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Il “DOC” (Disturbo Ossessivo-Compulsivo) è caratterizzato dalla presenza di pensieri, immagini o impulsi molto ricorrenti, intrusivi e persistenti (Ossessioni) che provocano ansia e sofferenza, e/o da comportamenti ripetitivi e stereotipati (Compulsioni), che la persona si sente costretta a compiere per allontanare l’ansia e la paura causata dall’ossessione.
La maggioranza delle persone affette da questo disturbo presenta sia ossessioni che compulsioni (80% dei casi), anche se alcune volte possono essere presenti solo ossessioni o solo compulsioni (20% dei casi).
Le Ossessioni e le Compulsioni possono riguardare varie tematiche, ad esempio:
CONTAMINAZIONE: la paura correlata ad improbabili contagi e contaminazioni (paura dello sporco, dei germi, di contrarre una malattia, ecc.), attiva una serie di rituali di lavaggio, pulizia e sterilizzazione.
CONTROLLO (dubbio): il soggetto al fine di prevenire o porre rimedio a gravi incidenti e disgrazie, controlla continuamente di aver chiuso le porte, le finestre, le portiere della macchina, il rubinetto del gas e dell’acqua, la saracinesca del garage, di aver spento i fornelli e gli elettrodomestici, le luci nelle stanze, i fari della macchina, ecc.
AGGRESSIVITA’: la paura di aggredire o far del male a qualcuno, di perdere il controllo, di bestemmiare, di compiere azioni blasfeme, di offendere persone care provoca compulsioni del tipo: recitare per un certo numero di volte delle preghiere, contare più volte da 0 a 10, ripetere formule e/o frasi, pensieri positivi, numeri fortunati, ecc.
ORDINE E SIMMETRIA: il soggetto ha la necessità che oggetti quali libri, fogli, penne, dvd, cd, abiti nell’armadio, piatti, pentole, ecc., siano perfettamente allineati, simmetrici ed ordinati secondo una ben precisa sequenza.
Di questo disturbo, fortemente disabilitante, ne soffre il 3% circa della popolazione occidentale.
Oggi il trattamento più efficace contro il DOC è la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (oltre l’80% dei casi vengono risolti con successo). Il Terapeuta, dopo una serie di sedute di preparazione psicologica del paziente, utilizza la tecnica conosciuta come “Esposizione con prevenzione della risposta” (E/RP) che consiste nel far esporre il paziente agli oggetti o agli stimoli che innescano il comportamento ripetitivo senza però lasciargli portare a termine la compulsione associata. Quello che accade è che “magicamente” (in realtà il frutto di tutta la preparazione precedente) il paziente si accorge che quegli stimoli che prima “doveva” gestire con i rituali, ora non sono più causa di ansie e paure.
La terapia di seconda scelta per il DOC sono gli SSRI (psicofarmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) che però riescono a ridurre i sintomi soltanto nel 20 – 40 % dei casi. Combinando gli SSRI con la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale le probabilità di successo aumentano ulteriormente.
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo comporta una significativa perdita di tempo (diverse ore al giorno) ed interferisce, quindi, con il normale funzionamento sociale e lavorativo. Il DOC è stato considerato fra le 10 patologie (sia fisiche che psichiatriche) più disabilitanti. Quindi… se ne soffri, ti conviene chiedere aiuto… con fiducia!!

P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza, scrivete direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al: 340.2351130.

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Come è stata ampiamente dimostrata l’efficacia dei vaccini nella lotta contro molte malattie infettive, così ormai sono tantissime le ricerche che dimostrano l’utilità di rafforzare le “difese psichiche” per prevenire e combattere depressione, ansia e stress ed anche per aumentare la durata della vita stessa. La disciplina che si occupa di tutto questo è la Psicologia Positiva. Quella della psicologia positiva (Seligman, 2000) può essere considerata una vera e propria rivoluzione nel campo della psicologia. Se in passato, infatti, l’attenzione di noi Psicologi era focalizzata principalmente su malattia e disturbi mentali, ora l’interesse viene rivolto anche allo star bene, alla realizzazione di sé, delle proprie aspettative e alla ottimizzazione delle risorse personali e professionali.

