Le condizioni del soldato Carlo Calcagni, originario di Guagnano in provincia di Brindisi, sono drammatiche e senza speranze: «Il mio corpo è diventato una discarica di metalli pesanti». Il militare, che ha prestato servizio durante la missione italiana in Bosnia Erzegovina, si è ammalato lentamente, ma purtroppo senza speranze di ripresa.
«Sto morendo lentamente in seguito alla costante degenerazione delle mie cellule che si stanno tramutando, in tutto il mio corpo, in cellule cancerose». Carlo ha mandato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al capo del Governo Mario Monti e ai membri della Commissione parlamentare sull'uranio, raccontando di essere vittima di una grave patologia che lo costringe a recarsi al centro specializzato del Breakspear Hospital nel Regno Unito.
I metalli pesanti presenti ovunque nel suo corpo sono stati generati «dall'esplosione delle bombe con uranio impoverito che i nostri alleati americani hanno utilizzato per bombardare l’ex Jugoslavia appena prima del nostro intervento nei Balcani come forza multinazionale di pace, sebbene la missione internazionale del nostro Paese sia fondata sull'opzione non violenta e che dovrebbe rispettare l'articolo 11 della Costituzione».
Calcagni, pilota di elicottero, ha partecipato a diverse missioni italiane all'estero. Nel 2002 comincia ad avvertire i primi disturbi. Dopo la drammatica diagnosi, nel 2006 viene trasferito alla scuola di Cavalleria di Lecce per poter accedere più facilmente al reparto di Oncologia dell'ospedale Fazzi di Lecce. Il 30 ottobre del 2007 la sua patologia viene riconosciuta da commissioni mediche militari come dipendente da cause di servizio.
L'ex soldato chiede che i soldi impiegati dall'Italia per finanziare le trasferte all'estero siano, ora, utilizzate per sostenere i casi difficili, come il suo, e tra i primi a rispondere a questo appello c'è stato il governatore Vendola, a cui il militare aveva scritto: il presidente della Regione Puglia ha pubblicato sul suo sito la lettera di Calcagni, dichiarando che farà il possibile per arrivare alla verità sulle malattie e sulle morti da servizio. «Mi impegnerò - scrive Vendola - per sottrarre dall'omertà e dall'oblio un Paese che dimentica in fretta e preferisce non sapere».
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Venerdì, 23 Novembre 2012
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