Politica
Marucci: «Non interessa neppure alla federazione provinciale che incoraggia le vecchie logiche, impedendo l'affermazione del nuovo corso»
«Un Partito democratico che a San Marco la Catola nel 2009 è stato determinante per l'affermazione di un sindaco con ampio suffragio, arrivando in poco tempo a chiudere la sede di circolo e a sparire dalla scena politica dopo la sfiducia alla giunta, denota l'incapacità di una classe politica ormai da rinnovare radicalmente». Ne è convinto Fabio Marucci, democrat romano, sammarchese di origine, ideologicamente vicino all'area "Rifare l'Italia" che da mesi, anche grazie all'impulso di Stefano Fassina (che in un videomessaggio a sorpresa è intervenuto proprio sulla situazione sammarchese in occasione delle elezioni politiche) sta cercando di ricompattare un partito messo in ginocchio dalle prove di forza e dalle guerre intestine. «Impegnandomi alle primarie, richiamando una per una tutte quelle persone che, pur essendosi allontanate, ancora condividono i principi che animano il Pd - dichiara il giornalista - fin da novembre mi sono messo a disposizione, tentando di portare pace tra i "veterani" e gli "ex amministratori", rischiando anche di essere tirato per la giacca sia dall'una che dall'altra parte. Ho suggerito una conferenza d'organizzazione, che altro non è che un congresso di circolo fatto per motivi gravi come quelli interni al Pd sammarchese, ma il gioco dei numeri e delle tessere ha impedito anche questo percorso». Un Pd inesistente, riferisce Marucci, che intanto parla di un segretario dimissionario che delega un responsabile per fare accordi politici in vista delle elezioni amministrative e di un commissariamento alle porte «che già assomiglia tanto ad un aborto, per via di nomi foggiani circolanti, graditi solo ad una ristretta parte del circolo». «E cosa più grave, un nuovo corso che intanto è nato - fa sapere il "giovane turco" - fatto di ragazzi che in assenza di rinnovamento difficilmente aderirebbero ad un Pd troppo diverso da quello che da tempo sogno per San Marco». Intanto il giornalista stigmatizza il comportamento del segretario della federazione provinciale Paolo Campo: «Ho sempre cercato di buttare acqua sul fuoco - afferma - ma ora mi vedo costretto a dare ragione a chi dice che il problema è a monte. Anche perché - conclude - certe logiche inappropriate, che stanno portando alla morte del Pd sammarchese - non sarebbero mai state possibili senza talune benedizioni o omissioni. A poche settimane dal voto ecco ciò che ci ritroviamo: un partito inesistente o per meglio dire delegittimato, tanti sostenitori che guardano da fuori senza poter intervenire, pochi unti che accendono focolai elettoralistici - frutto di iniziative personali e non certo di intese politiche - e altri partiti e movimenti che si nutrono dei nostri avanzi. Più un commissariamento alle porte che potremmo tranquillamente titolare "Cambiare tutto per non cambiare niente"».