La logica su cui si fonda la psicologia positiva è molto semplice: se è possibile capire le cause che rendono  infelici le persone aiutandole ad essere meno infelici, allora è possibile anche capire che cosa rende felici le persone felici e studiare le tecniche e i comportamenti per rendere felici le persone che stanno già bene. La psicologia positiva studia i modelli teorici e i meccanismi che favoriscono il benessere soggettivo e la felicità.

L’obiettivo della psicologia positiva è quello di identificare le risorse e i punti di forza di una persona per stimolarne le capacità e permettere un pieno sviluppo della personalità. Questo permette di prevenire i disturbi emotivi e si accompagna ad una migliore salute fisica.

Gli insegnamenti della psicologia positiva si rifanno ai “14 principi base della felicità”, ovvero:

1) Tenersi occupati e più attivi
2) Spendere più tempo nella socializzazione
3) Essere produttivi in un lavoro significativo
4) Essere meglio organizzati e pianificare le cose
5) Bloccare le preoccupazioni
6) Abbassare le aspettative e le aspirazioni
7) Sviluppare un pensiero ottimistico e positivo
8) Essere orientati sul presente
9) Lavorare su una personalità sana
10) Sviluppare una personalità estroversa e socievole
11) Essere se stessi
12) Eliminare problemi e sentimenti negativi
13) Le relazioni intime sono il numero uno delle sorgenti di felicità
14) Mettere la felicità come la priorità più importante.

ESERCIZIO PRATICO:

Ogni sera, per i prossimi 30 giorni, scrivi (o pensa) tre cose che stanno andando bene nella tua vita. Cerca anche di indicare la causa di questi aspetti positivi. Poi pensa a tutti i lati piacevoli del tuo carattere, della tua personalità, le tue risorse interiori, le capacità che possiedi. Decidi, ogni giorno, di utilizzare queste tue risorse positive. Fallo da oggi stesso!!!

Ricorda sempre che è la tua psicologia, il modo in cui sfrutti le potenzialità del tuo cervello, l’atteggiamento mentale che hai di fronte alle situazioni che determina il tuo successo. Tutto funziona secondo la legge di causa ed effetto: noi, il nostro atteggiamento e le nostre azioni siamo la causa; i risultati sono l’effetto. Ad un buon atteggiamento mentale corrisponde un buon risultato e viceversa. Tutto quello che riceviamo dalla vita dipende in gran parte dal nostro atteggiamento mentale. Perciò, segui questi principi, fai l’esercizio che ti ho proposto e presto incomincerai a diventare più ottimista, felice, sano, brillante ed influente nella società. Le ricerche ci dicono che si può imparare a diventare ottimisti pensando esattamente come gli ottimisti. L’ottimismo s’impara esattamente come il pessimismo.

P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza  inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it

