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libri storici blibliotFG2013
Foggia, lunedì 21 gennaio 2013
Foggia -  Più di 400 testi antichi andati in malora, pieni di muffe che hanno già rovinato gran parte del loro prezioso contenuto ed altri 40mila circa a rischio in attesa di controlli. E’ questo lo scenario che si è presentato nel fine settimana appena trascorso quando alcuni impiegati della Biblioteca Provinciale di Foggia, “Magna Capitana”, sono scesi nel sottoscala della struttura. Un sottoscala umido, con infiltrazioni d’acqua che provengono dal terreno, con mura segnate dal tempo e dalle condizioni atmosferiche che ultimamente hanno intensificato le azioni aggressive a una struttura che sembrava “immune” da agenti chimici naturali. A dare la triste notizia è stata un’emittente televisiva locale, Teledauna, durante il telegiornale delle ore 14.
Testi antichi del ‘700 scrigni insostituibili delle nostre più preziose testimonianze cittadine e dell’intera provincia di Foggia, perlopiù provenienti dall’ex biblioteca comunale e da biblioteche religiose della Capitanata, rovinati dall’incuria e imperizia dai suoi stessi custodi. Libri conservati con gelosa appartenenza al territorio che, ahinoi, non hanno avuto quella giusta cura e dovizia per essere preservati da un nemico tanto comune quanto palese. Difatti, e lo affermo con indignazione, non è possibile che testi di tal valore siano stati conservati per anni in un ambiente non controllato, né esente da agenti atmosferici e privi, presumo, di apparecchiature tali da mantenere temperatura e umidità controllata. Lo stato dei libri è risultato di grave entità tale da indurre il direttore della biblioteca, Franco Mercurio, a procedere al loro trasferimento presso una struttura di Roma specializzata nel recupero e restauro di libri antichi. Un’azione dovuta giacché le responsabilità di questo ennesimo scempio del nostro patrimonio culturale è sua. E con lui di chi istituzionalmente (e politicamente) gestisce la “Magna Capitana”, ovvero il Presidente dell’Ente Provincia, Antonio Pepe, e l’Assessore alla Cultura dello stesso ente, Maria Elvira (detta Billa) Consiglio.   Non v’è dubbio che, e credo sia un pensiero comune di tanti concittadini, se i testi antichi son stati ritrovati peni di muffa, vuol dire che il problema non è recente. Difatti dalle dichiarazioni di Mercurio il problema era noto da tempo. Nessuno, però, è intervenuto per mettere in sicurezza queste preziosità, uniche per le informazioni che contengono. Ciò fa pensare (e forse affermare) che la noncuranza di tal patrimonio, e perciò il non allertare i diretti responsabili, venga da tempi lontani: in altre parole, nel sottoscala della biblioteca e precisamente dove erano conservati i testi antichi chi doveva intervenire non lo ha fatto. Costi eccessivi e perciò mancanza di fondi? La spending review ha colpe in nome di una gestione che fa acqua, come quella che ha rovinato i volumi storici?. Nessuno lo dice, nessuno si spinge oltre. Ma il dubbio, permettetemelo, c’è ed è quello che qualcuno abbia visto e non se ne sia curato, giacché quell’ambiente, appena sotto il livello terreno, era ed è frequentato da chi archivia e spero pulisca.
Non c’è che dire, cari responsabili della biblioteca, la vostra noncuranza, la vostra distrazione, è allarmante. Star qui a chiedere le vostre dimissioni (la vostra testa) diverrebbe una richiesta populista, se non proprio inutile e che di questi tempi sarebbe da traino a campagne vicine alle vostre scelte elettorali.  I nostri soldi, quelli pubblici, vanificati in un cumulo di muffe, mentre se ne spendono tanti altri a far fotocopie, comperare toner e spese varie molto meno importanti della valorizzazione e conservazione del patrimonio librario storico-culturale della nostra bellissima Capitanata. Certo, errare è umano, come è dovuto riparare, ma davanti a tal patrimonio l’indifferenza è colpevole quanto un delitto avvenuto alle spalle, solo che la vittima non sono solo i testi antichi, bensì l’intero patrimonio culturale e storico di tutta la Capitanata e i suoi conterranei.

Nico Baratta