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Primo piano

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Scavi via Appia Rocchetta SantAntonio 2
Foggia, 15 gennaio 2024. Si sono concluse in questi giorni le campagne di indagine archeologica per l’individuazione del Tracciato dell’Appia antica nel territorio di Rocchetta Sant’Antonio (FG) nell’ambito dei programmi previsti dal Ministero della Cultura per l’avvio dell’Iter di Candidatura della via per l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
L’obiettivo è stato quello di individuare il percorso della strada presso il passaggio sull’Ofanto indicato dagli Itinerari antichi.
Grazie alla lettura delle foto aeree e alle ricognizioni topografiche (Angelo Valentino Romano), sono state condotte indagini geofisiche che hanno evidenziato tracce della strada e di alcuni edifici contigui (Laura Cerri). I successivi scavi archeologici hanno evidenziato un tratto della strada glareata e numerosi reperti che documentano la frequentazione dell’area da età repubblicana fino a età tardoantica.
Si è potuto confermare, così, che il Pons Aufidi si identifica nel Ponte Santa Venere.
Gli scavi archeologici sono stati commissionati alla società Archeologica s.r.l e condotti dagli archeologi Andrea D’Ardes, Gianna Ferrara e Vincenzo Danese; le indagini di ricognizione da Grazia Savino, Antonella Frangiosa, Nicola Guglielmi e Giovanni Forte.
Questa tappa importante per la ricerca della Regina Viarum è il frutto della sinergia tra la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, il settore di Archeologia dell’Università Di Foggia (responsabili Maria Luisa Marchi e Danilo Leone), e il Comune di Rocchetta Sant'Antonio.

Ufficio Stampa, Comunicazione istituzionale ed Eventi di Ateneo
Università di Foggia

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vicoVenerdì 26 gennaio, alle 17.30, secondo incontro per il Piano strategico dell’olivicoltura vichese
Si sta lavorando anche alle idee-progetto di una “Scuola dell’olio” e di un “Festival dell’Olio Garganico”