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Le esperienze positive vissute nella prima infanzia agiscono da fattore protettivo e permettono una crescita sana dal punto di vista psicologico. Il bambino che gode di sicurezza affettiva sviluppa fiducia in se stesso e nell’ambiente che lo circonda, il che rafforza la cosiddetta “resilienza”, la capacità psichica di resistere agli eventi negativi e stressanti. Oltre ai genitori, questo supporto psicologico preziosissimo viene offerto dalla figura dei Nonni.
Tra Nonni e Nipoti generalmente si sviluppa una relazione unica e speciale dove i primi trasmettono alle generazioni successive quel senso di prezioso affetto che aiuta a crescere e a confrontarsi con la vita e i secondi regalano in cambio allegria e conferma del valore e dell’importanza rivestita dai loro tanto amati nonni.
L’intensità del legame che unisce nonni e nipoti nasce da una grande complicità, fatta di comprensione e tolleranza e a volte anche da una ricerca di mediazione rispetto al compito educativo dei genitori. In questo rapporto, tendenzialmente i nonni sono coloro i quali a volte possono rompere delle piccole regole e concedere ai più piccoli dei vizi, che il ruolo educativo ed autorevole di mamma e papà spesso non può consentire. I nonni sono anche coloro i quali danno sostegno ai propri nipoti nei loro momenti di difficoltà; dispensano consigli; esprimono la loro approvazione ed il loro orgoglio rispetto ai risultati scolastici raggiunti; sono dei costanti punti di riferimento con i quali potersi confrontare; danno sicurezza per la loro saggezza legata alle esperienze di vita vissute.
Una recente ricerca su 600 bambini ha evidenziato come la figura del nonno venga percepita molto favorevolmente da parte dei nipoti: nell’87% dei casi i nonni sono stati descritti come “molto importanti”, “amorevoli”, “generosi” e “simpatici”. Soltanto un piccola percentuale di bambini faceva riferimento ad interessi materiali (paghette, soldi, regali). Questa ricerca dimostra, quindi,  che per i bambini conta soprattutto che i nonni stiano vicini a loro, che abbiano sempre orecchie per ascoltarli, che siano amorevoli, tolleranti e spiritosi.  
Il cosiddetto “Nonno competente” – dal latino competere, essere capace di qualcosa, è quel nonno che si mostra sensibile e aperto in quanti più ambiti importanti per la formazione della personalità del nipote. Tra questi figurano le seguenti dimensioni: sensoriale (farsi le coccole, azzuffarsi per gioco, ecc…), motoria (fare attività fisica insieme, organizzare gite, ecc…), emotiva (dare conforto, lodare, ecc…), comunicativa (affrontare le preoccupazioni e i problemi) e cognitiva (trasmettere conoscenze e valori).
È ovvio che l'amore dei nonni ed il rapporto speciale con i nipoti non potranno mai minacciare l'attaccamento del bambino verso i genitori che rimangono sempre le figure di riferimento più importanti a prescindere da tutto. I nonni possono essere più permissivi o autoritari dei genitori, ma se questi ultimi svolgono il loro ruolo nel modo dovuto il bambino capisce subito che con i genitori valgono certe regole e con i nonni altre.
In definitiva voglio ribadire con fermezza, quindi, che la presenza dei nonni nella vita di un bambino è un’importante risorsa per la sua crescita ed il suo sviluppo emotivo, affettivo e relazionale. Diventa fondamentale (indispensabile oserei dire) cercare di fare di tutto perchè i bambini abbiano un rapporto profondo con i propri nonni.

 

Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza scrivete direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

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Molte persone provano costantemente a smettere di fumare nel corso della loro vita, magari riescono a non fumare per un periodo di tempo più o meno prolungato, ma poi per un motivo o per un altro ci ricascano nuovamente: tutta colpa della dipendenza. Il tabagismo è considerato, infatti, dal punto di vista medico-psicologico, una tossicodipendenza al pari delle altre. Come tutte le tossicodipendenze, per uscirne definitivamente non basta convincersi razionalmente che quel comportamento è sbagliato (ad es. il fumo fa male, provoca il tumore, porta alla morte, ecc…, tutte informazioni che il fumatore conosce perfettamente, sono scritte anche sul pacchetto) ma è necessario convincere anche la parte più profonda e inconsapevole del nostro cervello che ci spinge a fumare nonostante tutto.

Come si sviluppa la dipendenza?

