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sciopero

Visto il susseguirsi di voci e notizie, spesso non rispondenti alla realtà dei fatti, riteniamo utile spiegare ai media e a tutta la POPOLAZIONE di Stornara ciò che sta avvenendo nel nostro paese e che vede nell’Amministrazione Comunale delle posizioni inspiegabili, strumentali ed una chiusura alla democrazia partecipata anche se spesso è decantata.

A Stornara da anni esiste l'insediamento di una comunità di persone di etnia Rumena (da molti definiti erroneamente Rom), questo insediamento, ma meglio definirlo bidonville, è ubicato in un terreno PUBBLICO di proprietà dell’ERSAP (ente regionale pugliese) ed è sito nei pressi del Cimitero Comunale, questo ghetto tristemente noto negli ultimi anni per la morte di due bambini, evento che ha acceso i riflettori su una condizione ai limiti della vivibilità che esisteva da anni.

Recentemente, senza nessun coinvolgimento, né degli occupanti del campo né tantomeno degli agricoltori e manco a pensarlo della cittadinanza, l’Amministrazione ha deciso di Autorità di spostare questi esseri umani in Contrada Visciolo, nel fondo di proprietà di una Soc. Agricola.

Va aggiunto e precisato che ad oggi non vi è un contratto di locazione tra il Comune e questa Società, bensì un’atto d’urgenza, violando il diritto di proprietà privata, con il quale l’Amministrazione ha deciso di collocare lì il campo per una durata di 18 mesi, con la previsione di una ingentissima spesa che presumibilmente sarà a carico della cittadinanza con l’incremento della tassazione comunale. Ad oggi il Comune ha a disposizione solo 150 dei circa 416 mila euro previsti per la sola realizzazione del campo, Stornara va ricordato che per incuria amministrativa non partecipa al PNRR e quindi non riceverà i fondi per il superamento dei ghetti; va anche detto che oltre al ghetto dei ROM intorno al paese esistono altri 3 ghetti di varie etnie, per circa mille persone, e se consideriamo che i residenti sono circa 6.000, incidono per circa il 20%.

Da subito, come comitato, abbiamo anteposto ai nostri interessi produttivi quello delle persone che dovranno vivere in quel campo, che pensate un po' dista quattro chilometri dal paese (rispetto all’attuale che dista pochissimo) con strade di collegamento non illuminate; da subito abbiamo sottolineato i pericoli di questa scelta per la percorrenza a piedi nelle ore notturne; abbiamo anche posto che così facendo queste persone si ghettizzano ulteriormente precludendo ogni possibilità di integrazione sociale con la nostra popolazione; abbiamo inoltre sottolineato l’assenza di collegamenti con mezzi pubblici e la presenza di rischi per la loro incolumità, essendoci nelle vicinanze invasi d’acqua artificiali (vasconi) e impianti fotovoltaici con alta tensione elettrica.

Da subito abbiamo allertato le Autorità competenti (Prefettura, Regione e Governo) e ci siamo resi disponibili a dare una mano per la risoluzione del problema suggerendo proposte e opzioni, abbiamo proposto luoghi alternativi vicini al paese, abbiamo proposto l’utilizzo delle case sfitte, ed abbiamo suffragato le nostre proposte con pareri di tecnici specializzati che con encomiabile spirito di abnegazione hanno manifestato la propria collaborazione totalmente gratuita nel solo interesse dei migranti e del nostro paese.

Ma nonostante tutti i tentativi e le nostre buone volontà, che consistevano anche nel dare risposte occupazionali ai migranti, i nostri Amministratori si sono chiusi nelle loro stanze, sulle loro posizioni e si sono sottratti ad ogni forma di confronto senza spiegare alla popolazione: dopo 18 mesi cosa succederà a queste persone? Chi garantirà la sicurezza di queste persone? Quali saranno i percorsi di inclusione? Chi pagherà la differenza economica? Cosa ne sarà delle coltivazioni biologiche presenti in zona? Cosa muove questa scelta? Perché non vengono prese in considerazione le proposte alternative?
Abbiamo tanti interrogativi ai quali sarebbe bene che chi governa il nostro paese sia disponibile a chiarire.

Ci siamo resi disponibili ad ogni confronto con ogni Istituzione, Prefettura compresa, speriamo che qualcuno decida di ascoltare e colga questa Nostra disponibilità a dare una mano ad un tema così delicato, chiediamo partecipazione e coinvolgimento, rispettiamo le persone migranti e vogliamo che alle stesse siano riconosciuti i diritti di cittadinanza e di inclusione sociale, puntando a creare una collettività armonica e solidale.

Marco Di Meo Portavoce comitato agricoltori