l Convento e la chiesa di Maria SS. delle Grazie
Il Convento, che dista circa 1,5 Km. dalla piazza principale del Centro Storico, fu fondato nel 1531. La Chiesa, costruita contemporaneamente al convento, fu consacrata alla Vergine delle Grazie, di cui troviamo, sull'altare maggiore, il simulacro. In seguito alla legge per la soppressione degli Ordini Religiosi, emanata da Gioacchino Murat il 7 agosto 1809, fu chiuso nel 1810 e riaperto nel 1817 col ritorno dei Borboni a Napoli. Fu chiuso di nuovo nel 1867 per una seconda legge di soppressione degli Ordini Religiosi del 7 luglio 1866, riaperto nel 1880 dal P.Mariano da S.Nicandro Garganico. Il convento di Serracapriola riprende, a fine secolo e ad inizio del 1900, la sua funzione di luogo di formazione, che era stata una sua prerogativa preminente anche nel passato. Nel corso degli anni la chiesa è stata ristrutturata e modificata più volte nei suoi arredi sacri: nel 1893 fu costruita a nord l'ala che comprende la cantina, la loggia e la biblioteca. Nel 1941 fu sostituito l'altare di legno con uno di marmo di Gennaro Limatola di Foria. Il pittore Amedeo Trivisonno di Campobasso, coadiuvato dal pittore serrano Nicola Bucci, decora ed affresca la chiesa. Nel 1991-1997 fusmontato l'altare maggiore del Limatola e addossato alla parete terminale della chiesa. Il presbiterio venne pavimentato con granito e rinnovato il tamburo. Vengono eliminate le mense degli altari laterali per creare spazio. Il 1° settembre 1999, il convento cessa la sua attività parrocchiale e viene trasformato in Casa di Accoglienza.
CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI
Fu costruita contemporaneamente al convento con molta semplicità francescana, da modesti costruttori. La sua volta a botte si gira in due punti che portano archi non affatto simmetrici.
Ha due Cappelle a sinistra di chi entra. Nella prima è la statua del Redentore, bizantina, nella seconda il quadro della Vergine di Pompei; a destra vi sono due aItari, su quello più vicino alla porta vi è la statua di S. Antonio e sull'altro quella del Serafico.
Fu consacrata il 13 giugno 1703 e dedicata alla Vergine delle Grazie. Fin dalla sua origine questa Chiesa, come già abbiamo accennato, è stata priva di arte; una bellezza, una grandezza però ha sempre avuto, ed è il quadro miralcoloso della Vergine delle Grazie. Il lavoro è dipinto su tavola: l'Augusta Regina ha la fronte serena, pensosa, il volto amabile su cui si leggono infinite tenerezze materne, sulle sue ginocchia è seduto vezzoso il celeste Bambino, che Ella guarda con affetto sovrumano.
ABBAZIA DI SANT'AGATA
Dedicata a Sant'Agata martire, l'abbazia è situata al margine nord-est del territorio serrano. A Sant'Agata, oltre la chiesa, sorgevano una grande masseria e molte case per massari e lavoranti... L'abbazia era gestita secondo il tipo dell'azienda latifondistica, con un responsabile...,un gruppo dirigenziale,...alcune categorie di lavoratori..., e infine, una massa bracciantile per i lavori del quotidiano. Ad essi si aggiungevano fornai, fabbri, cuoiai e calzolai, che abitavano all'interno dell'edificio centrale.
L'assieme rendeva l'intero complesso autonomo e...basato com'era su una tenuta di nove miglia per tre, lo rendeva poco vulnerabile dalle carestie e dall'altalena dei prezzi del mercato. (Stanislao Ricci)
Le cose che restano dell'abbazia di Sant'Agata, oggi poco più di un rudere, sono la statua di cartapesta che si venerava nella chiesa omonima e un quadro a olio su tela, deteriorato, raffigurante il martirio subito dalla santa siciliana; oltre le foto d'epoca degli ultimi abitanti della contrada, scattate negli anni trenta.