VICO DEL GARGANO Si terrà venerdì 26 gennaio, alle ore 17.30 in aula consiliare, il secondo incontro verso la redazione del “Piano strategico di recupero e valorizzazione della secolare olivicoltura collinare di Vico del Gargano”. La fase di verifica e confronto continua ed è aperta a tutta la cittadinanza, nell'ottica della necessaria condivisione degli obiettivi del piano che intende svilupparsi attraverso un percorso di pianificazione partecipata. Diversi momenti caratterizzeranno questo secondo incontro: un primo momento (Momento convegnistico), darà continuità alla fase di conoscenza della complessa realtà olivicola di Vico attraverso una tavola rotonda. Parteciperanno il sindaco Raffaele Sciscio, l’assessora Porzia Pinto e i tecnici locali coinvolti nel piano, tra cui Nello Biscotti (coordinatore del piano), Daniele Bonsanto (agronomo) e Michele Giglio (architetto). Seguiranno le preziose testimonianze di giovani olivicoltori e frantoiani (Francesca Fiorentino, Apruzzese Nicola, Guido Cusmai) che stanno dando prova di positive esperienze di valorizzazione qualitativa e commerciale degli oli di Vico del Gargano.
Il secondo momento (Momento esperienziale) sarà dedicato a un'esperienza sensoriale collettiva, durante la quale tutti i partecipanti all'incontro saranno protagonisti di una valutazione organolettica dell'olio. Ogni partecipante avrà l'opportunità di esprimere le proprie valutazioni su tre campioni anonimi di oli rappresentativi dell'olivicoltura di Vico del Gargano. Gli stessi campioni di olio saranno sottoposti contemporaneamente a una rigorosa analisi chimico-fisica e organolettica. L'esperienza consentirà un intrigante confronto tra gli esiti della valutazione gustativa collettiva e la reale qualità degli oli, che emergerà dalle analisi. L'obiettivo è iniziare a verificare il livello di qualità degli oli di Vico rispetto agli attuali standard qualitativi degli oli extravergini. Il terzo momento (Momento conviviale) vuole dedicare spazio anche alla convivialità, ritenuta strategica per coinvolgere l'intera città nel percorso programmatico. Con l’organizzazione dell’Associazione "Paposta fest", si offrirà ai partecipanti una degustazione di "Paposce, cacio e olio", la modalità culinaria più antica di questo tipico pane vichese.
L'incontro si concluderà con la presentazione dei risultati della degustazione e delle analisi chimico-fisiche e organolettiche dei campioni di olio, a cura della dr.ssa Sabrina Pupillo, tecnologa alimentare e altra figura di competenza locale coinvolta nel piano. Dopo questo secondo incontro, l'Amministrazione Comunale procederà alla formalizzazione del tavolo tecnico-scientifico che dovrà redigere il Piano olivicolo. Ai tecnici locali si uniranno ricercatori dell'Università di Foggia: Laura De Palma (docente di Arboricoltura), Massimo Monteleone (docente di Agronomia) e Maurizio Prosperi (docente di Economia e Estimo rurale). Il piano sta cominciando a prendere forma con alcune idee strategiche sulle quali s’intende lavorare: usi nutraceutici, cosmetici, di olio, foglie, olive, utilizzo di tutti i sottoprodotti (morchia, frasca, sansa), formazione professionale e culturale continua, Museo dell’Olio (Museo Trappeto Maratea), restauro trappeti di campagna, chiese rurali, percorsi degli oli e del paesaggio, mercatino permanente degli oli di Vico, Festival dell’Olio Garganico.
“Fra tutte – dichiara Raffaele Sciscio, sindaco di Vico del Gargano – un’idea chiave è vista nell'istituzione di una SCUOLA DELL’OLIO (Palazzo Della Bella), concepita come una scuola di livello internazionale, a numero chiuso e di alta specializzazione. Questa scuola rappresenterebbe un'opportunità unica per approfondire la conoscenza sull'olio e potrebbe costituire un fulcro formativo strategico per la formazione di nuovi professionisti da spendere nella qualificazione dell’olio garganico e della Puglia. La sfida che l’Amministrazione sta affrontando è notevole e piena di difficoltà, in un mondo dell'olio ormai globalizzato, vulnerabile a speculazioni commerciali, frodi e contraffazioni. Evidentemente, l'olio di oliva è un cibo di alto valore, irrinunciabile, e può pertanto trovare ancora spazi commerciali meritevoli che contribuiscano a salvaguardare i secolari uliveti di Vico del Gargano dai rischi di abbandono, preservandone così l'identità culturale ed economica”.