Delle oltre 3000 sostanze contenute in una sigaretta, almeno 30 sono altamente cancerogene. Ma c’è una sola sostanza in grado di provocare dipendenza: la nicotina. Dopo aver inspirato il fumo, la nicotina finisce nei polmoni e quindi nel circolo sanguigno. Di lì a pochi secondi raggiunge il cervello (precisamente il Nucleo Accumbens) che come risposta produce dopamina (il neurotrasmettitore che provoca la sensazione di piacere) che a sua volta fa scattare la trappola: la dipendenza. Ma… partiamo dal presupposto che il nostro organismo non ha assolutamente bisogno della nicotina né per rilassarsi, né per regalarsi un momento di piacere (ricorda che la maggior parte delle persone non fuma e se la passa bene comunque). L’errore che fanno tutti i fumatori è credere infatti che la sigaretta abbia un potere calmante. Niente di più sbagliato, anzi le sostanze che la compongono aumentano la pressione sanguigna e ostruiscono le arterie, rendendo il passaggio del sangue più difficoltoso. Non a caso, il fumo è una delle cause principali di ictus e infarti. Ma la dipendenza non è solo dalle sostanze contenute nella sigaretta ma è anche di tipo mentale-psicologico. La dipendenza mentale è la più difficile da combattere: quella fisica si supera dopo un paio di settimane che non si fuma più e già dopo le prime 48 ore si può affermare che il peggio sia passato. Al contrario, se la mente ha acquisito rituali e convinzioni per cui non si vede la reale necessità di smettere, sarà più difficile riuscirci.

Alcuni suggerimenti pratici per smettere di fumare

Smettere di fumare è una decisione che può scaturire solo da noi stessi e che niente e nessuno può imporci dall'esterno. Metti in pratica i seguenti consigli e comincerai a rendere il fumo una nota stonata.

1. Fuma in modo consapevole
Mentre fumi resta concentrato sulle sensazioni piacevoli o spiacevoli che sperimenti. Ti capiterà, molto probabilmente, di spegnere o di lasciare a metà la sigaretta che hai acceso. Quest'esercizio serve a spezzare l'automatismo, a renderti consapevole del fatto che fumare non è poi così piacevole, a ridurre drasticamente il numero di sigarette fumate in un giorno (provare per credere!).

2. Non vivere la disassuefazione come una punizione
Dopo aver deciso di smettere, cerca di concentrarti sui vantaggi che sperimenterai molto presto: più energie a disposizione, recupero della prestazione fisica, alito pulito, aria buona in casa, risparmio economico, sensazione di libertà e di padronanza...Trova tutte le buone motivazioni e poi fai il seguente esercizio ad occhi chiusi: immagina una situazione bella e positiva che vorresti vivere dopo aver smesso di fumare, ad esempio riuscire a correre senza fiatone o poterti mettere a tavola e assaporare cibi e profumi, soffermati sulle sensazioni piacevoli... e amplificale. Fai questo esercizio tutte le volte  che ti senti sconfitto dalla sigaretta e condannato alla dipendenza.

3. Smetti ora!
È fondamentale ricordare che non esiste un periodo “più giusto” di altri per smettere di fumare. E’ inutile aspettare che si creino “le condizioni favorevoli” per tollerare l’astinenza perché queste condizioni sono illusorie. Il momento giusto è subito. Curiosità: sapevi che i fumatori muoiono in media 10 anni prima dei non fumatori? Per chi vuole togliersi il vizio vale una sola regola: prima si smette, meglio è. Chi abbandona la sigaretta prima dei 35 anni, infatti, ha una speranza di vita pressochè immutata rispetto a chi non ha mai fumato!

Da chi farsi aiutare?

Moltissimi studi indicano che le maggiori possibilità di successo sono offerte dalla combinazione di farmaci, psicoterapia cognitivo-comportamentale e ipnosi. L'ipnosi, in particolar modo, ha un potente effetto sulle abitudini sbagliate (come appunto fumare) e favorisce il cambiamento dei comportamenti grazie all'utilizzo dello stato mentale chiamato trance ipnotica. La trance ipnotica rende meno attiva la parte cosciente e razionale della mente. I condizionamenti e le abitudini, così, perdono forza. In questa condizione, le suggestioni (frasi, immagini, metafore, idee) comunicate dall’Ipnoterapeuta sono in grado di raggiungere la mente ad un livello più profondo: l'inconscio. Soltanto se il cambiamento avviene in profondità sarà facile mantenerlo nel tempo, anche per sempre!.