CHIESA DI SAN MERCURIO
La Chiesa di S. Mercurio fu ricostruita nel 1630, nello stesso posto dove era quella che per essere quasi distrutta dal terremoto fu demolita: fu consacrata da Monsignor Tria il 18 novembre 1728. Anch'essa è a tre navate, di ordine toscano e di tanta perfezione, afferma Tria, che in tutta la diocesi non ve ne è una eguale. Più ampia e lunga di S. Maria ha di molto pregevole il Capo Altare,che dicono essere in oro zecchino. Prima esso era immediatamente dietro all'altare maggiore, poi fu situato a ridosso della parete ultima del coro dove attualmente trovasi. Nel 1998 è stato restaurato ed ora è l'incanto di tutta la chiesa.
Nella Chiesa riunivasi una volta la Confraternita del Sacramento, che vestiva sacchi bianchi e mozzetta rossa: il Priore era eletto dai confratelli laici e secolari. S. Mercurio è il vero protettore di Serracapriola, ma non ha troppi fedeli ed ammiratori: anche la Chiesa, benché più ampia e più bella, non è molto frequentata, forse per la sua posizione un po' fuori mano.
CHIESA DI SANTA MARIA
La Chiesa è costruita a tre navate, di cui quella di mezzo è più vasta: in fondo a questa vi è l'altare maggiore, dietro ad esso il coro e in alto il quadro della Madonna. Dentro il Coro è seppellito Monsignor Giovanni Battista Quaranta Vescovo di Larino, qui morto il 2' settembre 1685. Vi era anche Monsignor Geronimo Velo di Vicenza pure Vescovo di Larino, e di cui nel registro dei defunti che va dal 1600 al 1643 - il più antico dell'archivio parrocchiale si legge che morì nel 21 novembre 1611 "e il suo corpo fu efferato nella Chiesa di S. Maria e poi fu trasferito alla sepoltura della Chiesa Cattedrale di Larino".
CHIESA DI SANT'ANNA
Con il nome di Sant'Anna si distingue dai serrani "il fiero terremto" che la sera del 26 luglio1805, "circa le ore tre", colpì violentemente la città. Nella ricorrenza, "ad un'ora di notte", le due campanelle di S.Anna, dal loro agile campanile a vela, lanciano rintocchi "a morte". Ricordano e tramandano così alle nuove generazioni, "l'avvenimento doloroso di quella giornata" che la locale collettività definisce "segnalata", cioè nefasta. Nell'ambito della chiesa è eretta la "Congregazione di Gesù, Maria e Sacra Famiglia" i cui "fratelli", una volta numerosi, indossano sacchi bianchi e mozzette di "drappo broccato celeste, con galloni dorati". È di proporzioni contenute e di essenziale semplicità.
Il suo interno, a navata unica,è dominato da un armonico altare maggiore al quale fanno corona altri quattro laterali dedicati a Sant'Anna (21 maggio 1841), a Sant'Antonio da Padova, alla Madonna di Pompei ed a San Gioacchino da Nazareth. Nella chiesa campeggia un organo "di legno indorato infisso al muro, con due mandici ed a nove registri". È conservato discretamente, ma è muto d'armonie.
CHIESA DI SANT'ANNA
Con il nome di Sant'Anna si distingue dai serrani "il fiero terremto" che la sera del 26 luglio1805, "circa le ore tre", colpì violentemente la città. Nella ricorrenza, "ad un'ora di notte", le due campanelle di S.Anna, dal loro agile campanile a vela, lanciano rintocchi "a morte". Ricordano e tramandano così alle nuove generazioni, "l'avvenimento doloroso di quella giornata" che la locale collettività definisce "segnalata", cioè nefasta. Nell'ambito della chiesa è eretta la "Congregazione di Gesù, Maria e Sacra Famiglia" i cui "fratelli", una volta numerosi, indossano sacchi bianchi e mozzette di "drappo broccato celeste, con galloni dorati". È di proporzioni contenute e di essenziale semplicità.Il suo interno, a navata unica,è dominato da un armonico altare maggiore al quale fanno corona altri quattro laterali dedicati a Sant'Anna (21 maggio 1841), a Sant'Antonio da Padova, alla Madonna di Pompei ed a San Gioacchino da Nazareth.