Condividi con

FacebookMySpaceTwitterGoogle BookmarksLinkedinPinterest

Chi c'è online

Abbiamo 351 visitatori e nessun utente online

ciaNella sede dell’organizzazione Annamaria Fallucchi, Carla Giuliano, Giandiego Gatta e Gisella Naturale
Sede CUN grano a Foggia, questione rifiuti e sicurezza, le spine della nuova Politica Agricola Comunitaria
Strapotere di GDO e parte industriale, impoverimento delle imprese agricole, i danni da fauna selvatica

FOGGIA La filiera del grano duro e la questione ancora ‘appesa’ della CUN (Commissione Unica Nazionale) a Foggia; la necessità di alcuni aggiustamenti per la nuova PAC; lo stato generale di tutti i settori dell’agricoltura di Capitanata e la necessità di misure e riforme per aiutare i produttori in questo momento di crisi e rilanciare tutto il comparto. Sono questi i temi al centro dell’incontro di ieri, lunedì 7 novembre 2002, tra i vertici provinciali di CIA Agricoltori Italiani Capitanata e i parlamentari foggiani che hanno risposto all’invito al confronto formulato nei giorni scorsi dall’organizzazione sindacale agricola. Nella sede di CIA Capitanata, in via Piave, erano presenti la senatrice Annamaria Fallucchi (Fratelli d’Italia), la deputata Carla Giuliano (Movimento 5 Stelle), il deputato Giandiego Gatta (Forza Italia) e la senatrice Gisella Naturale (Movimento 5 Stelle). “La risposta dei parlamentari foggiani al nostro invito è stata molto positiva”, ha dichiarato Angelo Miano, presidente di CIA Capitanata. “Gli altri parlamentari della provincia non hanno potuto partecipare per impegni già assunti. Agli esponenti foggiani di Camera e Senato abbiamo illustrato la situazione di difficoltà e le esigenze di rilancio di tutti i settori dell’agricoltura dauna”. Un invito a collaborare nell’interesse di un comparto che, nel Foggiano, rappresenta uno dei principali motori di sviluppo economico e occupazionale. Il rincaro della bolletta energetica e il rialzo dei costi per gasolio e materie prime stanno mettendo in gravissime difficoltà centinaia di aziende agricole, zootecniche, florovivaistiche e agrituristiche. A questo tipo di criticità, si aggiunge l’annosa questione dello squilibrio di forze tra chi impone valori al ribasso per le produzioni agricole (GDO e parte industriale) e i produttori agricoli che vedono sempre più erodere la redditività delle loro colture, anche quelle che rappresentano vere e proprie eccellenze. “Ai parlamentari del territorio abbiamo chiesto di adoperarsi per favorire l’attuazione di una serie di misure e di riforme che sostengano realmente, e in modo più efficace e concreto, un rilancio dell’agricoltura come primo asse di sviluppo per la Capitanata e per l’intera regione”. Le questioni su cui intervenire sono molte: il lavoro e la manodopera in agricoltura, la pressione fiscale e la zavorra di una burocrazia inefficiente, l’accessibilità del credito e del sistema assicurativo, le opere per il fabbisogno irriguo, il dramma della criminalità che taglieggia, terrorizza e deruba gli agricoltori, l’emergenza dei rifiuti sversati dalle mafie nelle campagne, senza dimenticare il problema dei danni da fauna selvatica.
“Ai parlamentari foggiani, oltre alla piattaforma CIA di proposte per l’agricoltura, sono stati consegnati due documenti”, ha aggiunto Nicola Cantatore, direttore di CIA Capitanata. “Nel primo, che riguarda la filiera cerealicola, chiediamo alcune cose precise: la quotazione della semola realizzata esclusivamente con grano duro italiano; l’avvio immediato della programmazione a suo tempo prevista con “Granaio d’Italia”; che la quotazione del grano duro dovrà essere ‘franco arrivo al mulino’; e, infine, che la fase sperimentale della CUN lasci il posto alla definitiva istituzione della sede a Foggia”. Il secondo documento, invece, è incentrato su aspetti tecnici della PAC, la nuova Politica Agricola Comunitaria, che suscitano più di una perplessità e sui quali il Parlamento italiano è chiamato a farsi sentire nel rapporto con l’Europa. A questo proposito: CIA chiede di tornare al sistema delle rotazioni triennali per i terreni coltivati; ritiene che i vincoli europei per incrementare la biodiversità siano un freno inutile per l’Italia, ‘regina’ mondiale della biodiversità; giudicati eccessivi, non graduali e nel breve e medio periodo dannosi per la produttività anche i nuovi limiti imposti all’uso dei fitofarmaci. Un intero paragrafo, poi, è dedicato alla “condizionalità sociale” e alle norme che, anziché operare una semplificazione per le aziende, aumentano rischi e impegni che già gravano sulle stesse.