P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza, scrivete direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it

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Ciò su cui concentriamo la nostra attenzione (Focus) diventa la nostra realtà e determina in buona parte i nostri stati d’animo e i risultati che otteniamo.

In Psicologia, la tecnica del focus consiste nel focalizzarsi su un fatto positivo per rendere praticamente inesistenti le cose negative. Per spiegarti meglio ti faccio un esempio. Se sei un alunno o lo sei stato, ti ricorderai sicuramente quando tornavi da scuola con un bel voto. Un bell’otto in matematica totalmente inaspettato. Ed eri felicissimo. Non esisteva niente se non quel voto. Insomma, qualunque altra cosa fosse successa quel giorno, di positiva o negativa, non ti importava assolutamente. Avevi preso quel voto ed era già una giornata fantastica. Eri assolutamente focalizzato su questo risultato. Focalizzandosi su una cosa positiva si rende tutto nel contempo più positivo.
Molte persone, invece, fanno esattamente il contrario: si focalizzano costantemente su cose negative rendendo tutta la loro esistenza molto più brutta di quanto lo sia in realtà (come accade nella depressione). Per quanto tutto ciò che ti circonda possa essere buono e positivo, infatti, puoi sempre trovare qualcosa che non rispecchia le tue aspettative e focalizzare la tua attenzione su ciò che non va nella vita è il modo migliore per essere infelici. La maggior parte delle persone focalizza la propria attenzione su ciò che non può in nessun modo né influenzare né ancor meno controllare, anziché su ciò che può invece determinare. Molti vivono orientati al futuro (spesso foriero di preoccupazioni) o al passato (generando rimpianti, rimorsi e tristezza), anziché vivere nel presente, nel “qui e ora”.
Le persone di successo sanno controllare il proprio focus. Noi abbiamo il potere di decidere su cosa focalizzarci e quindi abbiamo la possibilità di cambiare stato d’animo in ogni momento.
Come? Attraverso uno strumento facile e immediato: le domande.
Le domande che ti fai determinano ciò su cui ti focalizzi, su cui orienti la tua attenzione e sono il modo più semplice che abbiamo a disposizione per spostare il nostro focus o quello di qualcun altro. Se ci poniamo delle domande depotenzianti, il nostro cervello troverà delle risposte depotenzianti; viceversa se ci poniamo delle domande potenzianti otterremo risposte potenzianti che ci faranno star bene creando dentro di noi uno stato d’animo produttivo.
In genere, di fronte ad una difficoltà o ad un problema da risolvere le domande che iniziano con “come” sono molto più produttive delle domande che iniziano con “perché”, le quali tendono a non fornire risposte costruttive, al contrario delle prime, che ci stimolano a pensare alle soluzioni, muovendoci nella direzione del “posso farlo!”

Ecco alcuni buoni esempi di domande potenzianti:

- “Come posso dare il mio meglio in questa situazione?”
- “Come posso raggiungere il mio obiettivo?”
- “Come posso migliorare questo?”
- “Come posso migliorare me stesso?”
- “Come posso comunicare al meglio con questa persona?”

Saper porre a se stessi domande costruttive, soprattutto nei momenti difficili, è un’abilità davvero in grado di fare la differenza nella qualità della nostra vita.
Se riesci anche nei momenti più difficili a pensare a ciò che di bello c’è nella tua vita (e non perdere la lucidità) potrai vivere in pace con te stesso e avere la lucidità e la forza per affrontare quei momenti.

 

Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza scrivete direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

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