Politica
“Punto primo? Ampliamento della zona industriale per creare lavoro con nuovi insediamenti”
FOGGIA - “Mi candido al Consiglio comunale con La Città dei Diritti, al fianco della candidatura a sindaco di Pippo Cavaliere. A Foggia c’è bisogno di ricominciare dall’ABC, dalla cura di una città lasciata a se stessa, con strade e marciapiedi rotti, rifiuti per strada, interi quartieri lasciati al buio. C’è bisogno di ricominciare dalla serietà e dalla competenza”. Pino Lonigro ha accettato di candidarsi alle prossime elezioni amministrative del 26 maggio. Lo farà all’interno della lista La Città dei Diritti. “Pippo Cavaliere è la persona giusta per restituire normalità e futuro a una grande città come Foggia. Non è normale la situazione che stiamo vivendo da cinque anni a questa parte”, dichiara Pino Lonigro.
LO SLOGAN, COLTIVIAMO IL FUTURO. “Sono figlio della cultura contadina, con orgoglio. Di agricoltura mi occupo 365 giorni l’anno, da una vita. Il futuro va coltivato giorno per giorno, come fanno i nostri agricoltori con i loro campi. Questa amministrazione non è stata capace di dare seguito all’ampliamento dell’ASI, altri 200 ettari messi a disposizione di nuovi insediamenti produttivi utili a creare centinaia di nuovi posti di lavoro soprattutto con l’agroalimentare. Il mio PUNTO PRIMO è il lavoro. Per questo ho deciso di sostenere la candidatura a sindaco di Pippo Cavaliere. Il lavoro è il primo diritto per cui dobbiamo lottare. Il diritto dei giovani a costruire il proprio futuro. Il lavoro è il diritto e il dovere delle donne e degli uomini a realizzare il loro orizzonte. Il lavoro è il diritto e il dovere di credere in un futuro possibile. Coltiviamo il futuro non è uno slogan, è piuttosto l’indicazione di una strada da percorrere. Nell’agroalimentare, nell’economia verde, Foggia ha potenzialità che ancora devono essere espresse pienamente. Si tratta di un comparto che ne integra altri: il turismo, la ricerca e l’Università, i servizi alle imprese, l’innovazione”.
“C” COME CURA. “Faremo ciò che in questi anni non è stato fatto. Negli ultimi cinque anni non si è avuta cura di Foggia. L’orgoglio di Foggia può e deve essere una città che si rialza da cinque anni di propaganda vuota, di cassonetti strapieni e strabordanti, di rifiuti per strada e incendi di discariche a cielo aperto. Ci sono interi quartieri lasciati all’incuria e al degrado: il rione Martucci, il Diaz, il Villaggio Artigiani, il Cep, il Salice, Viale Giotto, ma anche la zona di San Michele e, più in generale, tutte le aree che sono lontane dallo spot elettorale di una zona pedonale per cui si sono spesi milioni di euro e con risultati modesti. La situazione del Villaggio Artigiani è l’emblema del degrado: una zona che dovrebbe essere trainante per lo sviluppo e il lavoro è caratterizzata da strade dissestate, sporche, senza segnaletica, la mancanza totale di un sistema pubblico di videosorveglianza efficiente che possa prevenire i furti e i veri e propri assalti di cui sono state oggetto diverse attività. Non c’è stata progettualità, per cui il Comune di Foggia, a differenza di altre Amministrazioni, non ha presentato progetti che ottenessero i fondi necessari a riqualificare l’area, renderla decorosa e sicura, funzionale al ruolo che dovrebbe rivestire. Cosa è stato fatto per Viale Ferrovia? Hanno montato un gabbiotto vuoto. La differenziata è un fallimento, non servono statistiche per avvalorare un dato che è sotto gli occhi di tutti. Chi cammina a piedi, anche in centro, deve guardarsi da piccoli e grandi esposizioni all’aperto di mobili ed elettrodomestici in disuso, da marciapiedi dissestati. Ci camminano i nostri nipoti su quelle strade, i nonni dei nostri figli. L’illuminazione pubblica è deficitaria, con intere periferie al buio, ma anche molte zone del centro non sono illuminate a sufficienza. Ci sono immobili di proprietà comunale abbandonati, uno spreco incredibile. Possono essere recuperati, si può pensare a restituirli ai cittadini per realizzarne biblioteche e ludoteche di quartiere gestite da associazioni e volontari, a cominciare dalle periferie. Perché questa è una grande città: grande per estensione, per genio e tragedie, per storia e bellezza, grande per cuore e passione. Averne cura è il seme che oggi prepara i germogli del domani. Coltiviamo il futuro”.