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comunediluceraRispetto alla situazione dell’Ospedale Lastaria di Lucera, colgo l’occasione per portare all’attenzione degli organi di stampa, dei cittadini e dei rappresentanti politici regionali e locali che negli ultimi 3 anni la situazione del nosocomio è quotidianamente peggiorata. Abbiamo assistito ad un progressivo svuotamento dei servizi offerti, numerosi medici hanno lasciato la struttura, il pronto soccorso è più volte andato in seria difficoltà e i posti letto di fatto si sono dimezzati rispetto alla previsione della delibera regionale che individuava la struttura quale Ospedale di Zona Disagiata. Inoltre, va segnalato il dimezzamento dell’attività del centro analisi e la profonda crisi nella quale versa il centro radiologia. Molte altre sono le criticità che si sono palesate negli ultimi anni ed a nulla sono servite le rassicurazioni circa un rilancio della struttura che oltre a poter avere un importante ruolo nella organizzazione del Policlinico Riuniti (notoriamente congestionato nelle sue attività) rappresenta un importantissimo presidio di salute a servizio dell’intero territorio dei Monti Dauni. Veramente poco risolutiva può essere considerata la presenza di uno/due (forse e speriamo) nuovi medici a servizio del pronto soccorso dopo che non è stata rinnovata la convenzione con il 118 e si sono persi numerosi medici dedicati al servizio. Invito, pertanto, i rappresentati regionali della Provincia di Foggia a farsi carico della problematica ed a portare la stessa nel Consiglio Regionale senza ulteriori indugi avendo chiaro che questa parte di Puglia non può e non deve essere privata anche del diritto alla salute. Dimensionamento scolastico: Preso atto che la questione della soppressione delle autonomie scolastiche non è ancora sufficientemente chiara a qualcuno, ritengo doveroso esporre alcune precisazioni. In primo luogo continuo a sentire che io e la mia Amministrazione avremmo “deciso di non decidere”: affermazione palesemente falsa e infondata, e lo è per due ordini di motivi. Il primo è che non spetta al Sindaco o all’Amministrazione Comunale decidere quali autonomie scolastiche si debbano o non debbano sopprimere, dato che questa prerogativa è esclusivamente della Regione Puglia così come delle altre Regioni italiane. Il secondo è che al Comune e quindi all’Amministrazione che lo rappresenta è consentito, invece, esprimere pareri e osservazioni sulle proposte della Regione, corroborate da opportune motivazioni, cosa che è stata fatta con la Deliberazione di
Giunta Municipale n. 172 del 26 settembre 2023, dove si è deciso di contestare ed opporsi alla soppressione di qualsiasi autonomia scolastica nel territorio di Lucera ampiamente motivando tale decisione. Qualcun altro avrebbe preferito che si decidesse di mantenere l’autonomia della Bozzini – Fasani sacrificando l’ITET, proponendone l’accorpamento al Convitto Nazionale Ruggero Bonghi, io e la mia Amministrazione abbiamo invece deciso di perorare la causa di entrambe le suddette autonomie e, alla fine, i fatti ci hanno dato ragione, nonostante qualcuno abbia espressamente detto, a favore di camera, "io non sposo cause perse" definendo tale la richiesta dell'amministrazione Lucerina di salvare entrambe le autonomie per ottime motivazioni. Nella diretta che ho fatto qualche giorno fa ho citato un passaggio del verbale della conferenza di servizi inerente il dimensionamento scolastico degli istituti lucerini dove viene riportato chiaramente che l’ipotetico accorpamento dell’ITET al Convitto Nazionale presenterebbe un problema di conflitto, così c’è scritto nel verbale, con quanto disposto dal DPR 