Otto arresti a Monte Sant'Angelo, durante i quali sono stati impiegati quasi 60 carabinieri. Le indagini sono partite dopo l’omicidio di Ivan Rosa, e grazie al quale è stato posto fine ad una serie di furti nel campo agricolo, estorsioni e detenzione di armi comuni e da guerra.
In campo vi era una vera e propria banda dedita alla commissione di reati contro il patrimonio, con relative estorsioni atte alla restituzione della refurtiva.
La banda, nella quale faceva parte anche Ivan Rosa, era dedita ai furti dei trattori o altri attrezzi per il lavoro nei campi, era composta da: Antonio Rosa 42enne, fratello di Ivan, Bartolomeo Rignanese 42enne e di Matteo di Biase 36enne, finiti in carcere, mentre ai domiciliari, sono finiti: Raffaele Rignanese 33enne, Michele Scirpoli 44enne e Raffaele Vicolo 28enne. Altre due persone sono state sottoposte all’obbligo di firma.
Le indagini hanno scoperto che Rosa Ivan, Vivoli, i due Rignanese e Di Biase avevano sottratto in una masseria di Cagnano Varano diverse attrezzature agricole, quali trattori, motoseghe ed aratri, e non solo ma, anche due fucili calibro 12, nascondendoli in località Bosco Quarto di Monte Sant’Angelo.
Dopo il furto, la banda ha costretto gli agricoltori vittime del furto a farsi consegnare 7.000 euro, per poter riavere parte degli attrezzi rubati. L'episodio non è mai stato denunciato, ma è stato scoperto dai carabinieri dopo l’omicidio di Ivan Rosa.
Antonio Rosa, sarebbe inoltre accusato di porto e detenzione di kalashnikov assieme a Di Biase, detenzione di materiale esplosivo.
I militari non hanno sequestrato nessuna arma è ma, le indagini sono scaturite da intercettazioni telefoniche ed ambientali, dove il Rosa è indiziato di aver detenuto il fucile kalashnikov utilizzato per esplodere dei colpi nel marzo 2014, contro l’autovettura e la saracinesca del garage di Giampiero Bisceglia, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Monte Sant’Angelo.