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«… abbiamo sotterrato il nostro patrimonio culturale.»

 

 

Foggia, 17 novembre 2012


Sembra di vivere in un avanzo del mondo, quasi fosse surreale, dove se l’uomo riporta alla luce frammenti importanti della nostra storia, altri se ne infischiano. Appunto, un avanzo della nostra Terra mi sovviene in mente, poiché è tanta la rabbia, l’indignazione verso chi e cosa produce degrado e abbandono.

Qualche anno fa una nostra carissima e preparata archeologa, Marina Mazzei, riportò alla luce una tomba funeraria: la Tomba della Medusa. Interrata a più di 5 metri dal rigoglioso suolo di un Tavoliere mai avaro, e grazie anche alla fortuna indotta dai lavori degli agricoltori che aravano quella terra, la Mazzei scoprì un’importante sito archeologico, risalente al III – II secolo a. C. Dalle caratteristiche prettamente daune, la Tomba della Medusa era, come detto, una tomba funeraria del tipo ipogeico (scavata sotto terra), avente un dromos (corridoio d’accesso) a scivolo che permetteva l’ingresso ai familiari dei defunti. Scontato è dire che la tomba era abbellita decorazioni pittoriche e manufatti, tipici della civiltà dauna e importanti per l’evento.

Fin qui tutto è nella norma. Anzi, e proprio per esaltarne l’importanza e rendere il sito fruibile, intorno e sopra la Tomba della Medusa fu costruita un’imponente infrastruttura di cemento armato, costituita da cupole in vetro, accessi vari e grandi spazi per accogliere visitatori e importanti servizi di informazione e approfondimento culturale.

Fuori l’imponente struttura, un grande prato con tanto di gabbiotto per guardiania, circondato da una massiccia rete a protezione perimetrale.

Purtroppo, e sempre quando l’uomo maldestro ci mette le mani e la mente, il nostro patrimonio impoverisce, degrada, diventa sede di viandanti, cani randagi e, nel caso, obiettivo di tombaroli.

Oggi quella tomba è nel pieno del suo abbandono, circondato da sterpaglie, con i cancelli divelti e sottratti in alcuni punti, con vetri rotti e acqua, quando piove, che gronda cospicuamente inondando gli interni dell’imponente struttura e parte del prezioso patrimonio storico archeologico. Cosa meno importante, ma specchio della verità in cui versa la Tomba della Medusa, è lo stato pietoso e pericoloso per la salute del gabbiotto della guardiania, dove sanitari, impianti elettrici e strutture murarie sono palesemente in abbondante stato di degrado.

Da un sopralluogo della Polizia Municipale di Foggia, e poi da una foto postata su facebook da parte di Voce di Foggia, questa mattina è stato lanciato l’allarme sullo stato di degrado in cui versa quella tomba. Da un mio accurato sopralluogo, svolto quasi in contemporanea con l’allarme, purtroppo ho constatato che se alla Tomba della Medusa non verranno svolti lavori immediati di restauro, ben presto saremo costretti a risotterrarla (per la vergogna in cui la conserviamo). Immorale, degradante, diseducante l'abbandono di quest'area archeologica della nostra Daunia. Una tomba sedotta e abbandonata, silente nel suo dolore poiché chi dovrebbe ascoltare l’appello è volutamente sordo. E dire che per riportare alla luce quel sito funereo e poi costruirne sopra un’infrastruttura, son stati spesi tanti soldi pubblici, ora in fumo, anzi concime velenoso per il nostro territorio. Poteva diventare un importante sito archeologico di attrazione turistica e di settore, un luogo dove istruire scolaresche con visite guidate e informazioni multimediali poiché gli interni del sito sono capienti. Un luogo, la Tomba della Medusa, che poteva fare business per il nostro fabbisogno pubblico.

L’appello che lancio è quello di rivalutarne l’uso dei quel sito, giacché al suo interno sono ancora presenti strumenti di lavoro con opere incompiute che minano la stabilità dell’imponete struttura e quella della tomba (cosa più importante). Un appello, il mio, rivolto alle vari istituzioni presenti sul territorio, al Comune di Foggia, alla Regione Puglia, alla Sopraintendenza ai Beni Culturali, al FAI Fondo Ambiente Italiano, alla Fondazione Banca del Monte “Siniscalco Ceci” che da sempre è in prima linea e, con gran cuore e amore per la nostra terra e cultura, dona cospicui fondi per il futuro della Provincia di Foggia. Un appello accorato affinché facciano squadra per riportare alla luce, rendere fruibile, togliere dal degrado e dalla mano di “invasori assetati di reperti archeologici” la Tomba della Medusa.



Nico Baratta

Direttore Responsabile