249/98. In effetti si tratta di un refuso nella trascrizione del verbale, perché il DPR al quale si fa riferimento nella conferenza è evidentemente il n. 233/98 (Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a norma dell'art. 21 Legge n. 59 del 16.07.97). Mi scuso per aver commesso l'errore di leggere un riferimento normativo riportato erroneamente nel verbale di conferenza tra Provincia e Regione. Nella sostanza il DPR 233/98 esclude dall’applicazione delle norme sul dimensionamento scolastico i Convitti Nazionali come il Ruggero Bonghi e lo stabilisce in maniera chiara ed inequivocabile all’art. 7, che riporto testualmente: “Art. 7 – Esclusioni Le disposizioni di cui al presente regolamento non si applicano alle accademie di belle arti, di danza e di arte drammatica, ai conservatori di musica, agli istituti superiori per le industrie artistiche, alle scuole italiane all'estero e agli istituti di educazione, salvo il disposto dell'articolo 5, comma 5.” Quindi alcuni istituti vengono espressamente esclusi dai piani di dimensionamento, salvo quelli di lingua slovena delle province di Gorizia e Trieste (di cui all’art. 5 comma 5). Il Convitto Nazionale è un istituto di educazione ed è quindi escluso dall’applicazione della Legge. Come viene correttamente riportato nel verbale della conferenza, si parla di “conflitto” con la Normativa vigente a proposito dell’accorpamento dell’ITET al Convitto Nazionale. Apprendo che c’è chi si lascia andare a qualche spiritosaggine leggendo il testo del DPR citato per errore nel verbale della conferenza di servizi e invece di prendersi la briga di verificare quale sia la normativa corretta, ne cita un’altra che non c’entra nulla con il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, traendone conclusioni palesemente errate e per giunta con la pretesa di avere maggiori competenze in materia di istituzioni scolastiche rispetto alle autorità provinciali e regionali a tanto preposte. Un errore interpretativo della Norma può ben essere perdonato a chi non è del mestiere,
ma quello che è inaccettabile è la presunzione di saperne di più degli addetti ai lavori, più di tutto e tutti oserei dire, ma a questo siamo purtroppo abituati. Viale Castello: Apprendo pure, che in una diretta, qualche persona non ben informata sostiene nuovamente che vi fosse la possibilità di finanziare gli aumenti di spesa per il completamento dei lavori di Viale Castello con i fondi messi a disposizione dal finanziamento regionale “StradaxStrada” (non è la prima volta che sostiene questa corbelleria a fini denigratori non avendo altri argomenti). A tal proposito faccio osservare che questo avrebbe comportato la rinuncia a rifare il manto stradale di interi quartieri come quello dei Cappuccini, ad esempio, che non vedevano l’asfalto da almeno quaranta anni o, magari, la rinuncia al rifacimento della strada per San Severo che da decenni versava in condizioni vergognose, di Via Aspromonte e tante altre. Ma anche volendo fare questa scelta scellerata, ci si sarebbe scontrati con quanto previsto al punto 5.3 del Bando Regionale dove si stabilisce espressamene che “Non sono ritenute ammissibili spese relative a interventi per i quali alla data di concessione del contributo siano già state avviate le procedure di gara per l’affidamento dei lavori.”. Per rinfrescare la memoria a chi fa finta di non sapere, per Viale Castello non solo erano avviate le procedure di gara, ma erano pure concluse con l’affidamento dei lavori, pertanto i fondi di StradaxStrada non potevano essere utilizzati per finanziare i lavori di Viale Castello. Spero di essere stato chiaro ed esaustivo, a beneficio di chi vuole davvero conoscere la verità.

