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I consiglieri comunali del PD formalizzano la diffida inviandola a sindaco, Prefettura, Corte dei Conti, ANAC e presidente del Consiglio comunale
Dichiarazione dei consiglieri comunali Pasquale Dell'Aquila (capogruppo), Lia Azzarone, Francesco De Vito, Michele Norillo e Anna Rita Palmieri

Bisogna revocare "immediatamente e senza esitazione" la concessione per la gestione dell’impianto sportivo di Parco San Felice, perché "la procedura è illegittima, i lavori abusivi" e si può "configurare l’occupazione illecita di un’area pubblica".
Lo abbiamo messo nero su bianco nella diffida inviata questa mattina al sindaco Franco Landella - oltre che per conscenza a: Presidenza del Consiglio comunale, Prefettura, Corte dei Conti e Anac - facendo rilevare evidenti vizi procedurali e più di qualche stranezza nel carteggio tra i diversi uffici competenti per materia dopo esserci attivati per l'accesso agli atti.
Sostanzialmente, ci siamo trovati di fronte alla concessione di un ettaro di Parco San Felice con l'intento di realizzare un vero e proprio impianto sportivo, non la riqualificazione del campo di calcetto esistente, che prevede anche la costruzione di strutture, con l'investimento di 200.000 euro. Il tutto per ottenere, a vantaggio del Comune, poco più di 4.000 euro l'anno.
E c'è un'ulteriore stranezza che può fornire qualche spunto di riflessione: la determina dirigenziale con cui si affida la concessione dell'area è la n.722 del 22 maggio 2019. Il 26 maggio, appena 4 giorni dopo, si aprirono i seggi elettorali e i foggiani si recarono alle urne per scegliere il sindaco e i consiglieri comunali.
Quanta fretta! Non sarebbe stato meglio aspettare un paio di settimane? Non sarebbe stato meglio evitare di disporre di una porzione così estesa e delicata del territorio comunale a 4 giorni dal voto?
Quanto accaduto per Parco San Felice sembra la replica del "metodo" utilizzato dall'assessorato alle Politiche sociali per la distribuzione dei fondi del Piano Sociale di Zona, denunciato in piena campagna elettorale.
La risultanza analitica della nostra ricerca fa rilevare anche l'esautoramento del Consiglio comunale e il disprezzo delle sue competenze istituzionali da parte del sindaco e della Giunta, con buona pace del presidente dell'Assise che fino ad oggi non ha pronunciato una sola parola.
Revocare la concessione, quindi, è ancor più indispensabile a tutela del Comune e dei cittadini.