere madre e padre, alfa e omega di una cultura contadina che ha sempre posto questo alimento come base e pietra angolare della propria alimentazione, della sua stessa identità. A questo sentimento, Antonio Poppa ha dedicato un’intera mostra: “La via del Pane”, a Orsara di Puglia, sarà visitabile fino al prossimo 20 agosto a Palazzo De Gregorio, dalle 10.30 alle 13 e dalle 18 alle 22.
GUADAGNARSI IL PANE. Antonio Poppa è nato a Orsara di Puglia ma vive a Ivrea, dove ha lavorato per un vecchio colosso dell’industria italiana, la Olivetti. Come accade spesso ai nostri emigranti, anche Antonio ha tenuti impressi nella mente e nel cuore i “rilievi” della propria formazione, del luogo in cui è nato e ha vissuto parte della propria esistenza, del paese che prima di lui ha dato i natali ai suoi genitori e ai genitori dei suoi genitori. La sua passione per la scultura ha radici nella terra argillosa di certe aree di Orsara. Antonio Poppa ha coltivato quella passione come fosse un campo di grano. Sulla sua strada, ha incontrato il maestro Giuseppe Binel, esponente di primo piano della scultura valdostana che l’ha sostenuto in questo lavoro.
LA VIA DEL PANE. Prima di arrivare alla tavola, il pane, o almeno quello di un tempo, era ed è aratura, poi semina, mietitura, metafora della fatica e della gioia di vivere. Si passa dai campi, camminando a fatica tra le zolle, per poi arrivare al mulino, trasformare i chicchi in oro. L’ultimo passaggio, prima della tavola, è in forno. La mostra di Antonio Poppa disegna la mappa del pane, andando a raccogliere i rilievi della memoria per trasformarli in scultura. Un’opera d’arte fissa per sempre una storia, un percorso, interi volumi di valori e significati. E’ così che “La via del Pane” racconta, con il meccanismo dello specchio che non riflette più la realtà, il cambiamento, lo sviluppo industriale, l’effetto straniante della meccanizzazione e dei riti che diventano rarità. Antonio Poppa, all’Olivetti, ha vissuto quel passaggio in modo diretto, partecipando in prima persona allo sviluppo dell’informatica e l’avvento della robotica. Per questo il suo omaggio al pane è tutt’altro che nostalgico (anche se evoca e provoca nostalgia), caratterizzandosi piuttosto come un omaggio tenero e consapevole alla grande cultura del pane. Attrezzi, luoghi e persone sono memorizzati con tenerezza e religioso rispetto.
L’autore per la realizzazione delle sue opere si è avvalso delle immagini fotografiche messe a disposizione da Pietrantonio Fatibene, Nicola Tramonte e da un video di Ernesto Trobia.