Il Sindaco di Lucera
Giuseppe Pitta

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cia
Sicolo: “Il mancato rinnovo dell’esonero costerà da 400 a 10mila euro alle nostre imprese agricole”
“Invece di ridurre le tasse, come promesso, il comparto primario viene penalizzato da nuovi aggravi fiscali”
Il settore più colpito è quello vitivinicolo, pesanti conseguenze anche sui settori olivicolo e cerealicolo
“I parlamentari pugliesi si attivino con un emendamento al Milleproroghe che ripristini l’esonero”

“Il mancato rinnovo dell’esonero Irpef per i coltivatori diretti e per gli imprenditori agricoli è una mazzata per tutto il comparto primario, soprattutto per le aziende vitivinicole che, negli ultimi anni, sono state messe al tappeto dagli enormi danni causati dalla peronospora e dall’annoso problema delle giacenze. Occorre ricordare, a questo proposito, che la produzione vitivinicola nell’ultimo anno è stata dimezzata e, assieme ad essa, la redditività del settore è stata quasi azzerata, per non parlare delle imprese che sono andate in perdita e che non sono riuscite a recuperare né i costi di produzione né almeno una parte dei danni per riuscire a ripartire. Alla crisi determinata da fattori climatici, dunque, si aggiunge una crisi appesantita da fattori fiscali. Il Governo e il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida pongano rimedio a questo errore e corrano ai ripari, ripristinando l’esonero Irpef”. È molto chiaro il grido d’allarme lanciato da CIA Puglia attraverso le parole del suo presidente, nonché vicepresidente nazionale dell’organizzazione, Gennaro Sicolo. “Ci aspettiamo che i parlamentari pugliesi di ogni schieramento si attivino e facciano approvare un emendamento al Milleproroghe che ripristini il rinnovo dell’esonero”.
Dal 2016, quando fu introdotto dal Governo Renzi, l’esonero Irpef per gli agricoltori era stato sempre confermato come una misura di buon senso a sostegno di un comparto, quello agricolo, tra i più penalizzati negli ultimi anni da una serie di sfavorevoli congiunture. “Le facilitazioni fiscali per il settore vanno confermate e, semmai, rafforzate, mentre il mancato rinnovo dell’esonero Irpef va esattamente nella direzione contraria. Di fatto, il Governo introduce una nuova tassa che pende sulla testa degli agricoltori come una nuova spada di Damocle”.
Il mancato esonero penalizza soprattutto le aziende agricole di medie e di grandi dimensioni. Per le imprese del comparto, questa misura si traduce in una nuova imposta il cui peso, secondo le simulazioni effettuate dall’Osservatorio Economico Cia Puglia, varia da un minimo di circa 370 euro a un massimo di circa 10mila euro. Fortemente penalizzate risultano i settori dei seminativi, l’olivicolo e, in modo ancora più rilevante, quello vitivinicolo.
“Per non parlare di quello cerealicolo”, aggiunge Sicolo, “con il valore riconosciuto al grano duro pugliese e la redditività delle aziende cerealicole che, nel 2023, hanno subito un vero e proprio tracollo: dal 29 giugno 2022, quando il prezzo medio del grano duro era pari a 575,25 euro/tonnellata, si è giunti il 20 dicembre 2023 a 370,75 euro/tonnellata, con un calo pari a circa il 36%”.
“In pratica”, aggiunge Sicolo, “il mancato rinnovo dell’esonero Irpef colpisce tutta l’agricoltura pugliese come un pugno nello stomaco. Il 2024, da questo punto di vista, è iniziato come peggio non si poteva. Il Governo aveva promesso di tagliare le tasse e, invece, sta tagliando i sostegni all’agricoltura per fare cassa, ma in questo modo indebolisce un settore trainante per la nostra economia, mettendo in difficoltà migliaia di aziende che vengono appesantite da nuovi fardelli fiscali, delle zavorre pesantissime che riducono le risorse che le imprese potrebbero destinare a investimenti, innovazione e nuove assunzioni”. “Il Governo è ancora in tempo per ravvedersi e intervenire”, auspica Gennaro Sicolo, “perché assestare questi durissimi colpi all’agricoltura a inizio anno significa pregiudicare le possibilità di un rilancio complessivo del settore. Il Ministero dell’Agricoltura e l’intero esecutivo diano concretezza agli impegni presi, anche recentemente, riguardo al sostegno promesso per lo sviluppo del comparto primario italiano che, tra guerre, eventi climatici estremi e distorsioni del mercato internazionale in questi anni ha dovuto sopportare e affrontare mille ostacoli per andare avanti”.

Ufficio Stampa Cia Puglia
Francesco Quitadamo

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ciaCIA Puglia: “Contributo dal 70 al 40%, così si espongono le imprese agricole a costi e rischi insostenibili”
Minore possibilità di assicurarsi, maggiori rischi per le aziende agricole di perdere tutto e dover chiudere

“Il contributo pubblico per le polizze assicurative agevolate destinato alle aziende agricole è sceso dal 65-70% al 37-40%. I tagli operati dal Ministero dell’Agricoltura sui contributi-polizze erogati da Agea sono devastanti. Questo significa una sola cosa: di fronte agli eventi climatici estremi sempre più costanti e frequenti, saranno ancora di meno le aziende agricole che potranno assicurarsi e, dunque, attutire almeno in parte le enormi perdite derivanti da grandinate, alluvioni e altre calamità. Perdite che, inevitabilmente, porteranno alla scomparsa di molte aziende. La situazione è davvero preoccupante”. È CIA Agricoltori Italiani di Puglia, attraverso le parole del presidente Gennaro Sicolo, a lanciare l’allarme relativo ai pesanti tagli operati dal Ministero dell’Agricoltura sui contributi per le polizze assicurative agevolate erogati da AGEA, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura.
“Se, per assicurarsi, un’azienda agricola è chiamata a sostenere un aumento di un terzo dei costi finora sostenuti, è chiaro che più difficilmente quell’impresa potrà garantirsi una copertura accettabile dal rischio di perdere in un colpo solo il lavoro di un intero anno”, aggiunge Sicolo. “I tagli operati dunque, vanno nella direzione opposta alla sostenibilità economica del fare impresa nel settore primario”. Il Decreto Ministeriale del Dicastero agricolo che abbassa la percentuale del contributo per la stipula delle polizze agevolate porterà le aziende agricole a non assicurarsi perché semplicemente non potranno più permettersi di sostenere i costi. Dopo due annate agrarie difficilissime, con la produttività e i redditi delle aziende letteralmente in balia di eventi climatici di natura catastrofale, CIA Agricoltori Italiani aveva già chiesto al Governo, nelle scorse settimane, di continuare a garantire il sostegno del 70% per il 2023 e le annate precedenti. Ora il rischio sarà quasi totalmente a carico delle aziende perché le polizze, già onerose con il contributo del 70%, diventeranno veramente proibitive.
Il 2023 è stato uno degli anni peggiori per ciò che attiene agli eventi climatici estremi, anche in Puglia. Durante l’anno che ci siamo lasciati alle spalle, infatti, a un lunghissimo periodo di siccità e caldo estremo, è seguita una sorta di ‘stagione delle piogge’, con un’altissima concentrazione di copiose precipitazioni piovose che hanno causato allagamenti, umidità elevatissima e prolungata, lo sviluppo di fitopatologie devastanti come la peronospora capace di causare il dimezzamento della produzione di uva in tutto il territorio pugliese. CIA Agricoltori Italiani di Puglia, inoltre, torna a ribadire le proprie preoccupazioni per le criticità che riguardano il Fondo Agricat, uno strumento per la gestione dei rischi in agricoltura inserito dall’Italia nella nuova PAC. Le risorse economiche del Fondo derivano in parte dai fondi comunitari e in parte dal prelievo del 3% dell’importo dell’aiuto diretto (PAC) che viene riscosso dagli imprenditori beneficiari. CIA Puglia rileva come si tratti di un prelievo che rappresenta un ulteriore aggravio finanziario in capo alle aziende, peraltro nell’ambito di un sistema piuttosto farraginoso e complicato la cui efficienza effettiva resta ancora tutta da valutare.
LE PROPOSTE CIA. “Bisogna modificare il decreto legislativo 102/2004, istituire un nuovo e più corposo fondo nazionale per i danni da calamità naturali, prevedere un più ampio e agevolato accesso alla copertura assicurativa per le imprese agricole danneggiate da eventi estremi”, aggiunge Sicolo. “Inoltre, occorre semplificare le procedure burocratiche per permettere, ad aziende e lavoratori, di usufruire nell’immediato degli aiuti previsti. È drammatico quanto sta succedendo negli ultimi anni, ma le istituzioni, al di là delle parole, fanno come se nulla fosse cambiato. Gli eventi calamitosi si susseguono ormai con intervalli di tempo sempre minori. La nostra proposta è di costituire un fondo assicurativo per tutelare le aziende agricole dagli eventi naturali e dalle crisi di mercato, in parte coperto dalla fiscalità generale e in parte dai fondi del CSR. Non possiamo più permetterci che i sacrifici di una vita vengano annientati dalle calamità. I cambiamenti climatici in atto devono spingerci a una approfondita e seria riflessione, che non si limiti al momento dell'emergenza, ma sia utile a predisporre misure strutturali in grado di salvaguardare il patrimonio agricolo”. 

Ufficio Stampa Cia Puglia
Francesco Quitadamo

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